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Chiudete Guantanamo !

Publie le martedì 7 febbraio 2006 par Open-Publishing
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Dazibao Guerre-Conflitti Prigione USA

di Giampaolo Cadalanu

"Chiudete Guantanamo": Amnesty International boccia senza appello il centro di detenzione statunitense che "condanna migliaia di persone di tutto il mondo a una vita di sofferenza, tormento e stigma", senza nemmeno le garanzie di legge.

Nei mesi scorsi centinaia di detenuti hanno fatto lo sciopero della fame, e le guardie li hanno alimentati con la forza, cosa che secondo Amnesty costituisce "un trattamento crudele, inumano e degradante".

Quello che Amnesty non dice è perché proprio "quel" lager va chiuso subito. Negli altri luoghi delle torture, da Bagram ad Abu Ghraib, sono state forse solo "mele marce" a sfogare i propri istinti sui prigionieri.

Ma nel carcere cubano la storia è diversa. Non ci sono "mele marce" a Guantanamo, ma obbedienti funzionari dell’Amministrazione, che mettono in pratica tecniche concordate e obbediscono ai regolamenti. L’orrore, insomma, è di Stato.

http://blog.repubblica.it/rblog/page/GCadalanu

Messaggi

  • La protesta nel rapporto di una commissione Onu indipendente

    I relatori chiedono anche processi presso un tribunale autonomo

    Le Nazioni Unite contro gli Usa
    "Chiudete subito Guantanamo"

    GINEVRA - Le proteste contro il carcere a giurisdizione americana di Guantanamo, in cui sono detenuti i sospettati di terrorismo, animano da molto tempo la società civile internazionale. Adesso a questo coro si è aggiunta anche la voce delle Nazioni Unite. Cinque esperti indipendenti della commissione Onu per i diritti umani hanno infatti chiesto oggi agli Stati Uniti "la chiusura immediata del centro di detenzione di Guantanamo Bay". Nel rapporto Onu i cinque relatori chiedono anche "di processare tutti i prigionieri davanti a un tribunale indipendente e competente o di rilasciarli". La versione finale del rapporto è stata pubblicata oggi a Ginevra dopo essere stata anticipata dalla stampa.

    I cinque relatori confermano le accuse contro gli Stati Uniti di "detenzione arbitraria" e di "tecniche di interrogatorio che, in particolare se usate in modo simultaneo, equivalgono a trattamenti degradanti". Nelle conclusioni della relazione si legge inoltre che "se in casi particolari, descritti in interviste, la vittima ha sperimentato grande dolore o sofferenza, questi atti equivalgono a tortura".

    Nel documento di 54 pagine gli autori affermano che anche "l’alimentazione forzata dei detenuti in sciopero della fame" così come "il ricorso eccessivo alla violenza" devono essere considerati come trattamenti "equivalenti alla tortura". Inoltre i relatori evidenziano anche che in numerose circostanze i detenuti sono stati vittime di violazioni del diritto della "libertà di religione o di fede".

    Gli esperti Onu chiedono quindi agli Stati Uniti un giusto processo dei prigionieri e la chiusura del centro di detenzione di Guantanamo. Fino ad allora, sottolineano i relatori, gli Usa devono "astenersi da ogni pratica equivalente a tortura, maltrattamenti, o punizioni crudeli, degradanti o inumane". In particolare le tecniche speciali di interrogatorio autorizzate dal Dipartimento della difesa dovrebbero essere revocate immediatamente". E ancora il rapporto esorta le autorità Usa a indagare sui casi di maltrattamenti o tortura e a giudicare i responsabili, istituendo un’indennità "adeguata e giusta" per tutte le vittime di tortura.

    I cinque relatori delle Nazioni Unite non hanno potuto recarsi personalmente nel centro di detenzione americano a Cuba. Le richieste di visitare la struttura si sono ripetute individualmente dal 2002, mentre dal 2004 gli esperti Onu hanno cominciato a chiedere in gruppo l’accesso. A tre di loro era stato concesso di accedere alla struttura per una visita, organizzata per la fine di ottobre 2005, ma i relatori hanno rinunciato a causa del rifiuto delle autorità statunitensi di farli parlare direttamente con i detenuti. Il timore degli esperti Onu era di trovarsi di fronte a una realtà preparata per l’occasione e molto distante dalla verità.

    Il rapporto è il frutto di sei mesi di lavoro. In questo periodo i relatori hanno dovuto raccogliere informazioni presso il governo statunitense, gli ex detenuti, gli avvocati dei prigionieri e le organizzazioni non governative. La relazione è destinata alla Commissione dei diritti umani che in primavera si riunirà per l’ultima volta in sessione annuale prima di essere sostituita dal nuovo Consiglio dell’Onu per i diritti umani.

    (16 febbraio 2006)

    www.repubblica.it