Home > FSE Diario londinese 6

FSE Diario londinese 6

Publie le lunedì 18 ottobre 2004 par Open-Publishing

Forum Sociale

di Paola Ceretta

Le nostre facce assomigliano a quelle di due zombi. Dormiamo tre ore per notte e siamo sempre sepolte dentro l’Alexandra Palace. Nonstante ci dia dentro di cipria e di fard la situazione non migliora. La luce del giorno non sappiamo più cos’è. Usciamo la mattina che è ancora buio e torniamo a notte fonda che è ancora più buio.

Non ho plenarie da seguire e mi faccio un giro per la sede del Forum. E’ un edifico gigantesco adibito a congressi, in stile liberty, con una cupola di vetro. Curioso tra i banchetti, compero delle cartoline molto pulp su Bush e Blair e qualche spilla da esibire sulla mia borsa militare. Insomma anche volendo non riesco a spendere. Rimediero’ domenica pomeriggio al mercato di Camden Town. Bevo il mio sano caffè dai giovani comunisti e riprendo contatto con il mondo. Rimango incantata davanti alla mostra del mio fotografo preferito: Sebastiao Salgado. Scioccante quella sule mutilazioni in Sierra Leone, soprattutto perche’ molti dei protagonisti sono bambini.

Arriva il momento che attendo dal primo giorno del Forum, la plenaria. Una delle relatrici porta uno dei cognomi piu’ famosi del mondo: Aleida Guevara, la figlia del Che. Il cuore mi batte forte. Quando la presentano non riesco quasi ad applaudire, ho come un nodo alla gola. Vorrei intervistarla, domandarle cosa ricorda di suo padre, cosa significa chiamarsi Guevara... invece non riesco neanche a scattarle una misera foto perche’ la macchina fotografica ha le pile scariche.

Nel pomeriggio mi dedico, finalmente, al mio argomento preferito: arte e cultura come lotta politica. All’alba dele 16.00 riesco a pranzare.

In sala stampa incontro Eliana, ci mettiamo a chiacchierare sulla gestione dei dibattiti post-conferenza. Concordiamo sul fatto che sono solo una valvola di sfogo per egomaniaci che per una volta nella vita provano l’ebbrezza di arringare una folla. Ci interrompe un giornalista italiano o pseudo tale. E’ appena terminata la plenaria sulla guerra, a cui ha partecipato anche Fausto Bertinotti. Il giovine, probabilmente, deve redigere un articolo al riguardo e si informa da noi se Bertinotti, e’ il segretario del PRC. Ma lo pagano sto’ qua per lavorare?

Arrivano notizie di alcune contestazioni, anche un po’ pesanti, fuori dall’Alexandra Palace. Cinzia ed Eliana vanno a controllare. In sala stampa arrivano alcuni giornalisti che raccontano di precari, disobbedienti, gente che vuole entrare senza pagare, permessi negati per partecipare alla manifestazione....e’ tutto molto confuso. Le plenarie e i seminari della sera vengono interrotti. Gira voce che abbiano arrestato qualcuno.

Alexandra Palace chiude e come al solito io e Cinzia siamo senza cena e dobbiamo ancora finire le nostre corrispondenze. Sta terminando l’ultima assemblea preparatoria all’assemblea finale del Forum di domenica mattina. Devono ancora intervenire le femministe quando un relatore dichiara chiuso l’incontro. Le donne insorgono e anche una piccola parte del pubblico. Cominciano i battibecchi. Le donne si impongono semplicemente alzando la voce e tutto fila liscio.

E’ sabato sera e ci sembra più che degno scatenarci in qualche festa. Dove andare? Chiediamo un po’ in giro in sala stampa ma nessuno sa nulla. Ci dirigiamo al Camden Centre, mi cade l’occhio su un paio di computer vuoti e mi risale la sindrome da inviata perfetta. Mi prendo una birra e vado avanti a scrivere il diario. E’ la prima che mi bevo da quando sono a Londra. Sono a stomaco vuoto e stanca morta per cui l’alcool mi dà subito alla testa. Alquanto allegrotta mi fisso che voglio andare a un party e tempesto tutti i presenti, e sono parecchi, sempre con la stessa domanda "Where is an amusing party tonight?" Ne scoviamo uno organizzato dal Social Forum alternativo. Costa ben 8.00£. Alla faccia dell’alternativo!

Ci avviamo verso casa temendo un nuovo terribile rovescio del destino. Un pò col cuore in gola saliamo sulla circle line. Seduti davanti a noi ci sono due simpatici fidanzatini biondi. Lei indossa delle orrende scarpe a punta color argento con stmpate delle piccole labbra fucsia, con i tacchi a spillo, lui gioca con una cicca masticata e la appiccica sul braccio di lei come pegno d’amore, mentre lei lo accarezza amorevolmente. La metropolitana si ferma nel tunnel, lontano dalla stazione di arrivo. Lo sapevo che non poteva andarci liscia nemmeno stasera! Comincio a sudare e a respirare veloce. Mi sta salendo il panico: soffro di claustrofobia. Al pensiero di camminare nei cunicoli pieni di topi mi vengono i brividi. La metrò riparte e io riprendo fiato.

Bayswater: scendiamo di corsa e ci inginocchiamo davanti al logo della fermata. Non ci sembra vero! Siamo a casa. Ci resta da risolvere un unico problema: la cena. Ahimè anche questa sera ci tocca la globalizzazione: comunque sempre il male minore, scegliamo Burger King invece che l’onnipresente McDonald’s. Cinzia in realtà non ha fame, ha gia’ mangiato, ha solo sete. Tenta di dirottarmi su un ristorante libanese. No, voglio un veggieburger globalizzato. Cinzia, con aria di rimprovero mi segue e nonostante avesse, in fondo in fondo, voglia di Milkshake al cioccoloto, non desiste, lei: donna tutta d’un pezzo. Mi scofano volentieri il mio veggie meal misura extralarge, commentando con Cinzia che queste cose non si dovrebbero fare, che bisognerebbe essere fedeli alla linea. Non credo che esistano i duri e puri. Sono convinta che tutti, nel movimento, almeno una volta si siano concessi un peccatuccio globalizzato. E’ solo l’una di notte. Investo 1£ per un’ora nell’internet point dell’ostello e vado avanti a scrivere, mentre Cinzia lavora al portatile. C’e’ un viavai di gente impressionante. Forse la festa che tanto cercavo era qui? Noi, imperterrite, continuiamo a lavorare. All’alba delle due ho il cervello in pappa. Mi inerpico per le scale dell’ostello e mi fiondo nel letto.

http://www.socialpress.it/article.php3?id_article=606