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IL FIGLIO, UMANISTA, SCRIVE AL PADRE, RIFONDAROLO

Publie le lunedì 13 febbraio 2006 par Open-Publishing
1 commento

Dazibao Elezioni-Eletti

di Karl

Ciao babbo quando ho letto questa opinione ti ho molto pensato, e mi è venuta tanta curiosità di sapere cosa pensi a riguardo. Superando i formalismi e le lacune andando al contenuto, non sei d’accordo? A presto babbone, superstite di una genuina sinistra progressista e umanista. Sascha

"Non c’è una sostanziale differenza tra centrosinistra e
centrodestra. C’è un unico blocco di potere camuffato da due
schieramenti contrapposti funzionali al mantenimento dello stesso
sistema di potere. Votarne e sostenerne uno significherebbe sostenere il sistema. La vera opzione è la creazione di una forza progressista che si faccia carico di reilluminare la migliore storia della sinistra italiana e che sviluppi la sua azione creando "le condizioni che favoriscano l’inserimento di altre forze politiche progressiste, (...) formando con altre forze un "fronte" più ampio che riunisca tutti i fattori progressisti frammentati". Questa forza progressista dovrà, per forza di cose, passare per una fase di rottura, spaccando il centrosinistra.

1 - Mi rendo perfettamente conto che tutto sommato preferiremmo avere
Prodi e centrosinistra che altri 5 anni di centrodestra. Ma dovremmo
riflettere se veramente questa opzione ci mette al riparo
dall’avanzata neoliberista-neoneofascista. In che senso? I regimi
neoliberali hanno dimostrato, in Italia, che è grazie all’avvento dei
centrosinistri che è possibile far passare i primi strappetti di
riforme liberiste, perchè durante i governi centrosinistri i
sindacati tacciono e addormentano la protesta e le forze di base non
trovano più il loro naturale antagonista politico. In Italia abbiamo
avuto questi precedenti:

LAVORO

Il primo pacchetto di riforme che ha portato alla liberalizzione del
mercato del lavoro, all’introduzione dei contratti spazzatura,
all’abolizione di fatto delle ferie garantite dalla Costituzione
(contratti da settembre a giugno), alla creazione di figure precarie
maggiormante ricattabili e ha spianato la porta alla legge 30, è
avvenuto con il governo centrosinistro ad opera dell’allora ministro
del lavoro Tizano Treu.

GUERRE

L’Italia ripudia la guerra (art. 11) è un articolo che costringe per
fortuna l’Italia a non poter intervenire con il proprio esercito in
azioni di guerra o di supporto alla guerra, intendendo con questa
l’aggressione armata ad uno stato sovrano e concedendo l’uso del
proprio esercito soltanto in operazioni consentite dall’ONU e
ribattezzate operazioni di pace. Nel 1999 il governo D’Alema
sostenendo la guerra della NATO (che non può muovere guerra se non
perchè attaccato in uno dei suoi paesi membri) contro la Serbia, ha
di fatto creato un precedente per l’Italia (con una nazione vicina di
casa tra l’altro), di violazione della legalità nazionale e
internazionale, e di vergognoso tradimento degli elettori.

MIGRAZIONI

Senza sproloquiare troppo, la legge che ha permesso l’apertura dei
CPT dove si priva della libertà personale una persona non rea di
alcunchè (e tralascio quello che fanno nei CPT) l’hanno varata i due
fenomeni diessini TURCO & NAPOLITANO.

INFORMAZIONE

Lo strapotere di Berlusconi è direttamente legato al suo strapotere
mediatico. Perchè il centrosinistra non ha fatto una legge che
impedisca a chiunque di possedere mezzi di informazione e potere
politico nello stesso tempo? Perchè è complice. Probabilmente ci sono
ancora altre cose che magari dimentico e che possono essere aggiunte
a questa lista. Il gruppo dirigente di allora non si è dimesso. Gli
stessi si stanno presentando agli elettori con le medesime proposte.
Gli stessi si stanno proponendo come un’altenativa. Denunciarli mi
sembra un ennesimo obbligo morale.

