Home > Oggi giorno decisivo. Parleranno Ferrero, Bertinotti e l’esponente di (...)

Oggi giorno decisivo. Parleranno Ferrero, Bertinotti e l’esponente di Essere comunisti

Publie le sabato 26 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

Oggi giorno decisivo. Parleranno Ferrero, Bertinotti e l’esponente di Essere comunisti

Prc, Claudio Grassi ago della bilancia
Mozione 2: non rinuncia a Vendola segretario

di Angela Mauro, Chianciano Terme (nostra inviata)

Davanti a uno degli ingressi laterali del Palamontepaschi, Nicola Fratoianni e Peppe De Cristofaro camminano a braccetto. Se la ridono e cercano di schivare gli sguardi della stampa. Curiosa, perché nel pomeriggio di ieri ne sono circolate di voci intorno ai due giovani esponenti del Prc, segretario regionale della Puglia il primo, della Campania il secondo, entrambi ex leader dei giovani del partito (Giovani Comunisti) dai tempi di Genova 2001 in poi.

Nel marasma sempre lontano da una soluzione in cui versa il settimo congresso di Rifondazione, Fratoianni e De Cristofaro sono diventati a un tratto favoriti nel bollettino sul prossimo segretario del partito. Il classico terzo che gode tra i due litiganti, insomma.

Ma, nonostante l’orizzonte non sia ancora in vista, la via appare davvero stretta tra i due principali protagonisti dello scontro congressuale: Nichi Vendola, primo firmatario della mozione 2 (47 per cento dei consensi) e candidato alla segreteria; Paolo Ferrero, ex ministro e firmatario della mozione 1 (40 per cento), non candidato perché il suo documento non ha indicato nomi. Stretta è la via, almeno per come la mettono i vendoliani.

"Tertium non datur", per loro il segretario deve essere Nichi. «Non rinunceremmo, nemmeno se resuscitasse Carlo Marx», scherza qualcuno.
Il punto è che (come è stato scritto in tutte le lingue) i vendoliani da soli non ce la fanno.

E da ieri è chiaro che non ce la farebbero nemmeno contando su quelle astensioni che al momento sembrerebbero possibili. Per esempio, quelle dei delegati che fanno riferimento a Fosco Giannini dell’Ernesto, co-firmatario della mozione 3 (7,7 per cento) insieme a Gianluigi Pegolo il quale però, sulla votazione per il segretario, potrebbe regolarsi diversamente domani in comitato politico nazionale (cpn).

Calcoli e supposizioni sulla base di stime ufficiose.

La commissione elettorale ha solo cominciato a ragionare sui numeri del prossimo cpn, che grosso modo dovrebbe essere formato da 240 membri. Non c’è niente di certo su come sarà composto, su quanti saranno i rappresentanti per mozione, ma, date le percentuali del congresso, i vendoliani saranno meno della metà, seppure in maggioranza.

Fondamentale, dunque, potersi garantire l’appoggio o la "non belligeranza" di altre aree.

Se Fratoianni e De Cristofaro finiscono nell’occhio del ciclone giornalistico solo per qualche ora, il preferito della stampa per tutta la giornata è Claudio Grassi. E’ a lui che la componente vendoliana guarda per un possibile "aiuto" in cpn. E la cosa non è una novità. Al bar, con una birra refrigerante tra le mani, Grassi non ne può più, così sembrerebbe. Lo tirano da una parte, dall’altra, incontri con Ferrero a più riprese, contatti vari. In vista della cruciale riunione di tutta la mozione 1 fissata per la tarda serata di ieri, il leader di Essere Comunisti ragiona: «Ma insomma: qui non siamo al congresso di Venezia. Lì c’era una leadership forte e una linea politica che io non condividevo, più una minoranza che la contestava.

Qui siamo l’uno al 47, l’altro al 40 per cento: non trovare un’intesa significa la dissoluzione del partito». Grassi e i suoi non pongono veti su Vendola. Per l’esattezza, la formula è: «Non poniamo veti su nessun nome, a patto che garantisca il rispetto della linea che verrà definita in commissione politica, con un documento che sarà messo ai voti». Fondamentalmente, di fronte a un Vendola che ha sostituito la parola "costituente" con "sinistra di popolo" e che promette la presentazione del simbolo del Prc alle europee, Grassi si può ritenere soddisfatto. «Ho fatto una battaglia per il no al superamento di Rifondazione e credo di aver vinto - dice - Ora sarebbe stupido non trovare un’intesa». Ma, aggiunge parlando della riunione serale con i ferreriani, «se prevale la discussione sul segretario, del genere questo nome sì, quello no, non se ne esce. Se si discute di politica si può trovare una via d’uscita».

