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Vittorio Agnoletto : Il liberismo vince anche a sinistra. Chiedo un esame di coscienza

Publie le giovedì 22 dicembre 2005 par Open-Publishing

Dazibao Forum Sociale Economia-Budget Internazionale Vittorio Agnoletto

Quattro anni dopo Porto Alegre a Hong Kong il movimento ha perso

di Vittorio Agnoletto*

Al vertice dell’Organizzazione mondiale del commercio ha vinto l’egoismo del nord del mondo, delle multinazionali statunitensi ed europee.

Ma soprattutto abbiamo perso noi. I sindacati che non sono riusciti a spiegare che le masse povere dei contadini e dei lavoratori del sud del mondo non sono gli avversari degli agricoltori e dei lavoratori europei; i nostri movimenti, poiché non abbiamo saputo trasformare la forza accumulata nei social forum di Porto Alegre, di Mumbay, di Firenze nella capacità di organizzare vertenze mondiali sui temi quali la difesa dei beni comuni come l’acqua e la terra, l’accesso ai servizi pubblici come diritti; hanno perso i partiti di sinistra che non hanno saputo, ammesso che vi credano, spiegare ai propri elettori che il destino del pianeta è uno solo e che se oggi è il sud del mondo a pagare il prezzo più alto di questo modello di sviluppo, presto arriverà anche il nostro turno.

Abbiamo sperato che il governo Lula in Brasile potesse essere una garanzia per tutti i disperati della terra. Di fronte alle pressioni Usa il Brasile ha vacillato, il G20 (l’alleanza di alcuni Paesi in via di sviluppo contro le politiche liberiste) è rimasto poco più che un simulacro, e il Brasile apre alle politiche liberiste lasciando al proprio destino i Paesi più poveri.

Si possono vincere tante elezioni in tanti Paesi, ma è difficile che quelle vittorie possano modificare realmente in profondità la vita della gente, con e per la quale ci battiamo se veniamo sconfitti così duramente alla conferenza del Wto.
Possiamo e dobbiamo continuare ad indicare con precisione i reponsabili di questo nuovo massacro sociale, ma dobbiamo fare dentro di noi un profondo esame di coscienza per quello che non siamo stati capaci di fare e di spiegare.

Sarebbe già un passo avanti se questa consapevolezza fosse di casa nelle stanze delle segreterie dei partiti di sinistra, in Europa e nel mondo.
Ma l’impressione è che nell’emisfero nord del Pianeta, sopratutto in Europa, il liberismo abbia conquistato molto seguaci a sinistra, anche se tanti non lo riconoscono ancora (ufficialmente).

Se la bozza di accordo presentata al vertice dell’Organizzazione mondiale del commercio sarà approvata non è retorica affermare che continueranno ad aumentare le distanze tra i più ricchi e i più poveri e la condizione di quest’ultimi peggioreranno sempre più.

Abbiamo perso quella che, in questi giorni, era diventata la principale battaglia materiale e simbolica di tutti i Paesi in via di sviluppo e dei movimenti di tutto il mondo: il taglio in tempi brevissimi dei sussidi all’esportazione per i prodotti agricoli e per il cotone.

Dietro questi freddi numeri ogni giorno si consuma una nuova pagina della tragedia africana fatta di fame e povertà.

I Paesi in via di sviluppo sono costretti ad aprire i loro mercati ai prodotti industriali del nord, dovendo abbattere i loro dazi doganali: una competizione impari che distruggerà ulteriormente quella poca industria fino ad ora cresciuta in Africa e nelle ragioni povere dell’Asia.

Gli aiuti allo Sviluppo non sono confermati attraverso cifre precise e nemmeno viene precisato se si tratta di aiuti veri o di prestiti: uno specchietto per le allodole che si rivela in tutta la sua falsità.

Viene avviato il mercato dei servizi: educazione, servizi sociali e sanitari saranno sempre meno diritti e sempre più merci disponibili per chi potrà acquistarli. Anche l’acqua diventerà merce e nel prossimo futuro il suo mercato farà concorrenza a quello del petrolio.

*europarlamentare della Sinistra europea

Liberazione, 20/12/2005