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RILASCIATA! Lettera di Cindy Sheehan

Publie le giovedì 2 febbraio 2006 par Open-Publishing
2 commenti

Dazibao Movimenti Guerre-Conflitti USA

di Cindy Sheehan traduzione di Stephanie Westbrook e Andrea Spila

Cari amici,
come già saprete, la sera di martedì sono stata arrestata poco prima dell’inizio del discorso annuale del presidente sullo stato dell’Unione.

Sono senza parole e furibonda per quello che è successo, oltre che piena di dolore per quello che abbiamo perso nel nostro paese.
Ci sono state menzogne da parte della polizia e distorsioni da parte della stampa. (Sorpresa!) Desidero quindi raccontarvi quello che è realmente successo.

Nel pomeriggio, durante l’incontro "The People’s State of the Union Address" a Washington D.C. dove mi accompagnavano i deputati Lynn Woolsey e John Conyers, Ann Wright, Malik Rahim e John Cavanagh, la Woolsey mi ha consegnato un biglietto per assistere al discorso di Bush quella sera. In quel momento indossavo una maglietta con la scritta: "2245 morti. Quanti altri ancora?"

Dopo la conferenza stampa del People’s State of the Union, mi sono chiesta se volevo realmente recarmi ad ascoltare il discorso di Bush al Campidoglio, perché l’idea non mi piaceva. Sapevo che George Bush avrebbe detto delle cose che mi avrebbero ferita e mi avrebbero irritata e sapevo che non potevo interropere il discorso perché Lynn Woolsey mi aveva dato il biglietto e non volevo mancarle di rispetto. Avevo infatti già dato il biglietto a John Bruhns che fa parte di Iraq Veterans Against the War. L’ufficio stampa di Woolsey aveva però già contattato i media e tutti sapevano della mia presenza, mi sono quindi fatta coraggio e sono andata.

Mi sono fatta ridare il biglietto da John Bruhns e mi sono incontrata con un rappresentante dello staff del deputato Barbara Lee nel Longworth Congressional Office Building e ci siamo recati al Campidoglio tramite i passaggi sotterranei. Ho superato due controlli di sicurezza.

Il mio biglietto era per la quinta galleria, prima fila, quarto posto. La persona che mi avrebbe arrestato pochi minuti dopo, mi ha aiutato a trovare il mio posto.

Mi ero appena seduta e sentivo caldo dopo aver fatto tre piani di scale a piedi ed ho quindi aperto la felpa. Mi sono girata verso la destra mentre me la toglievo e lo stesso poliziotto ha visto la maglietta e ha gridato "Manifestante!" È venuto di corsa, mi ha trascinato via dal mio posto e violentemente (tenendomi le mani dietro le spalle) mi ha spinto su per le scale. Gli ho detto qualcosa come: "Sto andando, perché questi modi così violenti?" A proposito, il suo nome è Mike Weight.

Il poliziotto correva con me verso l’ascensore gridando a tutti "lasciate passare". Quando siamo arrivati all’ascensore, mi ha messo le manette e mi ha portato fuori per aspettare l’arrivo della polizia. Uscendo dal palazzo qualcuno ha detto, "Quella è Cindy Sheehan". E allora il poliziotto mi ha detto di fare attenzione ai gradini. Ho risposto: "Non era così preoccupato prima, mentre mi trascinava su per le scale". Al che ha risposto: "Perché stava manifestando". Incredibile, mi trascinano fuori dalla Camera, la nostra Camera, perché "manifestavo".

Nessuno mi aveva detto che non potevo portare quella maglietta alla Camera. Nessuno mi ha chiesto di toglierla né di chiudere la giacca. Se me l’avessero chiesto, l’avrei fatto, e dopo avrei scritto sulla soppressione del mio diritto di espressione. Sono stata immediatemente e violentemente (ho i lividi per dimostrarlo) portata via e arrestata per "condotta illegale".

Dopo avermi catalogato gli effetti personali e preso le impronte digitali, è arrivato un sergente simpatico che ha visto la mia maglietta, commentando: "2245 eh? Io sono appena tornato dall’Iraq".

Gli ho spiegato che avevo perso mio figlio in Iraq. In quel momento, l’enormità di tutto quello che avevo perso mi ha colpito. Ho perso mio figlio. Ho perso il mio diritto di espressione, garantito dal Primo emendamento. Ho perso il paese che amavo. Che fine ha fatto la mia America? Mi sono messa a piangere dal dolore.
Per quale motivo è morto mio figlio Casey? Per quale motivo sono morti gli altri 2244 coraggiosi soldati americani? Per quale motivo decine di migliaia di loro sono ancora lì? Per questo? Non posso neanche indossare una maglietta che riporta il numero di soldati uccisi da George Bush e le sue politiche arroganti e ignoranti.

