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La commissione US ha dichiarando che non esisteva alcun rapporto tra Saddam e Al Qaeda...

Publie le venerdì 18 giugno 2004 par Open-Publishing

Dazibao Guerre-Conflitti USA Viviana Vivarelli

Di Viviana Vivarelli

Armi e politica

La commissione americana ha concluso i suoi lavori dichiarando che non esisteva alcun rapporto tra Saddam, Al Qaeda e l’attacco alle torri. La guerra all’Irak e’stata riconosciuta come una pura e cinica aggressione, coperta da spudorate menzogne, come molti avevano detto fin dal principio. Siamo sulla linea che portera’ a denunciare Bush come criminale di guerra e mettera’ in una luce fosca i suoi sciagurati alleati. Speriamo che di cio’ si capaciti il numero piu’ alto possibile di elettori americani, cambiando il loro voto, e spingendo anche il nuovo presidente, chiunque egli sia, ad abbandonare la perversa pratica delle guerre di invasione unilaterale per volgersi a quella riduzione degli armamenti su scala mondiale che tutti auspichiamo per una soluzione diversa e pacifica dei problemi del mondo e degli stessi americani.

In quanto a Prodi, Rutelli e D’Alema che insistono, e non si sa piu’ in nome di che, sulla permanenza delle nostre truppe in Irak, ricordiamo che anche l’ONU non intende mantenere personale in Irak proprio perche’ al momento la situazione e’ drammatica, e, se l’ONU non vede come aiutare questo disgraziatissimo paese, non si capisce come possano farlo i nostri carabinieri lasciati li’ totalmente allo sbaraglio.

Lo stallo dei voti di certa sinistra come il dimezzamento dei voti della Margherita, insomma il crollo di un moderatismo opportunista, dicono chiaramente che le scelte errate in materia di opportunismi internazionali ed economici non pagano, anche se non vediamo traccia di ripensamento in certe dirigenze, tuttora dominate da strategie perdenti.

Se, invece di discutere di ingegnerie elettorali, cominciassero a sintonizzarsi sulle richieste degli elettori, anche la loro risalita sarebbe piu’ facile, e questo riguarda anche Prodi che, se vorra’ essere eletto, dovra’ informarsi meglio delle richieste dei cittadini, sia a livello interno che internazionale, e non ascoltare i titubanti consigli di un Fassino o quelli guerrafondai di un Amato o seguire i giochini di una politica neoliberista o neocolonialista ormai sconfessata. Insomma la linea D’Alema e’ perdente e non vorremmo vedere Prodi allineato sulla stessa falsariga. Ricordiamo che se D’Alema fosse stato il capo della sinistra in Spagna o in Brasile non ci sarebbe stata nessuna vittoria schiacciante della sinistra.

Lo stesso riformismo che si continua a predicare e’ qualcosa di abortito e mai nato, vuoto che nasconde il vuoto, salvo che non si tratti di una ripresentazione sotto altro nome della sciagurata bicamerale di D’Alema, fallita e fallimentare, con tutte le riduzioni di diritti che comportava e con la velleita’ altrettanto sciagurata di un presidenzialismo forte che porterebbe altra benzina alla macchina di Berlusconi. Nulla di quello che D’Alema ha difeso cosi’ pervicacemente ci piace ed e’ nostra speranza che il voto europeo lo porti lontano dalle scelte italiane e che un prossimo congresso dei Ds porti la sinistra a una dirigenza piu’ vicina alle linee di Lula o di Zapatero e piu’ consone al nuono pensiero del mondo.

Per quanto riguarda le cifre della guerra, ricavo da peacelink che:
 le guerre di Bush hanno fatto aumentare il terrorismo
 hanno peggiorato l’economia mondiale
 hanno reso catastrofico il deficit americano
 hanno alzato la spesa mondiale in armi a 956 miliardi di dollari
 di cui ben il 75% solo nei paesi ricchi e per Irak e Afganistan
 la meta’ solo negli Stati uniti
 la spesa in armi dei paesi ricchi e’ diventata superiore a tutto il debito dei paesi poveri ed e’ dieci volte quanto dato per aiuti umanitari, quando aiutare i poveri a vivere meglio e difendere i diritti civili e del lavoro sarebbe di per se’ il primo deterrente a qualunque terrorismo.

Il SIPRI, l’istituto svedese di ricerche sulla pace tra i più prestigiosi al mondo, ha rilasciato il proprio annuario 2004 dedicato ad "Armamenti, disarmo e sicurezza internazionale". Purtroppo sempre piu’ stati trattano la sicurezza non per via diplomatica o intervenendo sulle cause del malessere sociale, ma attraverso le armi, imitando la pessima strategia di Bush e questo e’ un arretramento enorme sulla strada del progresso universale. L’intervento in Irak ha sconvolto l’equilibrio del mondo, ne ha aumentato l’insicurezza, ha peggiorato i bilanci, creando nuovi traffici d’armi con mezzi sempre piu’ letali, mentre sempre meno risorse sono state impiegate sia nella ricerca di energie alternative che nella lotta contro fame, sete, carestie e malattie.

