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Lettera aperta di Agnoletto al nuovo Presidente del Parlamento Europeo Josep BORRELL

Publie le giovedì 22 luglio 2004 par Open-Publishing

Europa Vittorio Agnoletto

"Difesa dei diritti umani e della libertà di espressione siano
l’obiettivo principale del nuovo Parlamento Europeo"

A tre anni dalle tragiche giornate del "G8" di Genova

Lettera aperta

dell’On.Vittorio Agnoletto

Eurodeputato della Sinistra Unitaria Europea (GUE/NGL)
Già portavoce nel luglio 2001 del GSF, "Genoa Social Forum"

"Difesa dei diritti umani e della libertà di espressione siano
l’obiettivo principale
del nuovo Parlamento Europeo"

Strasburgo, 20 luglio 2004

Signor Presidente,

tre anni fa, proprio in questi giorni, a Genova migliaia di giovani
giunti da tutta Europa partecipavano con grande attenzione ad
un "Public Forum" nel quale, attraverso decine e decine di
dibattiti, venivano presentate alternative concrete e praticabili
all’attuale modello di sviluppo. L’obiettivo era la critica ad una
globalizzazione che cancella la dignità della persona in nome
dell’ideologia del mercato. "Prima di essere consumatori siamo
persone. Prima di essere europei o africani siamo persone. Prima di
professarci cristiani o buddisti siamo persone.." affermavano le
centinaia di migliaia di giovani che animarono le grandi e pacifiche
manifestazioni per protestare contro la riunione del G8.

Genova: una ferita ancora aperta
Le forze dell’ordine italiane, con un comportamento irresponsabile,
repressero militarmente queste iniziative, nonostante fossero state
regolarmente autorizzate. Amnesty International chiese l’immediata
istituzione di una commissione d’inchiesta indipendente per indagare
sulle ripetute violazioni dei diritti umani, civili e
costituzionali.

Il 20 luglio un giovane manifestante, Carlo Giuliani, veniva ucciso
a Genova, in Piazza Alimonda.

A causa dei violenti attacchi ai cortei, oltre 500 persone furono
costrette a farsi curare nei pronto soccorso; altre 600 furono
assistite dai medici del "Genoa Social Forum". Oltre trecento
persone denunciarono le violenze subite da parte delle forze
dell’ordine. Osservatori internazionali indipendenti hanno parlato
dei giorni di Genova come della più grande repressione di massa
compiuta in Europa negli ultimi anni. Decine di persone furono
espulse arbitrariamente (su 87 ricorsi presentati ne furono accolti
ben 85, ma nella maggioranza dei casi gli espulsi non fecero
ricorso).

Il parlamento e il governo italiani non hanno mai risposto alla
richiesta di Amnesty, rifiutando anche di creare una commissione
parlamentare d’inchiesta, invocata anche dalle forze d’opposizione e
da numerosissime organizzazioni della società civile. Ad indagare,
contro gli abusi commessi dalle forze dell’ordine, è rimasta la
magistratura.

Il 26 giugno 2004 è cominciata l’udienza preliminare relativa
alla "perquisizione" alla "Scuola Diaz", che portò all’arresto di 93
persone, delle quali 82 furono condotte in ospedale a causa del
pestaggio subito. I magistrati hanno chiesto il rinvio a giudizio
per 29 funzionari e dirigenti di polizia. Le accuse, a vario titolo,
sono: falso ideologico, calunnia, concorso in lesioni. E’ ormai
accertato che dentro la "Scuola Diaz" fu eseguito un pestaggio
indiscriminato e che gli arresti furono eseguiti sulla base di una
prova falsa: la presenza nella scuola di due "bottiglie molotov". Le
due bottiglie, come testimoniato dagli stessi agenti, furono portate
dentro la scuola dalla polizia. Un poliziotto è accusato di avere
simulato un’aggressione a colpi di coltello da parte di uno dei 93
ospiti della scuola. Fra gli imputati figurano altissimi dirigenti
della polizia di Stato. Nessuno di loro ha ritenuto di doversi
dimettere in attesa di chiarire la propria posizione al processo.
Alcuni, nel frattempo, sono stati addirittura promossi: al vertice
dell’antiterrorismo, o ad un ruolo di responsabilità nella "task
force" europea contro il terrorismo internazionale.

L’indagine della magistratura ha accertato inoltre che dentro
la "Caserma di Bolzaneto", furono maltrattate, minacciate e umiliate
decine di persone. All’ingresso - si legge nella richiesta di rinvio
a giudizio - esisteva un "comitato di accoglienza": i detenuti erano
costretti a passare fra due ali di agenti, in modo da essere colpiti
con manganelli, calci, pugni. A tutti i detenuti fu impedito di
avvertire familiari e avvocati. Molti furono costretti a rimanere
per ore in piedi con le mani tenute in alto contro un muro. Molti
furono picchiati e insultati o minacciati di morte. Alcuni furono
sottoposti a trattamenti umilianti e violenti, come lo strappo dei
piercing dal corpo. Alcune ragazze furono minacciate di stupro con i
manganelli o lasciate per ore nude dentro le celle. Per i fatti di
Bolzaneto la magistratura genovese ha chiesto il rinvio a giudizio
per 47 persone, appartenenti a vari corpi di polizia; fra gli
indagati ci sono anche cinque medici.