2 - Stiamo assistendo ad una transizione storica importante. Stiamo
assistendo al passaggio da un regime neoliberale ad un regime
neoneofascista. Però questa transizione avviene al di là dei nomi
delle forza politiche. E qui mi riallaccio al punto - 1 -. La
transizione potrebbe essere portata avanti tranquillamente da chi si
sostiene "di sinistra" e non necessariamente dalla "destra"
tradizionale. E’ assolutamente ammissibile un pacchetto di riforme
varate dal centrosinistra che contengano le basi per l’esplosione di
fenomeni neoneofascisti tanto a livello istituzionale (es. pacchetto
Pisanu con solo 20 voti contrari) che sociale (es. Cofferati a
Bologna, la Bresso in Piemonte). Sostengo, in definitiva, che il
passaggio al "vero" fascismo, sia un processo che vada ben al di là
del colore e della finta ideologia di cui si dotano i politici per
meglio riuscire nella competizione elettorale.

Se veramente credessimo che la destra rappresenta l’arrivo del
neoneofascismo e la sinistra una sua ferma opposizione, dovremmo
coerentemente partecipare in una coalizione antifascista per
riportare il paese alla legalità (democrazia formale) e poi lottare
per un passaggio alla democrazia reale. Con il nostro sistema
elettorale dovremmo evitare di presentarci comunque da soli per non
indebolire lo schieramento di centrosinistra.... qualcosa non quadra.
Dovremmo non presentare il Partito Umanista per portare avanti le nostre idee...?
Ma non credo che questo sia il caso.

3 - Detto quanto sopra, è pur vero che nelle pieghe del centrosinistra si
nasconde una cultura genuinamente progressista e umanista (senza
saperlo) che non trova altra alternativa in un sistema bipolare che
nascondersi nel centrosinistra e portare avanti con enormi
frustrazioni e contraddizioni le proprie idee. Sono pochi ma noi
sappiamo che ci sono. Detto in altri termini, tutti abbiamo amici,
spesso buone persone, che si candidano nel centrosinistra e che, in
occasioni elettorali dove noi non siamo presenti, ci chiedono di
votarli e noi ci diciamo, che tuttosommato li possiamo votare.
Dobbiamo però considerare, a parer mio, due cose. 1. Votando queste
persone stiamo votando e legittimando il centrosinistra complice del
regime neoliberale. Insieme al nostro amico stiamo votando Prodi,
D’Alema e compagnia bella. 2. Non ci sono alternative a questo
sistema perchè questi amici continuano a dare le loro energie a
questo sistema. Questi buoni amici devono farsi coraggio e costruire
una reale alternativa insieme a noi. Nel Partito Umanista o nel Juntospodemos,
purchè si abbia il coraggio di costruire una valida opzione.
Per quello che riguarda la nostra presentazione alle elezioni
politiche direi che il nostro obiettivo è presentarci in zona
parcondicio per accelerare la creazione della forza progressista,
assente oggi in Italia. L’opportunità è ghiotta per la possibilità di
influenza e riferimento che genereremmo nel medio, per il traino di
visibilità che ci darebbe alle amministrative, per spaccare più
velocemente la finta sinistra, per potenziare il nostro radicamento.
Perciò sostengo con entusiasmo la proposta da fare al coordinamento
nazionale.

Un abbraccio a tutti LO"

IL PADRE, RIFONDAROLO, RISPONDE AL FIGLIO, UMANISTA

Caro figliuolo,

sono pienamente d’accordo con l’analisi sviluppata nel documento, ma non con la sintesi.
Del resto, le contraddizioni della politica del governo Prodi e seguenti, prima fra tutte la guerra in Yugoslavia, seconda la politica sul lavoro, terza quella sulla scuola, quarta quella sui media e tante altre ancora che sarebbe troppo facile ed anche troppo lungo elencare, fecero si’ che Rifondazione comunista - che aveva permesso la vittoria del centro-sinistra alle elezioni del 1996 mediante l’accordo di desistenza - gli togliesse il suo sostegno, attirandosi la collera dei benpensanti della sinistra moderata.

