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Un moderno impianto autoritario

Publie le martedì 21 settembre 2004 par Open-Publishing

Governi Partito della Rifondazione Comunista Parigi Graziella Mascia

di GRAZIELLA MASCIA

L’aula di Montecitorio riprende oggi
l’esame degli emendamenti sulla
riforma della seconda parte della costituzione
proposta dal governo. Un impianto
che mina strutturalmente il sistema
democratico basato sulla attuale
carta costituzionale, per il pesante ridimensionamento
che subirebbe il parlamento.

Un testo che suscita un vero allarme
democratico, tanto più in un contesto
in cui in Europa e nel mondo le tecnocrazie
prendono il posto delle istituzioni
legittimamente elette, e il trattato
della costituzione europea, se approvato,
legittimerà i governi a decidere sulla
testa dei cittadini, superando persino i
vincoli costituzionali dei singoli paesi.

Un progetto dunque che mostra un
moderno impianto autoritario, dove si
configura la lesione del principio di separazione
dei poteri e si pone il potere
legislativo alla mercé dell’esecutivo. Un
fatto destinato a incidere inevitabilmente
sulla prima parte della costituzione
che statuisce i principi dell’ordinamento
e riconosce i diritti fondamentali
dei cittadini.

Nella messa in discussione del rapporto
tra principi e diritti da una parte,
e quello tra le istituzioni che definiscono
e regolano il potere dall’altra, si producono
quindi modificazioni inammissibili
persino con la procedura stabilita
dall’articolo 138.

Anche per queste ragioni, e non solo
per l’alternatività della nostra proposta
di Senato delle regioni rispetto a
quella del governo, abbiamo votato contro
l’articolo 1, quello che, storicamente
ha significato tensione all’unità, in nome
della quale gli Stati hanno sacrificato
parte della loro sovranità. Esso, viceversa,
tende a produrre la frammentazione
della Repubblica e la frantumazione dei
vincoli di solidarietà politica, economica
e sociale. Nel voto odierno sugli articoli
della cosiddetta devolution tutto ciò
si rende drammaticamente evidentemente,
e nuove disuguaglianze amplificheranno
quelle già esistenti.

Se la riforma
del titolo V° della scorsa legislatura
ha già costretto la Corte ad intervenire
per dirimere conflittualità istituzionali,
relativamente a competenze statali e regionali,
possiamo immaginare le conseguenze
non solo sociali della ulteriore
devoluzione alle regioni di competenze
esclusive su sanità, istruzione, polizia locale
che entrano in collisione con i principi
fondamentali richiamati nella prima
parte della costituzione.

E’ perciò necessario, fin d’ora, che si
affermi una consapevolezza popolare
circa l’effetto di demolizione dei diritti
e della politica che il disegno governativo
produce.

Tutte le opposizione devono da subito
qualificare la loro contrarietà in parlamento,
affinché i cittadini possano comprendere
l’importanza del referendum
in cui saranno chiamati ad esprimersi alla
conclusione dell’iter legislativo.

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