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Strage Berlino e morire di complottismo...

par antonio camuso

Publie le domenica 25 dicembre 2016 par antonio camuso - Open-Publishing
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Strage di Natale a Berlino.
Moriremo di terrorismo o di complottismo?questo è il dilemma…
(versione corretta)

L’uccisione del terrorista tunisino coinvolto nella strage di Berlino, ha dato la stura all’ennesimo fuoco pirotecnico di matrice complottista che quotidianamente produce, , dinanzi a fatti di enorme gravità, un vero e proprio avvelenamento delle capacità dell’opinione pubblica di comprendere, analizzare in maniera indipendente fenomeni, che a detta di tutti i maggiori esperti del campo , accompagneranno gli abitanti della Terra per tutto questo primo secolo del terzo millennio.

Una visione complottista, tradizionalmente di destra che ormai ha infettato profondamente una buona parte della cosiddetta opinione pubblica di sinistra e che, grazie ad un accurato uso del social media, costruisce, dietro delle false verità, giorno per giorno, depositandosi substrato su substrato, vere e proprie certezze ideologiche.

L’uccisione del terrorista a Sesto San Giovanni.

A pochi minuti dalla diffusione della notizia della strage al Mercatino di Berlino, l’opinione complottista diffondeva già dubbi sulla matrice dell’attentato, dubbi che invece di essere dissolti dal ritrovamento dei documenti e( forse) di un telefonino dello stesso terrorista, erano come in altri casi identici, amplificati, costruendo il solito castello complottista: oscuri servizi segreti avevano messo lì questi indizi per sviare le indagini degli inquirenti e fornire ai media un mostro proveniente dall’estero a cui dare la caccia.

L’ aver intercettato a Milano , il tunisino, in un banale controllo di polizia e il conseguente conflitto a fuoco con gli agenti e la sua uccisone , sono stati accolti dai complottisti, non come una smentita dei loro precedenti teoremi, ma bensì, in una sorta di rincorsa alla ricerca della Teoria dell’Assurdo: la conferma che lo stesso tunisno fosse stato telecomandato nell’incocciare quella pattuglia e la sua eliminazione fosse parte del Grande Complotto.

Il sottoscritto, rimane ancor oggi esterrefatto sull’ampiezza del fenomeno complottista, nonostante abbia cercato di ccontrastarlo con l’interpretazione di determinati fatti , a partire dell’attacco alle torri gemelle, con articoli su giornali, conferenze, ecc.

Se nel caso delle Torri Gemelle come scrissi nel 2001 , sul Manifesto,(http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/torri_oss.htm ) la grande dèbacle americana, fu causata da stupidità, interessi di lobby e scontri di potere ( oltre dalle conseguenze dell’applicazione delle regole liberiste sul funzionamento del controllo del traffico aereo americano, da parte delle presidenze Bush e Regan), per quanto riguarda il fenomeno attuale dello stragismo” fai da tè “ all’interno di una guerra civile globale e molecolarizzata, nell’era dell’uso psicotico dei social, non è possibile andare alla ricerca dei colpevoli, aggirandosi tra macerie e sangue, facendosi luce con la lampada del Complotto.

Essa distorcendo la visione della realtà ci allontana sempre più dalla possibilità di trovare una soluzione, o meglio una concatenazione di soluzioni di algoritmi che se non correttamente sequenzializzati, anche se risolti teoricamente e/o praticamente uno per uno, non cambierebbero la Realtà di un solo passo.

La teoria probabilistica e la natura umana.

Senza addentrarmi in formule matematiche sintetizzo la risposta che grandi giocatori, strateghi militari, ricercatori dei più svariati campi dello scibile umano hanno cercato di dare a coincidenze sconcertanti, vere e proprie congiunzioni astrali che hanno accompagnato la Storia dell’Umanità.

Ebbene, ancor oggi ,nel mondo dei supercomputer o meglio delle super Reti, l’elemento irrazionalità umana continua ad essere determinante nella catena decisionale. Detto questo per smantellare le presunte certezze complottiste relative alle circostanze dell’uccisione del terrorista tunisno, voglio ricordare quanto avvenne in una situazione analoga tredici anni fa in Italia.

Il giorno del funerale delle Nuove Brigate Rosse.

E’ la mattina del 2 marzo 2003, sul treno interregionale Roma Firenze non vi sono molti viaggiatori, essendo esso utilizzato per lo più dai pendolari nei giorni lavorativi. La domenica chi lo usa lo fa per andare a trovare i parenti, scendendo ad una delle tante stazioni di provincia o anche per una gita fuoriporta.

Tra i viaggiatori vi è una coppia che quella mattina si è alzata presto, obliterando il biglietto alle 06.19 dalla Stazione di Roma Tiburtina con destinazione Arezzo. Sembrano una coppia in gita di piacere, lei in pantaloni neri, capelli rossi, dal viso un po’ stanco , e con qualche chilo in più a chi la conosceva qualche anno prima.
Lui , piccolo, stempiato, dall’aria dell’impiegato in vena di relax.

