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Halabja, Falluja e la morale dell’Occidente

Publie le giovedì 2 febbraio 2006 par Open-Publishing

Dazibao Guerre-Conflitti Storia medio-oriente

di Ghali Hassan traduzione di Carlo Remino

Sono entrambe in Iraq. Entrambe condividono una storia di distruzione e atrocità commesse da invasori stranieri. Fallujah e Halabja sono gli epitomi di distorsioni, distruzioni e crimini di guerra inutili. Il 16 marzo 1988 la città di Halabja nella parte nord occidentale dell’Iraq fu bombardata con proiettili d’artiglieria contenenti un gas velenoso, che provocò la morte di molti civili. Essi vennero uccisi da un gas a base di cianuro, come è risultato dalle analisi mediche compiute sui loro corpi. Il governo iraniano sfruttò quest’atrocità come strumento di propaganda contro l’Iraq. La stampa e le televisioni occidentali furono invitate dagli Iraniani a visitare la città da loro occupata e a fungere così da cassa di risonanza dell’evento e della loro causa. L’Iraq fu accusato di gasare il proprio popolo.

La storia inventata ad arte è usata tutt’oggi per giustificare le molte atrocità commesse dagli Stati Uniti e dai suoi alleati contro il popolo iracheno. Eppure non c’è una sola credibile evidenza che prova che le truppe irachene fossero a Halabja quel giorno, e che l’Iraq fosse responsabile degli attacchi chimici alla città. Le truppe irachene evacuarono la città pochi giorni prima degli attacchi degli Iraniani e della conseguente occupazione della città. Immediatamente dopo gli attacchi la Defence Intelligence Agency americana (Usdia) svolse un’ indagine e scrisse un rapporto classificato che dimostrava chiaramente che fu gas iraniano a uccidere i curdi, e non gas iracheno.

Infatti l’Iraq non ha mai prodotto gas a base di cianuro, noto come Cloruro Cianogeno (Cyanogens Chloride), o "agente del sangue". Gli studi hanno dimostrato che quell’ agente chimico fu usato esclusivamente dall’esercito iraniano nel corso della guerra, non da quello iracheno. Un altro rapporto preparato dallo Strategic Studies Institute dell’ Army War College statunitense rivelava che "la maggior parte delle vittime viste dai giornalisti e dagli altri osservatori che visitarono il luogo erano blu alle estremità dei loro arti. Questo significa che esse sono state uccise da una agente del sangue, probabilmente il cloruro cianogeno o il cianuro d’idrogeno (hydrogen cyanide). L’ Iraq non ha mai usato queste sostanze chimiche e inoltre mancava della capacità di produrle. Mentre gli Iraniani le avevano. Quindi sono stati gli Iraniani a uccidere i Curdi".

Il Professor Stephen Pelletiere, che è coautore del rapporto dell’ Army War College insieme con Douglas Johnson, scrisse sul New York Times del 31 Gennaio 2003, "Noi non possiamo dire con alcuna certezza che i Curdi sono stati uccisi da armi chimiche irachene". Pelletiere è stato capo analista politico della Cia sull’ Iraq durante la guerra Iran-lraq, e professore al Army War College dal 1988 al 2000. "Io sono nella posizione di sapere, perché ero a conoscenza, in qualità di capo analista politico della Cia sull’ Iraq durante la guerra Iran-Iraq e in seguito di professore al Army War College dal 1988 al 2000, della maggior parte del materiale classificato inerente il Golfo Persico che circolava a Washington. In aggiunta nel 1991 ho guidato uno studio dell’ esercito su come gli Iracheni avrebbero combattuto una guerra contro gli Stati Uniti; la versione classificata del rapporto analizzava in grande dettaglio il caso di Halabja", scrive il Professor Pelletiere.

Alla fine della guerra di otto anni fra Iran e Iraq dalla quale emerse "vittorioso" quest’ultimo, gli Stati Uniti e Israele decisero di distruggere Saddam e l’ esercito iracheno. Una nuova crisi doveva essere creata. Se l’Iraq doveva essere distrutto, il miglior punto di partenza era proprio Halabja. Questa fu la carta che l’ amministrazione statunitense giocò molto bene, dato che era abile a trattare coi media e il pubblico occidentali. La demonizzazione di Saddam incominciò quindi con Halabja. Dal giorno alla notte Saddam fu trasformato da "amico" dell’ Occidente a nemico numero uno. Halabja fu molto utile per la prima guerra degli Stati Uniti contro l’Iraq nel 1991, ed è rimasta tale anche per la seconda del 2003.

