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FSE-Diario londinese 5

Publie le lunedì 18 ottobre 2004 par Open-Publishing

Forum Sociale

di Paola Ceretta

Piove. Ormai e’ una consuetudine. Alla fermata della navetta e’ un delirio. Seguiamo dei ragazzi fiorentini che conoscono una strada veloce per arrivare al metrò. Peccato che abbiamo camminato per piu’ di mezz’ora. Per ringraziarli della scarpinata li invitiamo al Camden Centre dove c’e’ la festa di No Vox UK. Musica brasiliana dal vivo, cibo biologico, birra a fiumi e tanto divertimento. Finalmente si balla e si stà assieme.

Il posto e’ affollato e promette bene ma sono gia’ le 23.00 e della cena tanto agognata nemmeno l’ombra. In piu’ io e Cinzia ci siamo fatte prendere dalla sindrome delle inviate d’assalto quindi concentriamo tutta la nostra attenzione sui computer liberi che dire che vanno a carbonella e’ fargli un complimento. I fiorentini se ne vanno, anche un filo disgustati, del resto avevano l’aria un po’ modaiola. Conquistate le postazioni non stacchiamo le dita dalla tastiera nemmeno per andare in bagno. E produciamo, produciamo. Verso le 24.30 ci avvisano che il locale sta per chiudere e noi non abbiamo ancora finito. E da stamattina che rimbalziamo dalle conferenze alla sala stampa per aggiornare il sito il più possibile. Vita sociale zero. Sarà per questo che non ci fila nessuno? Ci resta solo domani per rimediare alla nostra tragica situazione da single bigotte. Perche’ e’ questo che sembriamo, tutte dedite alla causa. Gli altri stringono amicizie,relazioni e fugaci avventure. Noi flirtiamo soltanto con monitor e tastiera e a volte nemmeno loro ci prendono in considerazione.

Il media center di Camden chiude ma la festa continua. Per uscire attraversiamo il salone pieno di giovani gaudenti che si dimenano a ritmo di una samba-rap. Tentiamo di scatenarci per cinque minuti ma la stanchezza incombe e, a malincuore, ci avviamo verso casa. Il destino è in agguato. La circle line, che ci porterebbe dritte sulla soglia dell’ostello, non circola più. Si prende un’altra linea fino a Edgwarw Road e da lì la distric ci depositerà a Bayswater. Peccato che alla fermata la piattaforma sia doppia e le indicazioni non siano chiare. Morale:perdiamo l’ultimo metrò e siamo costrette a farcela a piedi, con una voragine nello stomaco.

Mai chiedere informazioni a un inglese: 9 volte su 10 sono sballate. Chi ci manda di qua, chi di là. Alla fine, un autobus pietoso ci raccoglie e ci deposita all’inizio di Bayswater Road. Noi abitiamo alla fine della strada: almeno 4 Km di cammino nella fosca notte londinese. Di nuovo al buio, da sole in uno stradone deserto. Almeno ha smesso di piovere. Per fortuna perchè Cinzia ha perso il suo mitico ombrellino che più volte in questi giorni ci ha riparato dalle intemperie. Prima di incamminarci riempiamo lo stomaco con uno schifosissimo panino comperato a peso d’oro in una di quelle catene superglobalizzate che rimangono aperte tutta la notte. Faccio presente che accanto c’era un comodo riscaldato e piu’ economico McDonald’s ma noi, fedeli alla causa abbiamo preferito cenare all’adiaccio sulla strada verso casa. Ormai i piedi non li sento più.

Per passare dall’altro lato della strada affrontiamo con coraggio un lugubre sottopasso: è la prima volta nella mia vita e penso anche in quella di Cinzia che saremmo felici di passeggiare in compagnia di uno sbirro. Ma noi siamo temerarie: ci avventuriamo a passo sotenuto mentre finiamo di consumare la nostra formidabile cena. Il problema principale non è il pericolo di essere stuprate o rapinate ma quello di rimanere in equilibrio. Qualche genio ha appena passato diligentemente il pavimento con acqua saponata. A metà del tunnel incombono dei passi alle nostre spalle. Non ci voltiamo e allunghiamo il passo. Il rumore sembra intensificarsi. Ormai salve sull’altra riva, ci rendiamo conto che il nostro potenziale aggressore era solo uno sfigato che doveva farsela a piedi come noi, trascinandosi un trolley di dimensioni ragguardevoli e consumando un infimo panino globalizzato targato McDonald’s. Stremate, a metà strada decidiamo di aspettare l’autobus notturno in compagnia di un gradevole psicopatico che nonostante fosse infagottato barbellava dal freddo. Il divertimento del fanciullo consisteva nell’aspettare l’autobus, bussare al conducente mentre sta per ripartire, fargli riaprire le porte, questionare per non so cosa e mandarlo a quel paese usando espressioni e gesti coloriti. Si alza il vento. Il nostro mezzo compare all’orizzonte. per una volta il fato ci è amico.

Il bus e’ pieno, saliamo nel mezzo. Due inglesono pelati ci squadrano infastiditi. Quando chiediamo dove dobbiamo scendere si affrettano ad avvisarci che abbiamo sbagliato, che dobbiamo tornare indietro. Almeno dieci minuti di cammino. Scendiamo alla prossima. In dirittura d’arrivo ci ricordano, seccati, che dobbiamo pagare il biglietto. Cinzia, visibilmente alterata, risponde glaciale che abbiamo la tesserina "all included". I due rimangono basiti. Viste le esperienze precedenti non ci fidiamo. Una volta a terra controlliamo la cartina. Ancora una fermata ed eravamo a casa. I due infami oltre ad averci fatto scendere prima del previsto ci volevano far tornare indietro, solo per punirci del fatto che, secondo loro, eravamo i classici italiani scrocconi che viaggiano senza biglietto. A Milano lo faccio spesso ma qui non sono a casa mia. Devi proprio avere i vermi nel cervello per far andare in giro di notte, in uno stradone deserto a bordo parco due ragazze giovani, carine e indifese in una metropoli pericolosa come Londra, solo per il gusto di vendicarti. Di che cosa poi? Si facessero un attimo i fatti loro. Non ci perdiamo d’animo e proseguiamo verso la direzione giusta augurando ai due spiritosoni una dissenteria fulminante che li tenga incollati alla tazza per una settimana. Quando lo faccio con qualche amico che me le fa girare, di solito funziona. Finalmente casa. Ci restano solo quattro piani a piedi.

http://www.socialpress.it/article.php3?id_article=601