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Mordechai Vanunu: il più grande pericolo per la pace

Publie le sabato 3 aprile 2004 par Open-Publishing

Dazibao


Justin Raimondo è il direttore editoriale di Antiwar.com. È inoltre l’autore
di "Reclaiming the American Right: The Lost Legacy of the Conservative Movement" con
l’introduzione di Patrick J. Buchanan 1993, di "Into the Bosnian Quagmire:
The Case Against U.S. Intervention in the Balkans 1996" e di "An Enemy of the
State: The Life of Murray N. Rothbard" (NdR)


di Justin Raimondo

Dove sono le armi di distruzione di massa in Medio Oriente? Chiedetelo a Mordechai
Vanunu. Lui lo sa fin troppo bene. Il 24 marzo 1988 fu condannato per tradimento
da una corte israeliana per aver rivelato l’esistenza di un arsenale nucleare
segreto israeliano negli impianti di Dimona, dove aveva lavorato come tecnico.
In carcere da allora, e tenuto per la maggior parte del tempo in isolamento,
verrà liberato il prossimo 21 aprile. La famiglia e gli amici di Vanunu dicono
che non ha più segreti da rivelare, ma il governo israeliano e’ terrorizzato,
e sta cercando di porgli delle "restrizioni" per "motivi di sicurezza". Ciò di
cui Tel Aviv e’ realmente preoccupata,
tuttavia, e’ la sua immagine all’estero.

La storia di Vanunu - il modo in cui fu rapito dal Mossad dopo aver rivelato
al Sunday Times di Londra i dettagli dell’illegale programma nucleare israeliano
sottolinea non solo l’assoluta crudeltà con cui Israele persegue i suoi interessi,
ma anche la particolare referenza di cui gode da parte dei suoi compiacenti amici
occidentali. Adescato da Londra a
Roma dalla voluttuosa "Cindy", meglio nota come Cheryl Hanin, Vanunu fu drogato,
incatenato, chiuso in una scatola e trasferito in Israele come carico diplomatico.
Questo insolito modo di trasporto fu utilizzato presumibilmente come sotterfugio
la dicitura "diplomatico" voleva
significare che le autorità non potevano ispezionare la scatola - anche se si
può tranquillamente ritenere che non ce ne fosse bisogno.

Che ciò accadde con la piena complicità del governo italiano - un magistrato
stabilì nel 1988 che vi erano "prove insufficienti" per dimostrare che Vanunu
era stato rapito - e’ indisputabile. Ugualmente certa e’ la
complicità dei britannici, che rintracciarono Vanunu a Londra e lo consegnarono
alle tenere cure del Mossad. Il primo ministro Margaret Thatcher era impaziente
di dare una mano, solo non desiderava che il rapimento avvenisse a Londra. Ecco
perché lasciarono entrare la Hanin, che
utilizzò ciò che la stampa definì "le sue abilità femminili" per aiutarli nella
cattura.

Gli israeliani sono preoccupati per Vanunu, non perché abbia nuovi segreti da
rivelare, ma perché ci fa ricordare di verità che sono note da tempo e fermamente
ignorate. Non abbiamo mai avuto prove delle ADM irachene mentre le immagini dell’arsenale
nucleare di Israele sono note da 16 anni. Nell’epoca in cui Dick Cheney, Condoleeza
Rice e l’Ufficio per i Piani Speciali congiuravano per propagare le notizie di
un Saddam nucleare che detonava micidiali funghi atomici - basate su falsificazioni,
storie inventate da esiliati iracheni e su un paio di tubi d’alluminio - il programma
nucleare israeliano aveva già prodotto centinaia di ordigni.

Il governo israeliano ha paura di Vanunu, e cerca di imporgli restrizioni di
movimento e di discorsi pubblici perché desidera stornare l’attenzione dalla
sua riserva di bombe nucleari. E con buona ragione. Solo nel 1988 l’ex primo
ministro Shimon Peres ammise che la sua nazione possedeva il nucleare, dichiarando
che Israele "aveva costruito l’opzione nucleare non per avere una Hiroshima,
ma una Oslo". Mi pare che anche gli iracheni abbiano detto la stessa cosa, dopo
il bombardamento israeliano del reattore di Osirak. Chiedo scusa: sto commettendo
il peccato di "equivalenza morale". Avevo dimenticato che le nukes israeliane
sono bombe pacifiche, mentre quelle irachene sono "armi di distruzione di massa".

