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Report del Bologna Social Forum sull’assemblea del 7 e 8 febbraio.

Publie le giovedì 12 febbraio 2004 par Open-Publishing

Forum Sociale

L’assemblea delle reti italiane del Foro Sociale Europeo e del movimento
dei
movimenti svoltasi a Bologna nei giorni di sabato 7 e domenica 8 febbraio
nelle sale del Teatro polivalente Occupato ha discusso molti argomenti,
condiviso numerosi appuntamenti e delineato un’agenda di lotta che per
semplicità riportiamo in chiusura di queste note.
Un passo avanti nella contaminazione con movimenti anche in parte esogeni
a
noi (ma comunque importanti per un movimento che non può e non vuole essere
perimetrato) lo abbiamo fatto nel cominciare l’assemblea ascoltando le
testimonianze dei conflitti e delle resistenze da molteplici situazioni di
lotta con cui vogliamo contaminarci: Scanzano Ionico, i metalmeccanici, gli
autoferrotranvieri, i coordinamenti a difesa della scuola pubblica hanno
portato all’interno dell’assemblea le loro istanze e le loro esperienze
fondanti e arricchenti. Li ringraziamo.

La nostra attenzione verso simili insorgenze dal basso non nasce dalla
semplice solidarietà o dalla naturale condivisione delle ragioni delle
proteste. Il nostro obiettivo che deve essere quello di raggiungere,
supportare, contribuire al radicamento territoriale delle mobilitazioni in
questione nasce anche dalla consapevolezza che abbiamo di fronte i limiti e
i risultati più nefasti del
neoliberismo che contestiamo. Le lotte in analisi sono il sintomo di una
globalizzazione che ha portato a riva i suoi mali.
Conflitto e radicamento sono strettamente connessi a un improponibile corto
circuito che viene avanti da parte del governo Berlusconi: conflitto
sociale, violenza politica, terrorismo. Sostenere lelotte significa anche
mostrare come queste sono la naturale conseguenza di uno stato di disagio
politico e sociale, fare questo significa opporsi ad una criminalizzazione
che nei fatti è già a regime. La nostra pratica
politica deve impedire che i focolai di mobilitazione cadano nella trappola
dell’intimidazione e contribuire a far si che non rimangano latenti.

E altrettanto importante ci è parsa la partecipazione dell’assemblea tutta
alla manifestazione che si è tenuta sabato pomeriggio contro la legge sulla
procreazione assistita. E’ stata un’occasione ulteriore per mescolare
discussione e azione.

Per il resto, il dibattito ha avuto sicuramente fasi alterne, momenti alti
e
bassi (anche tesi), passaggi in cui si è stati in grado di confrontarsi
francamente sui nodi delle questioni politiche ed altri in cui si è avuta
più difficoltà.
E’ comunque, ancora una volta, emersa la consapevolezza che se metà della
ricchezza del movimento ci viene dalle diversità di idee, pratiche, punti
di
vista che in esso si intrecciano e si confrontano, l’altra metà ci viene,
senza dubbio, da una volontà di impegno unitario in mancanza del quale
tutte
le parti subirebbero un pesante danno.

L’assemblea ha anche parlato spesso di autonomia del movimento dalla
politica
"istituzionale", posizione che preserva un obiettivo di fondo:
cambiare, incidere sull’agenda politica, pretendere che i parlamentari non
solo tengano conto delle vertenze in atto ma votino, decidano, prendano
posizione di conseguenza. Monitorare la politica ed esigere che questa,
nelle rispettive figure istituzionali, risponda delle proprie "azioni" di
fronte alla società civile
Dare degli aut\aut verificandone l’attuazione significa ripensare il
discorso politico.

L’assemblea ha approfondito le tematiche in agenda nei seguenti tre assi di
approfondimento:
 guerra preventiva, controllo sociale, restrizione degli spazi democratici
 reddito, lavoro, migranti, precarietà;
 Europa come nuovo spazio pubblico, beni comuni, privatizzazioni, nuovo
municipio

e la discussione dei relativi tre tavoli di lavoro ha senza dubbio
contribuito al raggiungimento di riflessioni condivise e di appuntamenti
comuni.