Dal momento che la mozione 2 non molla Nichi, anche a costo di finire in minoranza, tutto dipende da come si porrà la mozione 1. Da parte sua, Ferrero insiste: «Prima la quadra sulla linea politica, poi si parla del segretario». Del resto, è il ragionamento, se si definisce l’intesa, chiunque può portarla avanti e sarebbero i numeri in cpn a decidere "chi". Poco prima della riunione serale, dopo un faccia a faccia con l’ex ministro, Grassi parla con toni ottimistici della possibilità di arrivare a un "documento comune con la mozione 2" e giura di "non voler spaccare la mozione 1". Del resto, chissà se, di fronte ad una rottura del genere, tutta l’area di Essere Comunisti terrebbe (al congresso conta oltre cento delegati). «Salvare l’unità del partito, la cui ipotesi di scioglimento deve essere derubricata», è il dictat spiegato alla platea da Alberto Burgio di Essere Comunisti. Raggiunta questa certezza, anche il nome "pesante" di Vendola non sarebbe un problema.

La segreteria, ricorda Grassi, «non è fatta solo dal leader ma da altri componenti. Non può accadere quello che è successo dopo Venezia e cioè che la maggioranza si è presa tutto». C’è però un altro punto altrettanto chiaro e irrinunciabile per i "grassiani": «dal congresso si esce con un segretario e un organismo dirigente». Burgio è netto. E se qualcuno, di fronte alle barricate della 2 su un "terzo nome", pensa di proporre la soluzione individuata fin dall’inizio dalla mozione 5 - nessun segretario, ma due portavoce - ha sbagliato indirizzo.

Un’ipotesi, quest’ultima, ormai remota. Resta da vedere cosa farebbero i "grassiani" di fronte ad un’eventuale ufficializzazione della candidatura di Ferrero, se ci si arriva. Prevarrebbe la disciplina di mozione? Oppure il ragionamento secondo cui mettere in pista l’ex ministro vorrebbe dire contare sull’elezione di un segretario con una maggioranza risicata? Da parte loro, intanto, i vendoliani provano a blindarsi. Ieri sera non hanno partecipato alla riunione della commissione politica per sfuggire a quella che individuano sempre più come una "trappola": l’intesa sulla linea politica e briglie sciolte sul segretario.

La mozione 2 insiste su quello che definisce il suo "pacchetto completo": linea ormai già assodata, viste le mediazioni offerte sin qui, e Nichi segretario. Spiegano i vendoliani: Vendola ha già fatto la sua proposta intervenendo al congresso, ora è giusto che le altre mozioni discutano e stendano il loro documento.

Giochi intricati, carte coperte. E non manca chi se ne lamenta. Dal palco, più di un delegato invoca maggiore trasparenza nelle trattative in corso. Quella di oggi, comunque, dovrebbe essere la giornata decisiva. Magari lo diventerà solo in nottata, ma già dare uno sguardo alla scaletta degli interventi in programma aiuta a confidare in un abbassamento del livello di "navigazione a vista". Prenderanno la parola, tra gli altri, Ferrero, Grassi e Fausto Bertinotti, il quale ha assistito a tutto il dibattito congressuale in platea, da delegato, e non ha mancato di salutarsi anche affettuosamente con Ferrero, avversario di mozione.

Bisbiglii all’orecchio, battute: «Se si cerca un segretario di mediazione, eccomi qua», dice l’ex presidente della Camera. E se Ferrero decidesse alla fine di votare per Vendola? Quanto sarebbe vicina l’eventuale intesa alla "gestione unitaria" invocata da sempre dalla 1 e da sempre respinta dalla 2? Non mancano dubbi di tutt’altra natura. E se alla fine si decidesse di restare uniti solo perché i magri numeri del bilancio di partito non autorizzano tentazioni di scissione?