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L’INFERNO SUL LIBANO

Publie le giovedì 20 luglio 2006 par Open-Publishing
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Dazibao Guerre-Conflitti medio-oriente

di Patrizia Viglino

Il Libano è in ginocchio. Otto giorni di ininterrotti raid militari israeliani hanno distrutto il paese e massacrato la popolazione civile. Il bilancio delle vittime sale di ora in ora: 280 persone uccise la maggior parte delle quali civili inermi. Tutto il Libano è sotto il fuoco massiccio dei caccia F-16 israeliani e delle navi da guerra che sparano verso le città, verso Beirut dove è stata colpita la zona di Asharafiya nel centro cittadino. Nei sobborghi est della capitale sono state uccise oggi 29 persone. A Beirut colpita anche una caserma dell’esercito libanese dove sono rimasti uccisi 11 soldati.

Un’intera famiglia di 9 civili annientata nel villaggio di Aitarun mentre a Nabatya una donna e i suoi tre figli sono stati uccisi quando un missile ha colpito la loro casa. Il ministro dell’Informazione libanese Ghazi Aridi accusa Israele di usare armi incendiare al fosforo sui civili che stanno provocando il crollo repentino degli edifici civili bombardati. Le armi incendiare sono bandite dal 1980 e sono state usate ampiamente dalle truppe USA in Iraq.

Già il Ministero palestinese della Sanità aveva chiesto un ispezione internazionale per monitorare l’uso di armi proibite sui civili a Gaza, dopo aver riscontrato che molti cadaveri e feriti presentavano segni di bruciature e giungevano negli ospedali con gravi mutilazioni. Il sindaco del villaggio di Srifa, Afif Najdi ha parlato di un massacro di civili, quindici case sono state distrutte, 12 civili uccisi tra cui molti bambini e oltre 30 feriti. In tutto il paese è difficile operare i soccorsi e molti cadaveri non sono stati recuperati, molti restano sepolti nel macerie dopo il crollo delle case.

Un nuovo comunicato del governo libanese ha dichiarato che Israele ha distrutto le principali infrastrutture del paese bombardando porti e aeroporti, 38 strade di collegamento, 42 ponti, centrali elettriche, idriche e stazioni di rifornimento di gasolio insieme a sedi televisive e delle telecomunicazioni in violazione della Convenzione di Ginevra. L’autostrada Beirut-Damasco sulla valle della Beka’a è stata distrutta chiudendo la via di fuga dei civili che in tanti stanno scappando dalle bombe e dalla distruzione. Si stima che 100.000 civili abbiano già lasciato il paese fuggendo in Siria ma è proprio durante la fuga che molti sono stati uccisi.

Domenica un minibus è stato colpito a Shamaa nel sud del Libano e 18 persone sono rimaste uccise, altre tre erano state uccise mentre scappavano verso la Siria nella loro auto. Ci sono moltissimi bambini tra le vittime ma la stampa occidentale non divulga le immagini. Un altro minibus di civili in fuga era stato colpito nel sul del Libano dopo che erano stati rimandati indietro dalla UNIFIL che secondo quanto dichiarato da un loro portavoce non avrebbero potuto assicurarne l’incolumità. Sono morti tra le fiamme, tra loro uomini, donne e bambini. Si parla di 900.000 rifugiati per lo più dal sud del paese dove più intensi sono stati i raid aerei.

Famiglie rimaste senza casa si stanno radunando nelle scuole o negli uffici pubblici e persino nei parcheggi pubblici di Beirut, in una città che si è trasformata in un inferno. A essere colpite anche le città costiere come Byblos, la principale città cristiana di Zahle nel centro del paese e la città di Ba’albek, nella Valle della Beka’a di grande importanza storica e archeologica. La missione ONU della UNIFIL denuncia di non poter operare soccorsi perché i bombardamenti non garantiscono la sicurezza dei suoi reparti di soccorso. Ad essere colpita anche un ambulanza della Red Crescent libanese e una sede della Croce Rossa ad Ansariya, ferendo personale medico, secondo quanto riportato da al Jazeera.

I feriti restano sepolti sotto le macerie e i soccorsi non riescono a operare per la difficoltà del personale medico di raggiungere gli ospedali. Anche l’evacuazione dei civili dalle aree maggiormente colpite è impossibile. Il primo ministro Fouad Siniora aveva dichiarato che “Ora Israele è uno stato terrorista che sta commettendo atti terroristici ogni giorno... Quello che Israele sta facendo è tagliare il Libano in pezzi”, secondo quanto riportato dal quotidiano Ha’aretz qualche giorno fa. Di fatto il Libano è tagliato fuori dal resto del mondo e, intanto che non si arresta il bagno di sangue, nelle ultime 48 ore i governi stranieri hanno rimandato per ben due volte la decisone di intervenire per fermare gli attacchi israeliani contro la popolazione.

Il potere del veto USA va ben oltre il raggio di azione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Bush ordina i massacri, Tel Aviv esegue e i governi dell’Occidente tacciono. Intanto che i civili libanesi sono intrappolati senza aiuti, i paesi occidentali evacuano profughi di serie A, i cittadini americani, inglesi, italiani, francesi che stanno lasciando il paese a bordo delle navi. Una vergogna.

http://www.informationguerrilla.org

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