Qui vengono inserite le Relazioni dei Gruppi

BREVE SINTESI GRUPPO "GUERRA GLOBALE ? GUERRA SOCIALE"

Dalla discussione del gruppo "guerra globale ? guerra sociale" sono emersi
alcune proposte e una prima agenda di iniziative per contrastare le
politiche di guerra, sia a livello globale (a cominciare dall’opposizione
decisa all’occupazione dell’Iraq e dalla richiesta del ritiro immediato
delle truppe italiane) sia nella sua dimensione interna (repressione contro
il dissenso e le soggettività ribelli, restrizione degli spazi di
democrazia
ecc.).
In primo luogo è stata ribadita l’importanza fondamentale della
manifestazione del 20 marzo ? giornata mondiale "per la fine dell’
occupazione dell’Iraq e per l’autodeterminazione del popolo iracheno"
proposta dal movimento anti-guerra degli Stati Uniti e rilanciata al FSE di
Parigi e al Forum Sociale Mondiale di Mumbai: per noi questa data deve
essere l’occasione per rilanciare un movimento contro la guerra che ancora
una volta faccia suoi gli assi della radicalità e dell’unità; per questo è
stato valutato positivamente il lavoro del gruppo che ha preparato la bozza
di appello nazionale per la manifestazione ? che è appunto imperniata sull’
obiettivo decisivo della fine dell’occupazione in Iraq (ma anche in
Palestina, Afghanistan e Cecenia) e del ritiro delle truppe italiane.
Nella stessa direzione va anche l’appello ai parlamentari affinché votano
con decisione contro il decreto del Governo che proroga le cosiddette
"missioni di pace" ? una richiesta che verrà supportata da iniziative
locali
nelle prossime settimane.

Nella preparazione della giornata del 20 marzo l’assemblea ha deciso di
sostenere e preparare le "carovane di pace": sia quella che vedrà centinaia
di persone recarsi nei paesi del medioriente, sia quelle che dal nord e dal
sud dell’Italia convergeranno verso la manifestazione ? costruendo
iniziative e appuntamenti in decine di città e paesi.

Il 20 marzo sarà una tappa importante ma non esaurisce l’impegno contro la
guerra globale che vuole invece essere rilanciata con forza.
Per quanto riguarda l’aspetto di "guerra interna ? si è deciso che la
carovana del nord-ovest partirà da Genova nei gironi di iniziative del
28/29
febbraio e 2 marzo, tappa importante della nostra opposizione.
E ancora sono state messe in cantiere altre campagne ? in particolare
contro
le basi militari sul territorio italiano e per il boicottaggio delle
"multinazionali della guerra", anche in questo caso campagne che vengono
dalla discussione dell’assemblea contro la guerra di Mumbai.
Appuntamenti importanti saranno anche quelli del 21 febbraio 2004 a
Cagliari
contro la base Usa della Maddalena ? alla quale viene dato sostegno
politico ? e il 17/18 aprile a Brescia per "Disarmiamo Exa", in
contestazione della annuale fiera delle armi "leggere".

Gruppo di lavoro
EUROPA COME SPAZIO PUBBLICO,
BENI COMUNI e NUOVO MUNICIPIO

Si è vissuta una difficoltà iniziale nell’incontro dei tre tavoli, meglio
di
due dato che non hanno partecipato persone attive nell’esperienza dei nuovi
municipi. L’incontro tra linguaggi ed esperienze diverse nella fase
iniziale
non ha consentito un’immediata sintonia. Dopo che si è chiarito che l’
assemblea di Roma dell’8/9 maggio non dovrà avere carattere ’giuridico’ ma
esprimere i valori fondanti dei movimenti sociali e per questo la
preparazione e la gestione dell’assemblea dovrà essere il risultato del
lavoro di discussione ed elaborazione dei tavoli e delle reti europee, la
discussione ha affrontato le tematiche e le forme organizzative dell’
assemblea di maggio.
I movimenti sono costituenti nel senso di mettere in connessione nuovi
diritti e creazione di spazi pubblici, valori e procedure discorsive
democratiche: la conquista di diritti crea nuove forme di relazioni sociali
e istituzionali, dal momento che la statuizione di principi fondamentali,
di
cui è portatore il movimento, è frutto della partecipazione diretta dei
soggetti che si riconoscono e costituiscono proprio in e attraverso questa
lotta per i diritti, che si contrappongono al liberismo. I tavoli e le reti
sono gli organismi che possono e devono elaborare la Carta dell’altra
Europa: la pace, il ripudio della guerra, il disarmo, la giustizia tra i
popoli con un ruolo attivo dell’Europa nella costruzione di relazioni eque,
e riparatrice, con il Sud del mondo (contro le visioni eurocentriche); la
cittadinanza di residenza per rendere davvero universali i diritti
fondamentali e sconfiggere l’Europa fortezza e le politiche sicuritarie ? i
migranti sono tra i soggetti principali di questa fondazione universale dei
diritti e della democrazia; i diritti sociali e del lavoro contro le
politiche liberiste del workfare e della precarizzazione (salario,
pensioni,
basic income, democrazia del lavoro, formazione contro l’insicurezza
strumento di ricatto e di cancellazione dei diritti); beni comuni contro la
privatizzazione e la liberalizzazione (delle risorse naturali, dei beni
sociali, dei saperi e della cultura); la democrazia federalista capace di
rifondare dal basso il welfare e la gestione dei beni comuni, di costruire
spazi pubblici e forme di partecipazione ai differenti livelli - sono
questi
i temi individuati dalla discussione.
E’ necessario coinvolgere nel percorso le reti europee e il prossimo
appuntamento di Londra dovrà essere l’occasione per coinvolgere l’intero
FSE, a cui proporre già un percorso: un seminario a Milano sui beni comuni;
un incontro a Firenze sulla cittadinanza di residenza; un seminario sui
diritti sociali e del lavoro a Roma; e uno sulla democrazia federalista.
Sulla pace l’elaborazione è ormai giunta alla formulazione di principi
largamente condivisi (si vedano le proposte del Tavolo della pace e di
Giudit), che il tavolo Bastaguerra potrebbe mettere a fuoco in incontri
specifici. Naturalmente le sedi degli incontri possono essere delle città
europee, qualora vi sia l’impegno dei locali social forum.
Va costruito un gruppo di lavoro italiano che sia il centro propulsore dei
contatti europei, delle iniziative di preparazione e dell’organizzazione
dell’assemblea. Roma sarà una tappa per l’elaborazione della Carta dell’
altra Europa che potrà essere anche varata a Londra a novembre; di certo
potrà essere un momento di ’raccolta’ delle idee maturate nei e dai
movimenti, e anche una sede da cui lanciare progetti e lotte sui temi
comuni
(dalle pensioni al salario, alla cittadinanza, al lavoro, contro le
privatizzazione dell’acqua, contro i grandi corridoi di asfalto e cemento
ecc.) , per costruire dal basso la società europea, federalista,
egualitaria, pacifista.
Lunedì 16 febbraio, a Roma alle ore 15 nella sede della CGIL Corso d’Italia
25 (stanza di Benzi), si terrà la prima riunione del gruppo di lavoro per
preparare un incontro nazionale entro i primi di marzo.