Prima della guerra contro l’Iraq del 2003, l ’amministrazione Bush e Tony Blair vedevano in Halabja un utile strumento di propaganda per demonizzare il regime di Saddam Hussein e ottenere l’ appoggio alle loro violazione della legge internazionale. Jeffrey Goldberg, un ex ufficiale dell’ esercito israeliano, fornì a George Bush e Tony Blair ciò di cui avevano bisogno. Goldberg, scrivendo sul The New Yorker, accusò Saddam di aver perpetrato un "olocausto" in Iraq. E la menzogna fu ripetuta allo scopo di trasformarla in "verità".
"Sin dalla guerra del Golfo del 1991 la demonizzazione di Saddam è diventata il leitmotiv della politica estera statunitense, e la sua responsabilità come assassino dei Curdi non è più stata messa in discussione. Per lo stesso motivo Halabja è diventata una Alamo dei diritti umani e di quelli dei gruppi curdi, che da allora l’ hanno usata per i loro spesso ammirevoli scopi", scrive Roger Trilling nel Village Voice. In un’intervista telefonica con Roger Trilling, Goldberg ha spiegato la ragione della sua presa di posizione. "Io non gli ho dato molto peso, perché non è stata presa in considerazione da tante persone che reputo esperte", egli ha detto. "Assai presto ho deciso di appoggiare l’opinione generale - di Human Rights Watch, Physicians for Human Rights, il Dipartimento di Stato, le Nazioni Unite, i vari gruppi curdi - che gli Iracheni fossero responsabili di quanto successo a Halabja. Allo stesso modo non diedi alcun credito alle smentite irachene". "Quest’ ultimo articolo di Goldberg è uno sgradevole esempio di acquiescenza (a Rumsfeld, Tenet e altri), senza neppure la minima pretesa di apparire come giornalismo indipendente.", scrive Alexander Cockburn di CounterPunch.org.

Le atrocità di Halabja sono abilmente usate per dividere la comunità arabo-curda dell’Iraq. I Curdi si sono dimostrati preziosi "amici" degli Stati Uniti nell’ occupazione dell’ Iraq. La maggior parte delle reclute del cosiddetto "esercito iracheno", che funge da carne da cannone per le forze occupanti, sono curdi della milizia peshmerga che combattono a fianco dei marines americani a Fallujah e a Mosul contro la Resistenza Irachena. Gli Iracheni li considerano collaboratori e traditori, e gli attriti fra i curdi iracheni e gli arabi si stanno acuendo.

Come la storia inventata ad arte dei soldati iracheni che in Kuwait toglievano i neonati dalle incubatrici, e che servì da pretesto per l’attacco all’Iraq del 1991, Halabja tornò nuovamente utile per giustificare l’attacco del 2003. Questa volta la storia non fu presa da Amnesty International, bensì dall’ organizzazione non governativa Human Rights Watch (Hrw) sponsorizzata dagli Stati Uniti, il cui compito è rilevare e denunciare gli abusi dei diritti umani compiuti al di fuori degli Stati Uniti, e più precisamente in quei paesi che non assecondano la politica estera statunitense. Hrw sostenne e accusò ripetutamente l’Iraq di commettere "genocidio" nei confronti dei Curdi. La guerra contro Saddam fu quindi venduta come "umanitaria" e "giusta".

Tuttavia il rapporto dell’ Us Army War College faceva notare che l’iprite usata dalle truppe irachene è una agente incapacitante la cui letalità è solo del 2%, e come tale non può avere ucciso le migliaia di persone la cui morte è stata accertata. Quindi il rapporto discredita completamente quanto sostenuto da Hrw. Secondo il Professor Pelletiere l’affermazione che Saddam avesse intrapreso una campagna sistematica di genocidio dei curdi iracheni è "una bufala, un non-evento". "Questa vicenda è estremamente problematica poiché non sono mai state rese disponibili le vittime dell’attacco chimico. La sola evidenza che fu usato il gas è nelle testimonianze dei testimoni oculari curdi che fuggirono in Turchia, raccolte da membri del senato americano. Noi mostrammo queste testimonianze a esperti militari che ci dissero che erano senza valore. I sintomi descritti dai curdi non rientrano negli effetti prodotti da sostanze chimiche note o loro combinazione", egli ha spiegato. Milton Viorst, che è stato per lungo tempo corrispondente dal Medio Oriente del The New Yorker, conferma le affermazioni di Pelletiere. [...]

