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COMUNICATO DEL TAVOLO MIGRANTI dei SOCIAL FORUM ITALIANI

Publie le domenica 22 giugno 2003 par Open-Publishing

Forum Sociale

Non clandestini,
ma donne e uomini, alcune/i con i loro figli, tutte e tutti con un nome, una
storia, e una condizione di vita che vorrebbero cambiare, chi per l’
insostenibilità delle "ragioni" della guerra, chi per l’insostenibilità
delle "ragioni" economiche. Sono queste le persone che arrivano in questi
giorni sulle coste di Lampedusa o che muoiono prima di arrivare. Li
chiamano clandestini non per come arrivano, ma perché con la legge
Bossi-Fini ogni migrante è comunque considerato un clandestino a tempo
determinato. Di fronte ad essi, l’unica risposta che il governo italiano è
stato in grado di dare la si può leggere nel Decreto approvato il 19 giugno:
"ove si renda necessario l’uso della forza, l’intensità, la durata e l’
estensione della risposta devono essere proporzionate all’intensità dell’
offesa, all’attualità e all’effettività della minaccia". L’Italia è entrata
nuovamente in guerra, e invece di interrogarsi sul perché di quegli arrivi e
di quelle morti, fa diventare decreto legge le cannonate di Bossi, facendoci
credere che Soriana e sua madre, le altre e gli altri insieme a loro, siano
un’offesa e una minaccia di alta intensità. Offesa è, invece, che si
consideri ancora di emergenza una situazione che a Lampedusa si ripete ormai
da alcuni anni. Un tratto di terra scelto ultimamente dalle rotte del
traffico dei migranti e che è diventato un concentrato di negazione della
vita: un Centro di permanenza, che tutta la stampa, anche in questi giorni,
continua a chiamare di accoglienza, e che in realtà è un vero e proprio
inferno attraverso cui vengono fatti passare tutti coloro che arrivano;
barche lasciate l’una sull’altra nel nuovo porticciolo dell’isola; file di
donne e uomini in cammino verso il Centro di permanenza dopo lo sbarco, o in
attesa di essere trasferiti altrove; profughi e rifugiati, o, ancor peggio,
naufraghi considerati come bugiardi; un cimitero con tombe numerate; un
fondo marino che è il vero cimitero dell’isola. Accanto a questa vita, per
poter negare la quale si decreta una guerra, la vita degli abitanti dell’
isola, alcune migliaia, che aspettano l’estate e l’arrivo dei turisti come
fonte economica che varrà per tutto l’anno. Ci si stupisce che di fronte
alla prospettiva di un vuoto turistico comincino a esprimere il loro
malcontento in forme di ribellione? Ci si dovrebbe chiedere, invece, di
fronte a chi e perché si ribellino. Se per una loro "innata avversione" che
ha per oggetto i migranti, o non piuttosto verso le politiche delle false
emergenze, capaci di puntare i loro cannoni oltre che sui migranti anche
sugli abitanti di Lampedusa. Già l’anno scorso avevamo denunciato ad alta
voce cosa succedeva a Lampedusa. Contro la detenzione travestita da
accoglienza, contro lo sfruttamento del lavoro migrante, quest’anno, dal 21
al 27 luglio, saremo in Puglia, con un campeggio su un’altra delle linee di
confine erette dallo Stato italiano e dalla Unione Europea, e ad agosto
saremo di nuovo a Lampedusa. Tavolo Migranti dei social forum italiani 21
giugno 2003