GRUPPO DI LAVORO
REDDITO, LAVORO, MIGRANTI E PRECARIETA’
Il gruppo di lavoro su "reddito, lavoro, migranti e precarietà" ha avviato
la propria discussione con alcuni interventi che hanno evidenziato
perplessità sul metodo con cui la riunione è stata convocata. Sia Stefano
Galieni (Rifondazione Comunista) sia Filippo Miraglia (Arci) hanno in
particolare messo in evidenza il rischio che il riassorbimento delle
tematiche fin qui affrontate dal tavolo migranti all’interno di un tavolo
più ampio e generico finiscano per assecondare la marginalizzazione di
quelle stesse tematiche all’interno del dibattito e dell’azione del
complessiva del movimento. Diversi\e compagni\e del tavolo che ha lavorato
sui temi del reddito hanno per parte loro evidenziato problemi di
comunicazione e di metodo rispetto alla convocazione della riunione.
Questa fase preliminare della discussione si è chiusa con l’esplicita
assunzione del fatto che la riunione di Bologna non configurava in alcun
modo un nuovo tavolo, da sostituire a quelli esistenti, che mantengono la
propria autonomia e si daranno nelle prossime settimane scadenze specifiche
di dibattito. Si è tentato piuttosto di verificare la possibilità di una
convergenza tra esperienze di elaborazione e di proposta politica che fino
a ora si sono sviluppate senza significativi momenti di confronto.
Le ragioni materiali di questa convergenza sono del resto emerse
chiaramente da diversi interventi. I compagni interni alla recte Action di
Roma, ad esempio, hanno sottolineato il protagonismo dei migranti
nell’ultimo ciclo di lotte per la casa a Roma, e più in generale
all’interno delle iniziative sul reddito e sulla precarietà, che sono
sfociate nella costituzione di un’assemblea metropolitana. Compagni interni
a diverse esperienze di intervento sui temi delle migrazioni nel nordest
hanno per parte loro sottolineato come le loro esperienze li abbiano
condotti "naturalmente" a occuparsi di problematiche complessivamente
relative al lavoro industriale e alle lotte sui servizi in quell’area.
Nello sviluppo della discussione sono state poi presentate dai compagni di
Milano le modalità di costruzione della scadenza dell’Euromayday (primo
maggio) a Milano e Barcellona. Si è verificata un’ampia convergenza
sull’opportunità di fare di quella scadenza una scadenza generale del
movimento sui temi del lavoro, dando spazio e protagonismo alle diverse
soggettività che si sono espresse all’interno dei percorsi del movimento
stesso negli ultimi due anni, a cominciare dai lavoratori e dalle
lavoratrici migranti.
L’orientamento emerso dal dibattito è da una parte quello di aderire al
percorso di costruzione della scadenza del primo maggio indicato dalle reti
che già vi stanno lavorando, da salvaguardare e valorizzare nella loro
autonomia, a partire dall’assemblea e dalle azioni previste per il 29
febbraio, giornata di "San Precario". Dall’altra si è molto insistito sulla
necessità di assumere il periodo che ci separa dal primo maggio come
occasione di sperimentazione di forme nuove di intervento del movimento sul
lavoro (camere del lavoro e del non lavoro, apertura di sportelli
integrati, costruzione di assemblee territoriali, etc.), che possono
apportare un valido contributo anche all’affrontamento delle problematiche
più generali che sono state al centro delle assemblee plenarie di Bologna:
ovvero la ricostruzione di spazi pubblici e condivisi al cui interno
diverse esperienze e diversi soggetti possano incontrarsi, comunicare,
costruire lotte comuni.
Da questo punto di vista, è stata indicata l’opportunità di convocare per
il 2 maggio, il giorno dopo l’Euromayday, una nuova assemblea generale di
movimento.