Dunque Israele sta cercando di ridurre al silenzio Vanunu, nonostante la sua
storia sia ampiamente nota, perché, oltre ad essere inopportuna, l’attenzione
focalizzata all’arsenale nucleare di Israele fa sorgere la questione della maniera
in cui esso sarà verosimilmente usato. Dopo tutto, se anche Saddam Hussein avesse
in qualche modo acquisito
delle capacità nucleari, qualcuno può credere che egli le avrebbe davvero utilizzate,
contro gli USA o qualsiasi altro? La deterrenza ha funzionato con Stalin e durante
tutta l’epoca della guerra fredda: la minaccia dell’annichilimento totale avrebbe
certamente impedito agli iracheni di dare
vita ad uno "scambio nucleare".

Israele, invece, e’ soggetto alle stesse costrizioni?

Se, per qualche ragione, il PM Ariel Sharon dovesse ritenere Israele in "pericolo
imminente" e decidesse di esercitare l’ "opzione" nucleare incenerendo, diciamo,
Teheran, che tipo di rappresaglia potrebbe aspettarsi - e da parte di chi? Gli
USA certamente si opporrebbero ad un simile atroce atto, ma non per questo andrebbero
in guerra contro Israele. Neanche l’unica potenza nucleare islamica, il Pakistan,
potrebbe o vorrebbe reagire. Dunque chi, o cosa, può trattenere Israele dall’usare
la sua capacità nucleare o dal minacciarlo per
dominare il Medio Oriente?

Senza che vi siano deterrenti, la possibilità che Israele usi davvero le sue
armi nucleari in futuro e’ davvero allarmante. Supponendo che per qualche motivo,
vero o presunto, i suoi governanti dovessero trovarsi di fronte ad una decisione
di vita o di morte, non e’ difficile immaginare che Sharon, o qualche altro lunatico
PM del futuro, possa ordinare un primo attacco
nucleare "preventivo". Le conseguenze, per Israele, sarebbero serie ma non insopportabili.
Diverrebbe uno stato paria, ma i suoi agguerriti sostenitori sostengono che e’
già così e, in ogni caso, Israele fa bene a guardare ai suoi interessi. E’ sempre
stato solo. Dunque, che ci sarebbe di nuovo?

Israele, come ci ricorda spesso George W. Bush, ha il "diritto di
difendersi". La logica letale di questo sinistro mantra, rispettosamente ripetuto
da ogni politico e da ogni membro di governo in occasione di ogni
nuova atrocità commessa da Israele, conduce direttamente a quel famigerato fungo
nucleare a cui si e’ riferita Condoleeza Rice: "Il problema qui e’ che ci sarà sempre
incertezza su quanto rapidamente egli
sarà in grado di acquisire armi nucleari. Ma noi non vogliamo che la pistola
fumante diventi un fungo nucleare".

Nel dire "egli", Rice intendeva Saddam Hussein, ma avrebbe fatto meglio ad intendere
Ariel Sharon. Non vi e’ alcuna incertezza sul fatto che egli sia in grado di
gettare il Medio Oriente nella catastrofe nucleare. Chi, dopo tutto, potrebbe
fermarlo? Egli e’ perfettamente in grado di ricattare l’intera regione. Se questo
e’ l’intento degli USA, che hanno appena imposto le sanzioni alla Siria per un
presunto "programma di armi di distruzione di massa", allora la nostra politica
non potrebbe essere più efficace. Il fatto che ciò ci grava di un pesante fardello
morale e’ un pensiero che sembra non attraversare la mente
di alcuno.

Senza pressioni da parte della comunità internazionale, inclusi specialmente
gli USA, i suoi principali alleati e protettori, Israele non mollerà mai il suo
arsenale di armi di distruzione di massa. Invece di cercarle dove sappiamo, stiamo
permettendo ed incoraggiando Israele a brandirle. Se e
quando esso le userà, l’orrore avrà il marchio "made in America" stampato
sopra.

La notizia di un sondaggio secondo cui il 60% degli europei riteneva Israele
il maggiore pericolo per la pace del mondo e’ stata definita dall’ Amen Corner
come una dimostrazione di "anti-semitismo", ma non e’ niente di
ciò: e’ semplicemente una valutazione fredda ed oggettiva dei fatti noti. Israele,
lo stato più pericoloso della terra - se non esattamente il più grande sobillatore
mi suona come una definizione giusta.

traduzione a cura di www.arabcomint.com
da antiwar.com

03.04.2004
Collettivo Bellaciao