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Forum Internazionale in Val di Susa - Il Grande Cortile No Tav apre oggi

Publie le giovedì 16 febbraio 2006 par Open-Publishing

Dazibao Movimenti No Tav

Quando il bene è comune

I consigli comunali della val Susa in seduta straordinaria in piazza a Torino, i blocchi stradali e ferroviari, lo sgombero violento del presidio di Venaus e la sua riconquista, lo sciopero generale, le fiaccolate notturne e le decine di migliaia di persone in corteo, l’imbarazzo del centrosinistra. Istantanee di un anno ad alta mobilitazione sociale

Si aprono oggi in val Susa i cancelli del grande Cortile. Commentatori molto informati hanno a lungo irriso alla gentucola da cortile, ai difensori del famoso back-yard che molte popolazioni non avrebbero voluto aprire al nuovo, alla vaporiera del progresso. Essi, gli autori di sapienti editoriali, trovano ridicolo il nostro desiderio di non avere sporco & guasti e lo descrivono con una parola ormai famosa: Nimby, «not in my back-yard» (non nel mio cortile).

Scherzo per scherzo, è il cortile, un cortile più grande di una Valle, grande quasi come uno Stivale che viene richiamato nel titolo della kermesse. Esprime molte culture diverse. Diverse tra loro, ma tutte estranee al pensiero unico (il profitto, il potere) di quelli che hanno deciso con disinvoltura del cortile degli altri. Tav in val Susa è stato deciso molti anni fa, per servire interessi forti, camuffati da esigenze di trasporto, soprattutto di merci.

L’argomento che si sente sempre ripetere, dal governo, dai governanti locali, è quello che ormai si è deciso e non si torna indietro. Se no che figura si fa? Prodi, il candidato del centro sinistra ha però un merito, soprattutto. Ha sempre cercato di imparare, non ha mai smesso, e così non si è mai vergognato di cambiare idea. Sa che i tempi sono rapidi e le prospettive di ieri domani non varranno più.

Ci sono almeno tre aspetti su cui riflettere e al Cortile lo sanno bene. Uno è l’ambiente. Un’opera gigantesca, come il treno ad alta velocità che attraversa val Susa sottrae risorse preziose come l’acqua, libera inquinanti come l’amianto e l’uranio, occupa territorio scarso, provoca disordine ecologico per 10 o 15 anni di lavori; e per sempre, se si guarda all’impronta lasciata sul terreno. Il Cortile è un ambiente fragile, come è fragile tutto il pianeta. Quanto tempo reggerà prima che per l’effetto serra si spezzi qualcosa in modo irrimediabile? Nessuno lo può dire con certezza. e per questo occorre essere cauti. L’ambiente di tutti si difende a partire dal cortile di casa. Cortili di tutto il mondo, unitevi.

L’ambiente è un bene comune di cui i poteri vogliono impadronirsi. Chi siano questi poteri è presto detto. Per l’alta velocità possiamo partire dalla triade Fiat-Eni-Montedison che quindici anni fa si erano già spartite le tratte principali. Binari futuri e traversine immaginate, ma miliardi tanti; e subito. Il capitale, tutto pubblico, arrivava dallo stato alle sue ferrovie, per poi ripartirsi nei rivoli del grande capitale. Dopo di allora le vicende non sono cambiate. Sono cambiati alcuni nomi. E questo è il secondo punto sul quale occorre riflettere.

Non era la prima volta. L’episodio più famoso nella storia delle espropriazioni di beni comuni è quello della recinzione delle terre comunali da parte dei latifondisti inglesi. Naturalmente i sapientissimi commentatori ripeteranno che proprio da lì nacque l’industria manifatturiera e poi tutta la modernità, la ricchezza dei nostri giorni. Ammetteranno - sono veri spiriti liberi, loro - che tutto questo causò una tremenda sofferenza nelle classi che stavano diventando operaie: una sofferenza lunga generazioni, di fame e di miseria.

E’ un modello irripetibile. Il globo regge sempre meno i colpi delle enormi macchine moderne. Inoltre i capitalisti vogliono per sé il territorio di tutti, ma cercano di sfuggire con il loro modello finanziario all’economia della produzione. Costruire, sia linee ferroviarie ad alta velocità , sia qualsiasi altra infrastruttura, è un fine in sé. La commessa durerà molti anni, il lavoro si compirà senza concorrenti. Il prezzo sarà pagato dalla comunità nazionale, dopo essersi rivalutato quattro o cinque volte, attraverso la fiscalità generale. La politica dirà che la discussione è già stata fatta; i grandi giornali, l’intellettualità del pensiero generico, sempre uguale a se stesso, riderà dei Cortili.

Il risultato finale non interessa, importante è solo fare, non far girare i treni dopo. Ovvio che non gli si può dire niente. Se hanno aggirato la legge, per esempio saltando la Via, chi lo deciderà, se non il governo centrale o locale con cui hanno stretto patti definitivi? Così la sgangherata soluzione - il treno che dovrebbe correre per l’Europa a tutta velocità con cinque scartamenti diversi - è solo la premessa di ulteriori investimenti a perdere.

Vi dicono che è un pezzo dell’Alta velocità. Però poi spiegano che senza di essa l’Italia sarà tagliata fuori dai commerci. E i commerci viaggiano in camion oppure in treno. Ma il treno ad Alta capacità (Ac) non esiste in Europa. In Europa, solo linee merci. L’Ac esiste solo in Italia (?) e serve appunto a riempire di demagogia industriale una missione inesistente.

Il grande Cortile è attaccato continuamente come luogo di pericoli. Lo ha fatto con subdolo candore il ministro Beppe Pisanu, alla vigilia delle Olimpiadi. Lo ripete il Corriere della Sera descrivendo da par suo la situazione che oggi si apre «Cortei e presidi, timori per il summit dei no-tav». Il quotidiano esprime certo il pensiero benpensante di una parte dei suoi lettori, ma anche quello dei suoi proprietari, i padrini della Tav.

http://www.ilmanifesto.it/g8/dopogenova/43f4c1fb5c7de.html

http://www.carta.org/campagne/ambiente/notav/index.htm#cortile


http://www.edoneo.org/