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La lezione ecologista del cyber-Pinocchio

Publie le mercoledì 11 gennaio 2006 par Open-Publishing

Dazibao Cinema-video - foto

di Pasquale Colizzi

Che sia colpa delle secche provocate da mancanza di ispirazione o delle pressioni dei produttori che vogliono rischiare il meno possibile fino al paradosso di riproporre il già visto e sentito, Pinocchio (e che dire di King Kong?) rappresenta un topos cinematografico ineludibile, specie per chi si confronta con il cinema per bambini. La favola di Collodi assomma un mix insuperato di buoni sentimenti, avventura, magia, lezioni di vita e trovate eccezionali. La filmografia dedicata al burattino è per questo lunga e variegata. Di recente ci aveva provato a rappresentarla Roberto Benigni con grande profusione di effetti speciali per un risultato calligrafico e patinato, al contrario del più verista Le avventire di Pinocchio di Luigi Comencini (1972), per molti il più riuscito esempio di trasposizione ma sul piccolo schermo (e tempi narrativi dilatati).

Se però a cimentarsi con il classico italiano è il regista canadese Daniel Robichaud (con l’apporto della scrittura creativa di Claude Scasso), già supervisiore degli effetti speciali in film roboanti come Titanic, Terminator 2 - 3D, Apollo 13, Quinto Elemento, allora il famoso burattino di legno diventa un robottino in 3D che come l’originale spera di diventare un bambino vero. Messi da parte carta e matite della famosa versione Disney (1940), P3K-Pinocchio 3000 ci trasporta in un quarto millennio molto retrò-futuristico: la storia mantiene i crismi della parabola istruttiva ma viene riletta in un contesto cyborg dove umani e macchine vivono fianco a fianco. Il figlio di Geppetto, grande inventore della “vecchia scuola” e non più semplice falegname, e “figliastro” della fata buona, nasce puro e sprovveduto, non potendo un microchip infondergli la capacità di discernere tra bene e male. Così Pinocchio dovrà fare le sue esperienze, conoscere il vero volto del potere che arriverà a manipolarlo per il proprio tornaconto. Serviranno a poco i consigli della zio pinguino Spencer (una sorta di Grillo parlante) che dispensa proverbi alla rovescia e della fatina olografica Cyberina, nella versione italiana doppiata da una Platinette che con molta ironia accentua i toni del suo vocione ambiguo. Nella versione originale invece la voce è di Whoopi Goldberg e tutto sommatto sembra che gli aiutori le abbiano tagliato il ruolo addosso: per la prima volta la fata è di colore e con i dread e le sue battute sono al limite del sarcasmo.

La battaglia si gioca tutta contro Scamboli (nell’originale doppiato da Malcolm McDowell, l’Alex di Arancia meccanica), il cinico sindaco di Scamboville simbolo della doppiezza: i suoi progetti di dominio sono nascosti dietro apparenti concessioni alla popolazione. Scomparsi il Gatto e la Volpe, i tirapiedi del primo cittadino si chiamano Cab e Rodo, due robot che invece di far paura riescono solo a combinare guai. Dalla sua parte il cyber-burattino avrà anche Marlene, la diletta figlia “in carne e ossa” del sindaco, e insieme arriveranno a fermare una politica anti-ambientalista che punta alla distruzione di cio che di umano rimane in una realtà dominata dalle macchine.

La coproduzione di Canada Francia e Spagna ha già vinto il Goya Award come miglior film di animazione. Ma vince soprattutto la confezione sul contenuto: per i bambini sarà uno spettacolo divertente e al limite istruttivo, pazienza allora se la narrazione risulta un po’ zoppicante. A considerarlo nel complesso, P3K della parabola collodiana conserva ben poco, anzi. La vie percorse dal cyber burattino sono altre rispetto all’antenato ottocentesco e non poteva essere altrimenti: qui si combatte una battaglia ecologista, lì ancora ci si confrontava con le lusinghe della ricchezza materiale rispetto all’amore paterno. Per questo l’impressione è che il nome sia stato mutuato come semplice traino, dell’omaggio all’originale resta ben poco. Del resto, stando alla relativa "ristrettezza" di budget rispetto ad omologhi di animazione digitale, P3K doveva riuscire a ritagliarsi uno spazio sugli schermi natalizi in mezzo a vacanzieri in trasferta a Miami e il ritorno in forze del gorillone.

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