L’ipotesi che viene avanzata é suggestiva ed assomiglia molto a quella che io, insieme a molti altri, ho praticato per una decina d’anni, dalla fine degli anni 60 fino alla fine degli anni 70, quando il terrorismo "di sinistra" ed alcuni infiltrati del ministero degli interni - che si erano aggiunti ai servizi "segreti" nazionali ed esteri con il loro funebre codazzo di manovali fascisti (alcuni dei quali oggi al governo), gli stessi che avevano insanguinato l’Italia da Piazza Fontana alla strage di Bologna ed oltre - ci hanno tagliato le gambe e reso difficile la sopravvivenza di quanti, come me, non avevano una "chiesa" per proteggerli.
E’ stata la stagione dei collettivi, di quartiere, dei ferrovieri, di genitori ed insegnanti e dei consigli delle Case del popolo, per finire - ma non é finita - con i consigli dei delegati ed il movimento sindacale.
Ma, nel frattempo, i cadaveri sul campo di battaglia sono stati spogliati fino all’osso dalla "sinistra" rampante, che, con i vecchi volponi democristiani, oltre a depredare i morti con la complicità interessata dei "pentiti" e dei "dissociati" e di quella dei tanti, troppi voltagabbana, ha depredato l’Italia negli anni 80, portando il paese alla bancarotta all’inizio degli anni 90.
Il resto é storia recente, che tu conosci troppo bene, per averla vissuta in prima persona da militante, perché io abbia bisogno di ricapitolarla.

Da allora, mi sono sempre chiesto se il mio, il nostro errore non sia stato quello di fare troppa ideologia e troppo poca politica.
Già allora avevamo capito che i quadri dirigenti di quella che veniva detta "sinistra storica" erano stati in realtà riassorbiti dalla classe dominante, anzi ne rappresentavano la componente più intelligente e più dinamica.
Già allora, molto prima del crollo del muro di Berlino, avevamo capito (i Cinesi del tempo ci avevano molto aiutato) che l’Unione sovietica era diventato un paese socialfascista - socialista a parole e fascista nei fatti - (bastava guardare le facce dei suoi dirigenti, che passavano in rivista la sfilata del 1° maggio sulla Piazza Rossa, per capirlo, anzi per sentirlo) e, molto prima della guerra in Afghanistan dell’inizio degli anni 80, che l’Urss era ormai un paese socialimperialista, socialista a parole e imperialista nei fatti.

Ma le idee, per camminare, hanno bisogno di gambe. E noi - anche se la nuova sinistra contava centinaia di migliaia fra aderenti e simpatizzanti - non siamo riusciti a conquistare la gente che militava nei partiti della sinistra storica (il PCI aveva 2.000.000 di iscritti all’epoca e 1/3 dell’elettorato) anche se le nostre idee - la storia successiva lo ha ampiamente dimostrato - erano giuste. Perché? Forse abbiamo fatto troppo poca politica, abbiamo avuto paura di sporcarci le mani con le elezioni, con le istituzioni, con le alleanze, con i compromessi, timorosi di perderci.

Oggi, più di 10.000.000 di persone sono ancora iscritte alle grandi organizzazioni sindacali ed altri 10.000.000 (in parte le stesse) sono iscritte alla Lega delle cooperative, il 30% dell’elettorato vota per l’Ulivo, 1.300.000 sono iscritte all’ARCI, almeno il 10% della popolazione italiana é attiva nel volontariato.

Dalla seconda metà degli anni 90 é andato formandosi un nuovo movimento di dimensione planetaria, su problematiche "prepolitiche", ma estremamente attivo sulle questioni ambientali, di genere, della pace, dei migranti. Insieme ai vecchi temi della democrazia diretta, quella dei consigli, e di quella indiretta, quella borghese dei parlamenti, é emersa l’idea della democrazia partecipata: non più i vecchi consigli di quartiere, nati negli anni 50 a Bologna, con un potere meramente consultivo, ma nuovi organismi in grado, essendo dotati di bilanci propri, non solo di elaborare progetti ma di finanziarli senza passare per l’approvazione dei rappresentanti eletti, ormai lontani dai loro elettori, che non hanno nessuno strumento per controllare l’applicazione del programma che li ha fatti eleggere, a livello locale o nazionale che sia.

