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Giusto un pensiero per dire che...

Publie le lunedì 3 luglio 2006 par Open-Publishing

Dazibao Movimenti Guerre-Conflitti Internazionale Storia Davide

di Davide

... a volte uno non ce la fa. A volte la vista di cannoni e carri armati - eppure, cosa c’è di più concreto, tangibile e impietosamente duro di qualche tonnellata di ferro senz’anima?..

Duro sì, ti ci puoi fracassare la mano, il cranio, senza fargli un graffio. Sììììì... ogni uomo porta in sé l’infinità del creato, pare. Bello respirare, eh? e dirsi che tutta quest’aria e sole e vento e tutto, e tutto è nei tuoi polmoni e in tutte le tue vene, che ogni volta che lo respiri sei come dio. Ma uomo, un dio vero e incosciente ti ha dato facoltà di creare, e cosa ne hai fatto, specie di essere balordo, sapessi quanto una piattola ha più dignità di te dal momento in cui sa stare al posto che lo Sprovveduto gli ha dato nel suo lego gigante. L’uomo sa fare bum.

Buffa l’onomatopea, per del piombo infuocato che fa saltare case campi teste braccia. Bum! uomo invidioso di te stesso, costruisci torri che arrivano al cielo, poi inventi l’aereo e fai bum. Coltivi campi, fai vino, barbabietole e marijuana, poi inventi le mine e fai bum.

Poi come i bambini piangi. Peccato che i bambini, quelli veri, non si divertono come te, nemmeno sanno cos’è divertirsi, cinque-sei anni e sono già una palletta di carne e sangue avvolta in un lenzuolo in braccio a mamma. Meno male che ci sono le madri, chi meglio di loro sa levare la voce contro un carro armato? Una sola mamma col cadavere del figlio in braccio urla tutta la disperazione dell’umanità intera dalle origini, tutto grida, gli occhi, il seno, le braccia, quei capelli grigi prima del tempo.

...a volte la vista di cannoni e carri armati, anche e
soprattutto dietro uno schermo protettivo e molto catodico fa piangere. Mica ti fa scrivere poesie e pamphlet o scendere in piazza e manifestare, no... Ti fa piangere, perché volessi anche partire e smontare tutti i carri del mondo uno ad uno, un bullone e un cingolo dopo l’altro, e fondere tutto per scolpire un gigantesco fiore... le tue mani si brucerebbero ancora prima di avvicinarti.

Mentre guardavo queste immagini al tg3 (credo non ci sia bisogno di dire da dove venivano, e poi che importa?) solo tre cose mi son passate per la testa e il corpo, trinità di pensieri. La prima, che quello che avevo mangiato è risalito fino a trasformarsi in lacrime che sono rimaste al loro posto, dentro, perché chi ne ha più la forza per piangere?

La seconda, è che non mi abituerò mai. Mai un’immagine di una casa che salta in aria il 2 luglio sarà uguale a una che esplode il 3 luglio. E mai guarderò quelle immagini dicendomi che tanto succederà sempre, e che sempre sarà uguale, e che morirò tra dieci o cinquant’anni davanti allo stesso tg3 davanti la stessa immagine di una casa che salta. E quel senso di colpa di vivere in pace qui in “occidente”. Chi ci dà il diritto di non conoscere il canto mostruoso di una granata? di non conoscere l’ebbrezza di uscire a comprare il pane chiedendoti se torni? A volte mi sento uno schifo soltanto perché vivo qui, e porterei la guerra qui a Parigi, per un giorno solo, perché quelli che stanno laggiù possano per un giorno andare al cinema e prendere un gelato, passeggiare lungo il fiume, guardare le stelle, tornare a casa e fare l’amore.

La terza cosa, era una canzone, e non so più quale... i Jefferson Airplane forse, o Lucy in the Sky with Diamonds ; m’hanno suonato per qualche attimo in testa, mentre guardavo il deserto rovente. Per un attimo mi è sembrata una bestemmia, pochi attimi dopo ho capito perché. Perché a quei tempi accadevano le stesse cose (no, non le stesse) : c’era Praga e il Vietnam. Cosa c’era di speciale a quei tempi, perché quei musicisti da leggenda raccontavano di bambine in cielo coi diamanti, di conduttori di treni imbottiti di cocaina, o di lati oscuri della luna e di re lucertola? quella era opposizione, un’opposizione incredibile : c’era un mondo violetto, fuxia, giallino, rosso e blu notte, cremisi e turchese, morbido e fluttuante, che si opponeva ad un altro grigio, metallico e inflessibile.

Ecco perché quella musica fa vibrare le orecchie e l’anima: perché quei cori in falsetto chitarre psichedeliche e organi hammond erano altrettanti fucili, e quanto più forti. Tutto questo oggi non c’è più, fa parte dei ricordi di moltissimi, del presente di qualcuno, fa vetrina o ingombra cantine dove riposano in pace vecchi vinili rigati. La guerra invece canta ancora il suo immenso potere di risorgere sempre più sanguinosa e viscida dalle proprie ceneri. E oggi ha vinto, ha vinto contro i Jefferson Airplane ma soprattutto contro l’indolenza di noialtri qualche chilometro più in là.