Non escono invece da questa assemblea posizioni unitarie sui massimi
sistemi, né si è voluto semplificare una discussione impegnativa su
categorie politiche complesse. Ci sottraiamo immediatamente alle
speculazioni giornalistiche o politiche che tentino di affermare il
contrario.
Checché ne possa dire il Corriere della Sera durante l’assemblea di Bologna
le opinioni sono state varie, diverse e articolate.
In particolar modo sulla questione violenza-non violenza, possiamo
dire che la discussione in questa assemblea è stata affrontata, ma non
certo
nei termini semplicistici di una scelta non problematizzata all’interno di
questo binomio. Al contrario, è parlato di pratiche, di difesa, di
resistenza, di legalità e illegalità, di efficacia o meno delle forme di
conflitto, senza avere l’assillo ossessivo di chiudere forzatamente e con
una posizione unitaria un dibattito che in realtà viene arricchito ogni
giorno da sperimentazioni locali e globali, come ci dimostrano le recenti
vicende degli scioperi spontanei, spesso auto-organizzati e di certo non
concertativi ai depositi degli autobus, degli scioperi del biglietto (e
delle obliteratrici!) in appoggio agli autoferrotranvieri, dei picchetti
delle fabbriche metalmeccaniche, della ribellione civile e ambientale di
Scanzano e anche le vicende degli operai dell’Ilva di Genova del 9
febbraio.
Ma questo è nella natura delle cose: quando si pretende di discutere di
categorie politiche complesse e fondative, quando si vuole dipanare
un’agenda
composta da soggettività dalle diverse biografie politiche e che utilizzano
differenti dispositivi linguistici allora nulla è mai semplice, scontato e
lineare.
Né era compito di questa assemblea uscire con una posizione unitaria su
questo tema
e, infatti, questo non è successo.
Il resto sono, lo ripetiamo, speculazioni giornalistiche.

Come detto l’assemblea ha approfondito come sia necessario incrociare i
movimenti che la eccedono e l’universo di situazioni di conflitto che
contribuiscono a comporre il bacino di deposito del movimento.
Per questo l’assemblea non ha ritenuto di semplificare il dibattito sulle
forma organizzazione, ma ha tenuto aperto il problema della costruzione di
un luogo comune di movimento, luogo peraltro che non sia perimetrato né che
assurga al ruolo di arbitro del movimento e di chi è dentro o fuori di
esso.
È stato invece deciso di sperimentare un’articolazione aperta che possa più
agilmente intrecciarsi con quelle lotte che nascono anche al di fuori del
movimento, che nascono dai cittadini, dai lavoratori,dai disoccupati, dagli
studenti, da coloro che ad un certo punto decidono di autorganizzarsi e
rispondere a un modello economico e sociale che oggi funziona meno che mai
e
che produce esclusione sociale e guerra.
Se il movimento ha avuto finora un pregio è forse quello di aver mostrato
che muoversi e fare qualcosa a testa alta era possibile.
Oggi vediamo che molte lotte non scaturiscono dalle soggettività e reti
delle nostre assemblee. Ne siamo felici. E se abbiamo deciso di dare anche
il nostro contributo a molte di queste lotte e di articolare il movimento
attraverso le sue campagne non è certo per cercare di rivendicarne un’
improbabile paternità, né tantomeno mettervi un cappello politico, ma al
contrario per favorire l’intento di connettervisi, contaminarsi e
attraversarle. Partiamo infatti dall’assunzione che è movimento ciò che
agisce il cambiamento e non solo e semplicemente chi appartiene e/o
rappresenta un assemblea.
Si è pertanto individuato in un’agenda che va dal 15 febbraio all’8 maggio
una prima dead line di verifica in cui discutere metodi e risultati
ottenuti
da oggi a quella data.
E’, infatti, importante rimanere sempre ben connessi all’evoluzione ormai
giornaliera delle situazioni di conflitto che ovunque nascono e crescono ed
evitare il rischio di uno scollamento tra l’insieme delle reti italiane del
Foro Sociale Europeo e del movimento dei movimenti ed i cicli di lotte che
emergono potenti