Si apre una prospettiva, dunque, per una sinistra antagonista, che ha capito che prendere il potere non é solo prendere d’assalto il Palazzo d’Inverno, ma é puramente e semplicemente il primo passo di una lunga marcia e, soprattutto, che per cambiare la società non ci si puo’ e non ci si deve servire degli stessi strumenti violenti e brutali o subdoli e truffaldini di chi la società l’ha dominata fino a ieri, perché, secondo questa nuova sinistra, il fine non giustifica i mezzi.

Si tratta di una sinistra di alternativa, che non si limita a predicare una società diversa per un domani più o meno lontano, in nome della quale sacrificare financo la libertà individuale e collettiva, ma che pratica l’obbiettivo che si pone qui ed ora, rendendo visibile il suo programma nei comportamenti concreti ed immediati di ognuno, capovolgendo la vecchia logica delle religioni che propongono si’ il paradiso, ma dopo la morte.

Una sinistra del nostro tempo, che ha capito che lo sviluppo non é sempre né necessariamente progresso, se non é compatibile con l’ambiente, e che a forza di mercificare tutto, anche l’aria, l’acqua e la terra, dopo aver fatto dell’uomo una merce, una catastrofe finirà per spazzar via tutto e tutti se non riusciamo a vincere, prima, la nostra battaglia di uomini che combattono la legge del capitalismo, che é, né più né meno, la legge della giungla.

Ma questa sinistra, come tutte le sinistre che l’hanno preceduta e tutte quelle che la seguiranno, come tu segui me e i tuoi figli seguiranno te, ha il compito di trasformare l’utopia in realtà e questo é possibile quando il progetto di trasformazione della società non resta patrimonio di una élite ma diventa convinzione di una maggioranza, di una grande maggioranza di cittadini coscienti della possibilità, anzi della necessità di questa trasformazione.
Rosa Luxemburg lo aveva capito, ed é per questo che i reazionari tedeschi l’hanno buttata in un canale con Karl Liebknecht per poter gettare le basi del nazismo, come i fascisti hanno dovuto sbattere Gramsci in galera fino alla sua morte per poter affermare il loro potere.

Per concludere (ma non é una conclusione, solo un passaggio minimo di una riflessione che dura da quando é nato il primo ribelle) penso che noi dobbiamo sostenere le nostre idee dove é la gente, a cominciare da coloro che hanno maturato degli elementi antagonistici rispetto al sistema dominante, nei luoghi in cui questi elementi antagonisti vengono praticati, stringere alleanze per progredire, fare compromessi "in avanti" per verificare, fra l’altro, la validità delle nostre idee, perché le idee giuste vengono dal popolo, e solo dal popolo (anche se, insieme a queste, ve ne sono tante altre, che sono sbagliate, e il nostro compito é proprio quello di capire quali sono giuste, per generalizzarle e farne patrimonio del più gran numero).

Cio’ detto, il problema resta aperto: quello che é certo é che il sostegno alla sinistra moderata per sconfiggere la destra non puo’ che essere risolto sul piano tattico e non puo’ in nessun caso rappresentare una strategia.
In questo momento, secondo me e secondo Rifondazione comunista, é indispensabile far cadere il governo di Berlusconi e dei fascisti dell’ex MSI e della Lega, sostenuto dall’oscurantismo clericale, per porre le basi di un passo avanti, a condizione di privilegiare il rapporto con i movimenti a quello con i partiti, con le classi popolari piuttosto che con le istituzioni.

La nostra é un’epoca simile a quella che, all’inizio del XIX secolo, si situava a cavallo fra un mondo, quello delle monarchie e dell’aristocrazia, della società contadina e dei mestieri artigianali ormai morto o agonizzante, e quello della borghesia, del capitalismo, della rivoluzione industriale, degli operai moderni ormai alle porte.

I vecchi valori sono ormai morti ma non siamo ancora in grado di contrapporre loro nuovi valori certi e condivisi e ci dibattiamo fra gli uni e gli altri, ma forse questo non é che la dinamica della vita e non é legato a nessuna epoca in particolare.

Grazie di aver chiesto la mia opinione, ne sono onorato e anche fiero.
Ti abbraccio

Parigi, 12 febbraio 2006

Karl di Bellaciao

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