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Gli interrogativi sulla strage di Monaco

par antonio camuso

Publie le lunedì 25 luglio 2016 par antonio camuso - Open-Publishing
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Gli interrogativi sulla strage di Monaco

Premetto che ho una repulsione istintiva contro tutto ciò che sa di complottismo e quindi quanto scrivo è allo scopo di dare elementi di analisi critica e metodologici su, purtroppo, episodi che siamo destinati a vedere ripetersi, pur con le naturali varianti. Le domande che mi faccio su quanto è accaduto sono di carattere tecnico , tralasciando aspetti politici.

Partiamo innanzitutto sui dati che vengono alla luce in queste ore:

1) La pistola risulta essere una Glock 17 , in calibro 9 mm, che era stata modificata per essere un arma da scena , ovvero con modifiche tali da impedire di essere utilizzata per sparare proiettili veri. Si è scoperto che essa in seguito è stata modificata e poi venduta attraverso la Rete e che proveniva dalla Slovacchia. Sappiamo però che il ragazzo autore della strage aveva con sé alcune centinaia di proiettili e di questi ne ha esplosi ben 57 , ricaricando a più riprese l’arma.

Più che la pistola , modificata, sarebbe interessante come il ragazzo sia riuscito a mettere le mani su un così grosso quantitativo di proiettili di grosso calibro e in dotazione a forze armate e polizia. L’analisi del lotto o dei lotti di fabbrica di questi proiettili sarà determinante per scoprire quali complicità siano dietro quello che tutti stanno definendo il gesto di un povero ragazzo psicopatico.

2) Il rapporto tra proiettili esplosi e numero delle vittime è sinceramente impressionante: 9 morti e 16 feriti di cui alcuni in maniera molto grave è un bilancio doloroso, aggravato dal fatto che troppi fossero giovanissimi. Quello che lascia perplessi è il rapporto tra il numero di proiettili esplosi e il numero delle vittime: 57 proiettili e 25 persone colpite.

Si tratta , scusatemi il termine, ( assumendomi la responsabilità di rasentare il macabro, e chiedendo scusa a chi in qualche modo si sente colpito da quel grave fatto) , ripeto si tratta di “ punteggi da campione di tiro dinamico che mal si confanno con la figura di un ragazzo preso da una crisi psicotica…

L’analisi medico legale in seguito potrà chiarirci aluni dubbi rispetto a ciò , ovvero se tra le vittime ci siano colpiti da più di un proiettile e dal triste conteggio delle ferite inferite comprendere quanti proiettili sono andati a vuoto e quanti al bersaglio e a che distanza vi fosse tra le vittime e l’assassino.. So benissimo che mi sto attirando molti commenti spiacevoli, ma dall’esame autoptico di vittime di fatti di sangue si riesce a scoprire tantissimo e in questa strage occorrerà studiare ogni particolare.

Ritornando al rapporto colpi sparati e “bersagli” colpiti, se più di una vittima sarà stato “injured “ da più di un proiettile, il tasso di colpi fuori bersaglio diminuirà e con questo , l’idea di una strage compiuta d’istinto e da un dilettante verrà meno.

3) Diciottenne disturbato o un tiratore allenato? Quanto ho detto poc’anzi ha un riscontro con un video che sta girando in rete al quale si aggiunge quello che noi telespettatori RAI abbiamo visto , quando una troupe della TV italiana, oggi, ha intervistato quel signore tedesco che dopo aver lanciato, coraggiosamente qualche bottiglia di birra contro il ragazzo,m dall’alto del suo palazzo, ha instaurato con lui un dialogo surreale.

Oggi questo tedesco ricostruendo la scena ha raccontato come ad un certo punto il ragazzo dal tetto del centro commerciale, innervosito, ha ricaricato l’arma e gli ha sparato uno o due colpi e come uno di essi gli ha colpito il cornicione del suo balcone. Ebbene sfido chiunque che abbia sparato almeno cinque colpi con una pistola a riuscire a prendere tirando da basso verso l’alto, un bersaglio a distanza di una sessantina di metri , sparando d’istinto.

Chi ha una certa pratica vi direbbe che a seconda della distanza e dell’inclinazione vanno fatti dei calcoli per modificare l’alzo e nel traguardare il mirino, che nel caso della pistola , la Clock è molto risicato, visto anche che essi si trovano tra di loro a distanze inferiori , per esempio di armi simili come la Beretta 92.
4) Riepilogando: se dovessimo fare un rapporto tra proiettili sparati e vittime fatte, “il ragazzo con la pistola” ha invertito il vecchio adagio riguardante la micidiale efficacia e pericolosità delle armi lunghe (fucili d’assalto, AK 47, ecc) e l’uso meno letale delle armi corte (pistole).

Se andiamo a controllare il numero di proettili sparati dai terroristi in attentati come Parigi o altrove e il numero delle vittime , è molto elevato, ovvero vi è stato un maggiore spreco di poiettili e solo il fatto che , in posti come il Bataclan, le persone fossero ammassate e poi siano esplose delle bombe ha aumentato il numero delle vittime.

A Monaco invece si può dire che ogni proiettile ha raggiunto il bersaglio nonostante che le persone fossero sparse in più ambienti (Mcdonald, strada, centro commerciale)

5) LA DOMANDA : Ma questo diciottenne disturbato, dove ha potuto fare pratica per raggiungere livelli da tiratore delle Forze Speciali, o da campione olimpico? Si dice che il ragazzo fosse un patito dei videogiochi. Possiamo pure ammetterlo, ma da qui a farlo diventare un campione di tiro o meglio un killer addestratissimo ce ne vuole!

Dietro di lui ci dever esser stato chi gli ha imparato a tirare così bene, ad avere confidenza con la sua Glock, avergli imparato a correggere nel tiro i difetti che necessariamente essa aveva dopo aver subito due modifiche una contraria alll’altra.

Come rimanere freddo in una situazione di estrema agitazione, nel ricaricare l’arma (anche qui bisognerà comprednere se aveva più di un caricatore bifilare o invece ha ricaricato proiettile dopo proiettile). Infine non si ha notizia di possibili proiettili inesplosi trovati sul luogo , la mancanza di essi fa comprendere come quell’arma fosse stata curata maniacalmente e per ben 57 maledette volte non si sia inceppata.

6) Vorremmo che tutti questi dubbi fossero sfatati ricevendo un’unica risposta: La sfortuna ha voluto che un’arma che non avrebbe mai dovuto sparare è capitata in mano ad un ragazzo , estremamente fragile per certi versi, ma che aveva alcune doti innate, quale quella di essere un tiratore d’istinto, come pochi al mondo .

Quando ha incominciato ad avere dei problemi relazionari se qualche sportivo, lo avesse avvicinato, invece di qualche psichiatra propinatore di sole pillole , forse oggi non lo avremmo visto in una bara accomunato nel destino alle sue vittime, ma bensì su qualche podio, sorridente , sventolando la bandiera di una Germania che aveva accolto la sua famiglia , ma innanzitutto credendo nell’universalità dello sport e della competizione in nome dell’amore tra i popoli.

ANTONIO CAMUSO
Osservatorio sui Balcani di Brindisi

Messaggi

  • Condivisibili entrambe le osservazioni, aggiungerei una terza ipotesi per niente campata in aria: siamo certi che si sia sia suicidato? Possibile che mentre spariva nel nulla non abbia poi incontrato qualcun altro cui destinare pallottole ancora a disposizione? Dopo tanta freddezza e spavalderia che lo vedevano eventuale bersaglio anche all’aperto, se mai fossse apparso un gendarme, fugge e si toglie la vita in silenzio?