2001: l’Europa deplora "la sospensione dei diritti fondamentali"

E’ tutt’ora pendente un ricorso che i legali del "Social Forum
Italiano" hanno presentato al "Commissario per i diritti dell’uomo"
del "Consiglio d’Europa", avente ad oggetto le violenze delle forze
dell’ordine nelle giornate di Genova. Vorrei ricordare che il
Parlamento Europeo condannò il comportamento tenuto in
quell’occasione dalle forze dell’ordine italiane, come si evidenzia
nelle pagine della relazione sul rispetto dei diritti fondamentali
nell’Unione europea per l’anno 2001 che: deplora "le sospensioni dei
diritti fondamentali avvenute durante le manifestazioni pubbliche,
ed in particolare in occasione della riunione del G8 a Genova, come
la libertà di espressione, la libertà di circolazione, il diritto
alla difesa, il diritto all’integrità fisica" e aggiunge che, in
diverse circostanze, "l’intervento di agenti di polizia e di altre
forze dell’ordine lascia a desiderare", come nel caso
dell’Italia "durante il G8 di Genova". La medesima relazione
condannò del resto episodi simili avvenuti precedentemente a
Göteborg e a Nizza. La stessa relatrice, Joke Swiebel, invitò il
Parlamento, oltre ad esprimere una precisa condanna politica
attraverso una risoluzione, a riflettere su come si potesse rendere
più efficace il sistema europeo di difesa dei diritti umani tutelati
dagli articoli 6 e 7 del trattato UE.

Parlamento Europeo, garante dei diritti fondamentali: proposte
precise

In occasione del terzo anniversario di quei tragici avvenimenti, che
purtroppo non hanno costituito, nella recente storia italiana,
un’eccezione - come dimostra anche il recente rinvio a giudizio di
31 poliziotti per le violenze commesse sui manifestanti "No-global"
a Napoli nel marzo 2001 - chiedo a lei, Signor Presidente, un fermo
impegno affinché questo Parlamento avvii un monitoraggio costante
del comportamento delle forze dell’ordine durante le manifestazioni
pubbliche, anche - ma non solo - in relazione alla corretta
applicazione della "Convenzione di Schengen" (il cui articolo 2
par.2 è stato applicato più volte abusivamente).

Infatti ritengo di primaria importanza che il nuovo Parlamento si
renda protagonista di una salto di qualità nella tutela di diritti
fondamentali - come il diritto di manifestare liberamente il proprio
pensiero e di partecipare alla vita democratica dell’Europa - anche
attraverso atti destinati a stimolare, da parte dei singoli Paesi
Membri, l’assunzione di specifiche iniziative legislative
finalizzate a:

*adeguare il proprio ordinamento alle convenzioni internazionali in
materia di diritti umani introducendo il reato di tortura;

*consentire l’identificazione del personale delle forze dell’ordine
stabilendo l’obbligo di utilizzare codici identificativi sulle
uniformi;

*programmare un costante aggiornamento professionale delle forze di
polizia finalizzato a promuovere i principi della nonviolenza, una
coscienza civica e una deontologia professionale conformi alle loro
funzioni di tutela dei diritti dei cittadini;

*escludere l’utilizzo da parte delle forze dell’ordine di sostanze
chimiche delle quali sia accertata, o sospettata, la nocività e la
capacità di produrre effetti irreversibili sulla salute umana. Per
tale ragione è necessario disporre una moratoria nell’utilizzo dei
gas CS fino a quando non sarà scientificamente escluso qualsiasi
rischio per la salute sia dei lavoratori delle forze dell’ordine,
sia della cittadinanza;

La "Commissione Libertà Pubbliche" del Parlamento Europeo potrebbe
essere il luogo opportuno per dibattere e formalizzare simili
proposte, avvalendosi eventualmente del prezioso aiuto della Rete di
esperti europei sui diritti fondamentali. Chiedo che il Parlamento
incontri al più presto una delegazione dei legali del "Social Forum"
italiano ed europeo affinché questi possano illustrare la situazione
determinatasi in Italia e possano esplicitare le loro preoccupazioni
su una violazione dei diritti umani tutelati dalla "Carta dei
diritti fondamentali dell’Unione europea (ora integrata nel progetto
di Costituzione per l’Europa) e dalla "Convenzione europea per la
salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali".

Chiedo inoltre che il nostro Parlamento organizzi un’audizione
pubblica in presenza degli stessi legali per permettere a tutti i
deputati di informarsi con precisione al fine di poter assumere, in
modo consapevole, una forte iniziativa sull’argomento.

Certo che queste proposte saranno da lei prese nella giusta
considerazione, la prego, Signor Presidente, di gradire i miei
cordiali saluti.

on.Vittorio Agnoletto