Naturalmente le ragioni dell’attacco all’Iraq sono ovvie: il controllo delle vitali risorse della regione e l’appoggio all’aggressione attuata da Israele.

L’intera nazione dell’Iraq si è trasformata in Saddam, e la persona di Saddam si è trasformata nell’Iraq. Gli Iracheni sono le vittime, che si sono trovate "nel posto sbagliato nel momento sbagliato". Tutti stanno parlando di Saddam. Centinaia di migliaia di iracheni sono stati uccisi, ma non Saddam.

Con l’ eccezione di poche voci oneste levatesi in Occidente, nessuno si preoccupa della morte degli Iracheni. Noi aspettavamo disperatamente di udire una condanna delle atrocità commesse dagli Americani in Iraq, e in particolare a Fallujah, da parte di qualcuno di quei "moralisti" occidentali e americani che avevano condannato l’Iraq sotto il regime di Saddam, . Ma le atrocità di Fallujah hanno trovato solo silenzio in Occidente. "L’intera potenza dell’ arsenale di terrore in possesso dell’ America, inclusi gli F16, i C130, i carri Abrams e gli elicotteri Apache, è stata scatenata contro la città" scrive Mike Whitney. Una città di 300.000 abitanti è stata bombardata da ogni genere di bombe. Le illegali bombe al napalm, le bombe al fosforo e le bombe a frammentazione sganciate dagli aerei americani hanno ridotto la città in rovine. L’intera città è stata distrutta insieme coi suoi abitanti di sesso maschile di età compresa fra i 14 e i 60 anni. Più di 6.000 persone innocenti sono state uccise senza ragione. Corpi di donne e bambini sono rimasti per le strade e nelle moschee. L’ordine era di "colpire e uccidere qualunque cosa si muovesse".

Diversamente da Halabja, il genocidio di Fallujah è ignorato dalla "coscienza morale" degli Americani e degli Occidentali. Sono davvero poche le persone che in Occidente odono il lamento degli abitanti di Fallujah. La parola "pacificare" è un eufemismo comune per la distruzione e l’oltraggioso assassinio di civili innocenti compiuti dagli Stati Uniti. La "stampa libera" dei giornalisti e dei reporter occidentali si è guardata bene dall’essere laddove avrebbe potuto raccontare al mondo ciò che stava avvenendo a Fallujah. Essa è stata a casa come George Bush le aveva ordinato di fare. La cosiddetta "seconda superpotenza" si è dissolta giusto in tempo per l’inizio degli assassinii e delle distruzioni.

Diversamente dalla morte e dalla distruzione causata dall’ultimo tzunami nel sud-est asiatico, cui è seguita un’urgente richiesta di aggiornamenti e di immagini televisive, la morte di civili iracheni innocenti è sistematicamente ignorata. Il gratuito e poco impegnativo lamento per i disastri naturali contrapposto al totale silenzio sui disastri prodotti dagli Stati Uniti è un’autoindotta ipocrisia morale dell’Occidente.

Dall’inizio dell’invasione americana e dell’occupazione, la malnutrizione acuta dei bambini iracheni fra i sei mesi e cinque anni è raddoppiata. I morti sono ora più di 100.000, esclusi quelli di Fallujah - metà di essi sono donne e bambini. Agli Iracheni è stato negato il diritto di spostarsi liberamente nel loro stesso paese. Acqua pulita ed elettricità sono cose del passato. Gli Iracheni non sono solo testimoni delle torture e dell’assassinio dei loro connazionali a opera delle truppe americane, ma sono anche testimoni "del saccheggio del loro paese a opera della Halliburton e della Bechtel, delle organizzazioni non governative americane, dei missionari, dei mercenari e dei subappaltatori locali".

Il tribunale militare internazionale Norimberga stabilì il principio di portare i criminali nazisti di fronte alla giustizia, e concepì le definizioni di "crimini di guerra" e "crimini contro l’ umanità". La distruzione non provocata dell’Iraq e della società irachena rientrano in queste definizioni. I perpetratori di questi crimini contro il popolo iracheno dovrebbero essere portati di fronte alla giustizia in accordo con questo principio e con quello della legge internazionale.

da http://uruknet.info

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