Indossavo la maglietta per fare una dichiarazione. La stampa sapeva che sarei stata presente e ho pensato che ogni tanto mi
avrebbe ripresa con la maglietta. Non l’ho indossata con l’idea di interrompere il discorso, altrimenti avrei aspettato e aperto la giacca durante il discorso di Bush. Se avessi saputo quello che succede a persone che indossano magliette che mettono i neoconservatori a disagio, che sarei stata arrestata, forse l’avrei pure fatto, ma non l’ho fatto.

Girano tante storie fantasiose su quello che è successo.
Ho incaricato degli avvocati di preparare una battaglia legale sulla questione della libertà d’espressione. E farò causa. È ora di riprendere le nostre libertà e il nostro paese.

Non voglio vivere in un paese che proibisce a qualunque persona, che abbia pagato o meno il prezzo più alto per quel paese, di indossare, dire, scrivere o comunicare al telefono qualsiasi dichiarazione critica sul governo. È per questo che intendo
riprendere le mie libertà. Per questo non permetterò a Bushco di portare via altro né da me né da voi.

Ringrazio i 200 manifestanti che sono venuti al carcere mentre ero detenuta per esprimere il loro sostegno... abbiamo tanto potenziale per fare del bene... c’è molto di positivo in tanta gente.

Dopo quattro ore di detenzione in due diversi carceri, sono stata rilasciata. Di nuovo vi dico che sono talmente sconvolta e arrabbiata che non riesco neanche a pensare.
Continuate a lottare...vi prometto che sarò con voi.
Con affetto e speranze di pace,

Cindy


Chiedo scusa a chi l’ha già ricevuta, ma credo valga la pena leggere le parole di Cindy Sheehan Ciao Doriana

