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ADRIANO STORY - Cuore e cervello alla regia

Publie le domenica 13 novembre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Televisione Storia

di PIERO VIVARELLI

Molti sono rimasti stupefatti della perfetta regia di Celentano, il quale peraltro è stato talmente modesto e abile da farsi coadiuvare da un autentico autore della regia televisiva come Paolo Beldì. L’ex Molleggiato ha inventato con straripante successo un nuovo modo di far televisione. Qualcuno si domanderà com’è successo e, magari, quando ha cominciato. Qui le nostre storie ancora una volta si intrecciano. Molti pensano che Adriano abbia debuttato alla regia con Yuppie Du. Neanche per sogno. Tutto è cominciato nel 1964 con il film Super rapina a Milano. Lo so bene io che lo produssi insieme con Giancarlo Marchetti, anche se buona parte del finanziamento venne proprio dal Clan. Adriano voleva farlo in cinemascope e a colori. Noi produttori acconsentimmo al cinemascope ma ci parve che a colori venisse a costare troppo.

Alla sua prima uscita il film non incassò molto. Poi un accorto nuovo distributore lo comprò, lo fece virare (ovvero in un certo senso colorare) e lo rimise in commercio: risultato 700 milioni di lire di fatturato. Sin da allora Adriano aveva avuto ragione. Pensavo che praticamente l’avrei girato io, data la sua inesperienza. Il set era a Palestrina, vicino Roma, e quasi tutti noi finita la lavorazione tornavamo a casa. Lui no. Se ne stava in un alberghetto palestrinese con tutto il Clan. Un fine settimana, però, chiese alla segretaria di edizione di rimanere con lui per farsi spiegare alcuni accorgimenti tecnici (entrate, uscite, attacchi e via discorrendo).

La settimana successiva giravamo in esterni. Lui doveva uscire da un bar dove, manco a dirlo, si era fermato a chiacchierare. Poiché passando il tempo si era spostata la luce, io feci muovere di circa 20 centimetri la macchina da presa. Quando finalmente potei dare l’azione lui uscì dal bar e diede subito lo stop. Come potevo permettermi di modificare, sia pur di poco, l’inquadratura senza averlo detto prima a lui che era ufficialmente il regista? Al momento mi arrabbiai molto e me ne andai. In seguito, naturalmente, facemmo pace anzi, addirittura, scrissi le parole dell’ultima canzone che ho fatto con lui (L’angelo custode). Oggi riconosco che il torto era mio. Questo dimostra che quando Adriano si impegna in un progetto ci mette veramente cuore e cervello. Quel cuore e cervello che certo non hanno tutti i suoi detrattori.

Di affermazioni strane su Celentano negli ultimi tempi ne abbiamo sentite molte, come la settimana scorsa, in un Porta a porta condotto da un sempre più livido Vespa, una livida Elisabetta Gardini ha addirittura detto che un artista non dovrebbe fare politica. Si è un po’ morsicata da sola perché lei, prima di essere la portavoce di Forza Italia era un’attrice oltre che bella anche bravina. Per loro fortuna i nemici di RockPolitik erano più deboli di loro: sono arrivati a dire, mentendo clamorosamente, che in nessun paese occidentale c’è mai stato un programma così antigovernativo. Consiglio loro di guardarsi quotidianamente su Raisat Extra il David Letterman show e il Jay Leno show in confronto ai quali RockPolitik è uno zuccherino. Niente paura, sono programmi sottotitolati. Sempre che l’incredibile leghista sappia l’italiano e gli altri non siano stati accecati dall’ira contro il più bello spettacolo che abbia mai fatto la televisione italiana.

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