Nel 2003 le spese militari mondiali sono cresciute dell’11%, il doppio rispetto al 6,5% del 2002, del 18% in piu’ rispetto all’ultimo biennio. I paesi ricchi dimostrano la loro scarsa propensione ad alleviare povertà e a promuovere sviluppo economico, mentre mantengono strategie di potere e di neolonialismo insopportabili. L’unica speranza e’ che il voto popolare, come ha penalizzato Aznar, penalizzi scelte aberranti come quelle di Blair e di Berlusconi, ma ancora le reazioni elettorali appaiono pallide rispetto al danno enorme prodotto.

Dalla fine della Guerra Fredda l’Occidente aveva conosciuto un mezzo secolo di pace, nel 2003 i conflitti nel mondo erano stati 19, 4 in Africa ed 8 in Asia, di cui solo due "inter-statali". Ma gli Stati Uniti hanno scompaginato tutto.

Un cambio nelle strategie americane e’ dunque l’unica e vera rivoluzione benefica che il mondo desidera, ma dobbiamo mandare al governo partiti che non si allineino pedestremente a fianco dell’America, qualunque siano le sue aberrazioni.
Non possiamo permettere che il nostro futuro sia messo a rischio di sopravvivenza solo per alimentare il budget delle fabbriche d’armi.

Giustamente Gandhi diceva: "C’e’ un solo modo con cui un paese puo’ dichiararsi pacifista, smettere di produrrre, vendere e usare armi".

La guerra di Bush ha fatto aumentare la spesa planetaria del 7%; in dollari o un euro questa e’ una cifra enorme che vorremo al servizio della vita e non di un profitto connesso alla morte.

Il problema del mondo non e’ il terrorismo, ma e’ la politica perversa dei governi occidentali e il governo italiano, attuale come quello futuro, ha la sua parte non indifferente di responsabilita’. Per questo e’ necessario, piu’ che mai un pronunciamento chiaro e netto delle forze costituenti la sinistra e che coloro che non sono in grado di capire da che parte vanno i popoli se ne vadano per sempre. Ormai siamo tutti connesso e anche le scelte di un amministratore locale fa parte di un tutto globale, con la sua quota di responsabilita’.

Se Zapatero ha inaugurato un nuovo modo orgoglioso e diretto di fare politica, il Brasile sta cercando di influenzare la politica globale con un modello di "soft-power" che non fa affidamento sulle spese belliche e militari. Anche i politici italiani devono uscire dal loro provincialismo per una politica di piu’ ampio respiro.

La guerra non era la soluzione del terrorismo ma era una micidiale soluzione di mercato. Si vedra’ che alla fine sara’ una falsa soluzione anche per il mercato e che milioni di morti saranno serviti solo ad aumentare i profitti di pochi mercanti di morte.

Il terrrorismo e’ un falso problema che non e’ stato risolto perche’ la guerra non era la soluzione, come il terrorismo non era la causa.
Un mondo globalizzato non vuole una guerra globalizzata e nemmeno vuole questo tipo di neoliberismo globalizzato ma chiede una globalizzazione dei diritti e un aumento di potere di organismi sovranazionali che non siano espressione di pure potenze economiche.

Ora la guerra preventiva mostra le sue pecche e i governi che hanno sostenuto politiche liberiste vacillano, indipendentemente dall’etichetta ufficiale.

La storia e il voto elettorale hanno mostrato che le esigenze dei cittadini stanno altrove, ma non e’ detto che le segreterie dei partiti lo vogliano comprendere e che smettano di essere poteri che si autoperpetuano ma di cui il cittadino informato non ha piu’ bisogno.

Basta con le spese militari e col terrrorismo degli schieramenti guerrafondai!

Basta con le restrizioni allo stato sociale e ai diritti dei cittadini in nome di un PIL perverso che diventa il primo nemico sociale ed economico!

Vogliamo veder apparire una politica diversa, nei partiti di governo come in quelli di opposizione, perche’ la societa’ civile rischia di non riconoscersi ne’ negli uni ne’ negli altri !

Vogliamo l’avvento di un mondo di cooperazione, solidarieta’ e giustizia!

Vogliamo una societa’ piu’ etica, non dominata dal profitto e dal potere!

I ricercatori del SIPRI ci dicono che nel lungo termine non è così scontato che gli attuali livelli di spesa militare
possano essere ancora economicamente e politicamente sostenibili.

Forse l’onda lunga delle armi si sta esaurendo. Forse un mondo migliore e’ di nuovo possibile!