Messaggi

  • DELIRIO DI BUSH
    a cura di Paolo De Gregorio – 2 febbraio 2006

    Bush ieri: il destino dell’America è quello di guidare il mondo e di diffondere la democrazia.
    Agire in disprezzo dell’Onu, armare dittatori, bombardare, fabbricare false prove per muovere guerre, attuare embarghi, avere 800 basi militari fuori dal proprio territorio nazionale, possedere il più grande arsenale atomico e missilistico del mondo, avere l’unico esercito al mondo capace di portare un attacco in qualunque punto del pianeta, organizzare rapimenti in paesi sovrani ed avere una base (più basi) per torturare i propri nemici, sono dunque gli strumenti della” democrazia”?
    Se aggiungiamo che le elezioni politiche negli Usa sono una farsa in cui emergono solo i candidati pagati dalle lobby economiche o spinti da integralisti religiosi, e che l’America è il paese più indebitato del mondo e il più esposto ad una crisi di grandi proporzioni, non capiamo tanto bene quale sia il fascino della “democrazia da esportazione” e soprattutto non capiamo, molto prosaicamente, la convenienza ad essere alleati di un paese che ci vuole solo trascinare nella sua crisi, nelle sue avventure e nella sua strategia di rimanere unico arbitro economico, politico,militare.
    Visto che, qui in Italia, anche la sinistra, Bertinotti compreso, afferma che l’America è un paese democratico e si lasciano senza voce e peso le persone che pensano il contrario, e visto che quasi tutti hanno il portafoglio al posto della coscienza, vorrei almeno allarmare le persone, il più ampiamente possibile, quanto sia pericoloso per le nostre tasche continuare a seguire il trio Usa, Inghilterra, Israele per la loro strada.
    Vi è, infatti, nel mondo l’emergere di economie quali quella cinese, russa, indiana, brasiliana, di scala così grande e di tecnologia avanzata che conquistano spazi, mercati, con una tale velocità e prospettiva che l’ottimismo per il futuro riguarda più la parte geo-politica che va dalla Russia fino alla Cina, passando per l’India, che non i paesi del G8 che sembrano decisamente ridimensionati e pessimisti.
    Bisogna anche ricordare che gli Usa subiscono una forte concorrenza giapponese, che è culminata pochissimo tempo fa con la chiusura di decine di stabilimenti della Ford e della General Motors, con la conquista da parte della Toyota del titolo di primo produttore negli Usa (con proprie fabbriche).
    La principale conseguenza dell’emergere di nuovi poli economici è stato l’aumento vertiginoso della domanda di petrolio e il suo conseguente rialzo fino agli attuali 70 dollari/barile.
    E proprio dal rapporto dollaro-petrolio verrà la crisi per gli Usa e i suoi stretti alleati. Finora infatti tutti gli acquisti di petrolio venivano fatti in dollari e le banche centrali di tutto il mondo erano obbligate a creare riserve di dollari per fare fronte ai pagamenti, facendo così del dollaro e del petrolio gli arbitri assoluti dell’economia internazionale e permettendo agli Usa di fare facili manovre per scaricare il proprio indebitamento su tutte le economie legandole a sé.
    L’entrata in campo dell’EURO, come nuova moneta globale di peso internazionale, espressione di un’economia pari a quella Usa, ha piano, piano spostato i rapporti di forza e molti dollari sono stati convertiti in euro, indebolendo il dollaro e rendendolo molto meno attraente per gli investitori, e alcuni paesi produttori di petrolio hanno infranto il tabù chiedendo pagamenti in euro.
     Nell’ottobre del 2000 Saddam Hussein annunciò che il petrolio iracheno sarebbe stato venduto in euro anzichè in dollari. (molti pensano che il vero motivo dell’aggressione all’Irak sia questo)
     Nel 2002 dopo un discorso di Bush sull’”asse del male” che comprendeva l’Iran, quest’ultimo ha prontamente convertito gran parte delle sue riserve di moneta in euro ed è di questi giorni la notizia che in Iran si parla di costituire una borsa internazionale del petrolio in euro. (queste notizie non sono state riportate dai media nordamericani ed europei)
     Per il tentativo di destabilizzare Chavez in Venezuela, Bush è stato ripagato con la decisione di questo paese di cambiare in euro le sue riserve bancarie e di quotare il suo petrolio in euro. (Ci fa immenso piacere sapere che il presidente Chavez dà gratis forniture di petrolio a Cuba in cambio di squadre di medici cubani per portare il servizio sanitario nei paesi più impervi e poveri del Venezuela. Ciò ci commuove e ci scalda il cuore ed è ciò che noi intendiamo come “libero scambio” e massimo esempio di civiltà, mentre si commenta da sé il rifiuto Usa ad utilizzare i 1.000 medici offerti da Cuba per soccorrere New Orleans)
     In Cina la Banca centrale ha deciso di diversificare il proprio portafoglio acquistando euro e altre monete, mentre le riserve in dollari accumulate nel suo interscambio commerciale con gli Usa, consentirebbero alla Cina, se decidesse di convertirle in altre monete, di decretare la chiusura dell’America per bancarotta.
     Se si verificasse in Medio Oriente un evento tipo la caduta della corrotta dinastia regnante saudita e il possibile ritiro delle migliaia di miliardi di petrodollari dalle economie Usa e del Regno Unito, evento quanto mai possibile, il destino del dollaro sarebbe segnato.
    Detto chiaro e tondo, l’Europa senza la palla al piede dell’Inghilterra, avrebbe tutto da guadagnare nel percorrere una politica autonoma, con un euro forte e quindi con una bolletta petrolifera più economica, e attraverso una politica di pace e di rispetto per i paesi produttori, avere un ritorno straordinario in termini di interscambio.
    E’ su questa strategia che si deve fondare una nuova unità europea, non già quella burocratica dei 25, ma sarebbe sufficiente che Francia, Germania e Spagna conducessero una svolta in questo senso, spiegando agli europei che i loro interessi economici e quelli della pace sono questi e non le aggressioni al mondo arabo guidate da Bush, Blair e Berlusconi che rischiano di alimentare un odio inestinguibile che finirà solo in guerre e terrorismi infiniti.
    Screditiamo l’America e il dollaro come meritano, allarmiamo le persone sui pericoli gravissimi a cui ci espone la politica Usa, usando solo argomenti e fatti veri per un mondo multipolare e senza Imperi. Noi desideriamo che l’America diventi un paese che fonda il suo benessere sulle sue capacità industriali, scientifiche, agricole, e rinunci per sempre alla pretesa di guidare il mondo minacciandolo con i suoi eserciti.
    E se l’America sapesse solo farsi due conti da ragioniere, i 207 miliardi di dollari spesi per la campagna in Irak, sommati ai 500 miliardi di dollari che ogni anno spende per i suoi eserciti, se fossero stati spesi per produrre ed installare la già collaudata energia fotovoltaica avrebbero affrancato gli Usa dalla dipendenza del petrolio mediorientale, che poi è solo del 20% del totale del suo fabbisogno.
    E la salute della Terra e degli uomini che sono lì a morire sarebbe molto migliore.
    Paolo De Gregorio