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"Sostiene Ruini"...: l’unica teocrazia in occidente

Publie le martedì 21 marzo 2006 par Open-Publishing
3 commenti

Dazibao Religioni tenebrio molitor

di tenebrio molitor

Riuscirà Ruini Camillo a fare dell’Italia l’unica teocrazia del mondo occidentale? L’interrogativo non appassiona tanto di per sé, quanto per le metodiche attuative del cardinalizio progetto. Sull’appoggio di quali forze politiche l’autorevole prelato intende contare?

Su di una ostentata quanto improbabile equidistanza non c’è da fare affidamento: "Non parteggiamo per nessuno - sostiene Ruini - però siamo d’accordo con la difesa a oltranza dell’embrione, con gli ostacoli alla ricerca scientifica, con l’ostracismo alle coppie di fatto, con la condanna dell’omosessualità, con i privilegi fiscali per la chiesa, con i finanziamenti alle scuole cattoliche, con il canale preferenziale per gli insegnanti di religione, col rifiuto del divorzio breve, con la minaccia di ronde ispettive sull’interruzione di gravidanza, etc.

Questa sì che è equidistanza, perbacco, più o meno come il concetto che della libertà pratica la Casa delle Libertà! Ruini è un furbo, nell’astratta professione di valori ritiene di occultare il nauseabondo mix di simonia e voto di scambio su cui la chiesa sta riposizionando le fondamenta del suo potere temporale. I presunti "valori" di Ruini hanno un tono pericolosamente assonante con gli slogan del centrodestra, il suo "ateismo" politico si rivela una smaccata interferenza.

Eppure, tutto questo non basta ancora perché il centro del centrosinistra (diciamo tutto quello che viene prima dei verdi, compresa la sinistra dei DS) insorga per una volta a difesa dell’autonomia dello Stato e della libertà politica dei cittadini. Prodi & C. seguitano a balbettare di posizioni legittime, di diritto d’espressione dei prelati, senza intuire che è un’uguaglianza solo formale quella che coinvolge l’autorità del magistero ecclesiastico nella libera manifestazione del pensiero: è evidente che predicando da un pulpito si esercita qualcosa di più che non la mera libertà di parola!

Ma "laicismo" è diventata espressione pesante, di cui quasi ci si vergogna (un pò come è accaduto al mite Zapatero e allo zapaterismo, assurti a epiteti che i centristi si scagliano come la più insultante delle accuse). Non solo la chiesa continua anacronisticamente e crudelmente a mantenere i cristiani in conflitto con se stessi (in tema di sessualità, di contraccezione, di maternità responsabile, di dignità nella morte), ma esige per di più di imporre le proprie antistoriche idiosincrasie a fondamento della società tutta intera, ritenendosene evidentemente padrona: su questo, il lancinante silenzio (silenzio-assenso?) del centro del centrosinistra prefigura scenari di inquietante continuità clericale.

Non smetterò di citare l’obbrobbrioso documento (una bolla? un editto? una scomunica?) con cui le gerarchie vaticane sancirono mesi fa l’esclusione degli omosessuali dall’accesso ai "ruoli" ecclesiastici, impedendo in sostanza di prendere i voti a chi non sia sessualmente "omologato". Motivazione dichiarata: porre un freno ai ricorrenti episodi di pedofilia all’interno della chiesa. In tale ventilata equazione ("omosessualità uguale violenza", sicché emarginando l’una si elimina l’altra) la morale cattolica tocca vertici di ipocrisia inusitati: come se nella locuzione "violenza sessuale", ovviamente esecrata da tutti con accenti bipartisan, l’aspetto repellente stesse non già nella violenza ma nella sessualità!

Ma che la società globalizzata pratichi la guerra come esercizio di democrazia non suggerisce niente? Che lo Stato risolva le tensioni civili coi pestaggi non significa nulla? Gettare sfrattati sulla strada, dare una scadenza ai redditi delle famiglie, alterare bilanci rovinando i risparmiatori, inscenare arricchimenti ai telequiz...: questa violenza non indigna altrettanto? O non sarà la finalizzazione al profitto a purificare la violenza da se stessa e a farne, infine, uno strumento di mercato?

Il conclamato uso della forza (economica e informativa) su cui si è basata l’esperienza politica che ha fatto di un palazzinaro il capo del governo, è forse troppo sottile per il palato di Ruini, o forse troppo funzionale ad un potere che della CEI asseconda il ruolo e le ambizioni secolari. Ad entrambi (a Ruini ed al capo del governo) vorrei suggerire di spendere una delle prossime sere domenicali come fa la maggior parte dei loro discepoli e sudditi: guardando la TV.

E stavolta non per le biografie papali né per uno dei tanti talk show scollacciati, bensì per frammenti di giornalismo autentico quale in RAI non ce n’è quasi più: "W ’Italia" è il programma, Riccardo Iacona l’autore, al cospetto dei quali Ruini potrebbe iniziare a rivedere il senso dei suoi astratti "valori", quell’altro a vergognarsi di aver ridotto il paese così.

Messaggi

  • Dai, scherzi forse?

    L’occidente e’ gia’ la teocrazia del capitalismo!

    Raskolnikov

    • UNA, CENTO, MILLE FAMIGLIE

      Don Camillo dice che la Chiesa non si schiera, ma che ritiene la famiglia uno dei cardini della società odierna.

      Bravo Ruini, sono proprio in perfetta sintonia con lui.

      E con me lo sono anche Casini e Berlusconi che proprio in nome della centralità della famiglia e della indissolubilità del vincolo matrimoniale hanno un paio di famiglie a testa.

      Perché da bravi cattolici osservanti e zelanti, hanno deciso di esaltare nella pratica le raccomandazioni di Santa Romana Chiesa.

      Camillo dice di valorizzare la famiglia? Loro che sono veri cattolici ne hanno fatte addirittura due.

      Altro che quei comunisti monogami magari neppure sposati davanti al prete!

      Paolo Beducci

  • Le vedove allegre

    Anche volendo pensarla come il cardinale Ruini, io mi chiedo: Cosa succederebbe se entrassero in vigore i pacs? D’incanto molti eterosessuali diventerebbero omosessuali? Tutte quelle coppie che credono nel matrimonio e si vogliono sposare, cambierebbero improvvisamente idea? E la mancanza dei famigerati patti di solidarietà impedirebbe agli omosessuali di amarsi e desiderarsi ugualmente costringendoli magari a matrimoni "normali" di facciata? Queste posizioni intransigenti mancano semplicemente di buon senso.

    Roberto Baldissari

    Ho sentito dire che se, per esempio, due vedove con poche risorse volessero coabitare per sostenersi potrebbero concludere patti civili fra loro. Ah ecco. E se le due vedove, non necessariamente centenarie, scoprissero di provare attrazione l’una per l’altra che facciamo, le separiamo con la forza? C’è un limite minimo di età o di reddito? E due vedovi maschi, no? O si vuol negare il PACS soltanto a chi si presenta con un cartello al collo: "Sono gay"? Ha ragione lei, l’insensatezza di negare i Pacs soltanto in funzione di quello che i contraenti fanno a letto è un’oscenità logica, prima che morale, yes, morale.

    Vittorio Zucconi

    (dal blog di V.Zucconi su repubblica.it)