Alle 08.24 alla stazione di Terentola al confine con l’ Umbria salgono tre uomini della Polizia ferroviaria, per il solito controllo di routine.
Chi li guida , una persona esperta nel suo mestiere , non dovrebbe essere lì, essendo libero dal servizio , ma ha chiesto di cambiare turno per accompagnare un collega ad una visita medica.

Lui è il maresciallo Petri di 48 anni, gli altri sono il sovrintendente Bruno Fortunato e l’agente Giovanni Franzo . Mentre passano tra i vagoni, un impulso spinge Petri a voler chiedere i documenti a quella apparentemente insignificante coppia composta da un impiegato e una casalinga in vacanza.

I documenti presentati e le generalità corrispondenti, controllate via radio sono a posto ma, irrazionalmente il presunto impiegato in vacanza, perde la testa, spazientito estrae una pistola, una 7,65 semiautomatica , puntandola contro il Petri.

Ne nascerà una sparatoria con fasi drammatiche , anch’esse con aspetti surrrerali, : un tira e molla da entrambe le parti, la terrorista super ricercata Desdemona Lioce che si impadronisce della pistola di un poliziotto ma poi non riesce a togliere la sicura, disarmata a sua volta in un corpo a corpo dall’unico poliziotto rimasto illeso nel conflitto a fuoco. Il bilancio finale è pesantissimo: Il maresciallo Petri, quello che doveva essere libero dal servizio è morto, come muore anche il brigatista Galesi e ferito è l’altro poliziotto, il Fortunato che nonostante ciò interviene.

Sembrerebbe la cronaca di un semplice fatto di cronaca nera eppure invece rappresenta la pietra tombale per la stagione delle Nuove Brigate Rosse , che si erano rese responsabili dell’omicidio di Massimo D’Antona e di altri ancora e che volevano divenire il punto di riferimento per una stagione di rinascita della lotta armata di sinistra in Italia.

I due sono di fatto i capi dell’organizzazione e per dei motivi ancor oggi inspiegabili si portavano appresso materiale documentaristico tale che di fatto servì a smantellare in pochissimo tempo l’organizzazione di lotta armata aspirante ad essere il testimone delle vecchie Brigate Rosse ,negli anni 90 e che sino a quel momento avevano fatto brancolare nel buio tutta l’Antiterrorismo italiana.

Un’intera costruzione di certezze, fatte di regole di vita clandestina rispettate sino all’ossessione, che nel giro di pochi attimi crollarono per una serie di fatti imponderabili, sui quali naturalmente il fattore uomo aveva giocato la sua parte.
Perché quella mattina i due non avevano deciso di lasciare a casa l’archivio telematico delle nuove BR? Perché invece di viaggiare in due scompartimenti diversi avevano deciso di viaggiare insieme?
Perché Galesi si autoconvinse che quei documenti che aveva con sé, falsificati in maniera perfetta e che avevano già subito altri controlli non erano più sicuri?
Perché non aspettò, prima di reagire, che gli fosse mossa una contestazione? Perché Desdemona Lioce , perse la testa come una principiante e non fu capace di togliere la sicura ad una Beretta di ordinanza che teoricamente davrebbe dovuto essere l’arma per l’addestramento basico di un perfetto terrorista?

Queste domande inserite in teorie complottiste, oggi, su quella vicenda, si avrebbero ben altre interpretazioni.

Ciò che è avvenuto a Milano l’altra sera va considerato quindi come un semplice incrocio di circostanze, sulle quali possiamo solo dire che era alta la possibilità per una pattuglia della Mobile di Sesto a quell’ora della notte, avvistando un tizio che gironzolava solo, in un luogo di transito, di intercettare il solito pusher o qualche ladruncolo di periferia ma non sicuramente il terrorista di Berlino, in fuga per mezza Europa, eppure ogni calcolo probabilistico ancora una volta è stato infranto dal fattore umano.

Quando l’uomo con il fucile incontra l’uomo con la pistola, l’uomo con la pistola è un uomo morto. (Gian Maria Volontè-per un pugno di dollari-1964)

Ad impedire che il bilancio della sparatoria fosse più drammatico è stato grazie ad alcuni particolari di non poco conto: il terrorista islamico era armato di un arma di piccolo calibro e quando ha reagito non aveva entrambi i poliziotti sotto tiro.
Il resto è stato solo il risultato di una normale sparatoria in cui una 9 X21 a breve distanza non ha dato scampo ad un calibro 22 , o come nel caso dell’episodio da me ricordato, del 2003, non diede scampo ad una 7,65 impugnata dal brigatista Galesi.

Antonio Camuso

Osservatorio sui Balcani di Brindisi

http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/strage_berlino_terrorismo_no_complottismo.htm

Brindisi 24 dicembre 2016

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  • Io credo e non a torto, che dare semplici risposte a domande complicate, sia un atteggiamento di destra, fascista e, stranamente, lo diceva Woody Allen. Per carità, la leva dei giornalisti italiana è tra le migliori in assoluto, la più garantita e tra le più privilegiate. Io vorrei guardare oltre, cercare di centrare meglio, ma se dovessi affidarmi alla carta stampata, diventerei un mediocre, tanto quanto il giornalismo italiano.