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"Pestalo, pestalo": in un video le brutalità degli inglesi su ragazzi iracheni

Publie le domenica 12 febbraio 2006 par Open-Publishing
1 commento

Dazibao Guerre-Conflitti Europa medio-oriente

Video -
Alternate video

di red

Il governo laburista di Tony Blair di nuovo nella bufera per il comportamento delle truppe britanniche in Iraq. Il ministero della Difesa ha disposto un’inchiesta urgente dopo che il popolare settimanale News of the World (che vende quasi nove milioni di copie) ha pubblicato alcuni fotogrammi di un filmato che riprende militari britannici mentre fermano giovani iracheni indifesi e li pestano a sangue. Il video della brutale bastonatura è anche disponibile sul sito internet dello stesso settimanale. Il ministero della Difesa ha dichiarato di essere a conoscenza del video e che la polizia militare sta indagando.

Secondo il settimanale il video è stato ripreso nell’estate del 2004 nel sud dell’Iraq (i britannici hanno la responsabilità della zona di Bassora, dove opera anche il contingente italiano) dopo che una caserma dell’esercito di Sua Maestà era stata fatta segno di una sassaiola da parte di dimostranti, Nel video si vedono dei militari uscire di cors, inseguire dei ragazzini e trascinarne tre dentro la caserma, dove vengono selvaggiamente picchiati con bastoni di legno e presi a calci, Uno dei ragazzi - che piangono e gridano “please, please” - viene anche colpito con un violento calcio sui testicoli. La scena è resa ancora più agghiacciante dalla voce del militare che riprende la scena da un tetto e sghignazza mentre i suoi compagni colpiscono i ragazzi. Sembra così eccitato l’operatore che ad un certo punto sembra quasi avere un orgasmo di fronte alla scena di puro e gratuito sadismo. Ad un certo punto in caserma entrano altr soldati, ma nessuno interviene per bloccare il pestaggio: passano tutti indifferenti, come se la cosa non li riguardasse.

Nel video si vedono anche dei soldati prendere a calci in faccia il cadavere di un iracheno.

«È spaventoso... ci creerà molti problemi in Iraq», ha detto il deputato laburista Jeremy Corbyn, «riproporrà i termini dell’intera questione, vale a dire che la presenza delle forze britanniche e statunitensi in Iraq è parte del problema, non della soluzione». Il governo dovrà dare spiegazioni «forti e tempestive», ha sottolineato Corbyn, «non si tratta di un pugno né di un caso isolato né di un centro di detenzione, ma di un gruppo di soldati che aggredisce in modo brutale individui». Gli ha fatto eco il collega laburista Stephen Pound: «La prima reazione è stata di orrore. Se il documento è autentico, non vi è dubbio che quei militari vanno congedati».

http://www.unita.it/index.asp?SEZIO...

Messaggi

  • LA DEMOCRAZIA E’ IN MARCIA!
    a cura di Paolo De Gregorio – 12 febbraio 2006

    Giungono confortanti notizie sull’”espandersi della democrazia”: la divisione Pianificazioni del Pentagono ha stanziato oltre un miliardo di dollari per migliorare 16 installazioni dal Medio Oriente all’Asia. Sono in corso lavori per ampliare basi Usa in Kuwait, Emirati, Qatar, Afghanistan: si allungano le piste, si ampliano zone di stazionamento, si accrescono i depositi creando una formidabile rete di supporto, che si integra con il dispositivo presente in Iraq, in caso di aggravamento della crisi con l’Iran.
    In Iraq invece si è deciso di costruire nel deserto, abbastanza lontano dalle città, nelle località di Mosul, Al Kut, Um Al Kasr, Rawah, dei forti o superbasi, estese decine di kilometri quadrati, completamente autosufficienti, per fornire tutto ciò che occorre a migliaia di soldati che resteranno per anni nella regione, pronti a far uscire colonne blindate ed elicotteri per sostenere l’esercito irakeno, a cui spetterà il lavoro sporco di repressione sul territorio.
    C’è da pensare che questi portatori sani di democrazia vogliono rimanere in queste zone abbastanza a lungo, visto che hanno previsto cinema, piscine, supermercati, fast food, saloni con Tv satellitari, campi di basket e di football, il tutto protetto da un perimetro di difesa con eleganti torrette, comode trincee, filo spinato firmato da Armani, sensori anti infiltrazione e quanto altro serve per dormire sonni tranquilli.
    Il dichiarato e accorato desiderio di Bush di lasciare tutto il potere agli irakeni e portar via le truppe sembra accantonato, il territorio irakeno comincia a far gola ai “dottor Stranamore” del Pentagono, che si divertono un mondo a piantare bandierine a stelle e strisce ovunque, 850 non gli bastano, e, quanto ad andarsene sono oltre 50 anni che sono in Corea, Giappone, Germania, ma dobbiamo convincerci che lo fanno per altruismo e poi sono tipi che si affezionano.
    Il desiderio, manifestato da Ahmadinejad, nel giorno del suo insediamento al potere in Iran, fu semplicemente quello di non avere alcun rapporto con gli Usa.
    Ma gli americani non possono esaudire questo desiderio. Essi sono terrorizzati dal grave pericolo di avere, tra 10 anni, a “soli 5.000 km” dalla loro patria, un paese che possiede qualche bomba nucleare, mentre, già ora, a pochi km dalla terra iraniana, incrociano sommergibili Usa, armati di missili nucleari, capaci di cancellare in pochi minuti l’Iran dalle carte geografiche.
    La “minaccia atomica iraniana” assomiglia troppo alle “armi di distruzione di massa” in mano a Saddam Hussein.
    La “democrazia” e il “libero mercato” di fronte al 50% di tutto il petrolio mondiale, da agnelli si fanno lupi.
    Paolo De Gregorio