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I FASCISTI NELLE NOSTRE STRADE, NEI NOTRI TERRITORI

Publie le lunedì 12 maggio 2003 par Open-Publishing
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Forum Sociale Estrema destra

I FASCISTI NELLE NOSTRE STRADE, NEI NOTRI TERRITORI
UNA QUESTIONE CHE NON PUÒ PIÙ ESSERE SOTTOVALUTATA

Sabato pomeriggio siamo stati, come annunciato, alla manifestazione
antifascista ad Argelato per protestare con le aggressioni squadristiche di
due ragazzi (uno italiano, l’altro magrebino), avvenute nella zona, nella
notte del 26 aprile, per mano di un gruppo di naziskin.

C’erano non più di
150 persone in Piazza Caduti della Libertà: gonfalone dell’ANPI, bandiere
della CGIL, di Rifondazione Comunista, del Pdci, dei Ds; lo striscione del
Comitato Antifascista e quello del Social Forum con lo slogan "Verità e
Giustizia per Carlo Giuliani".

Dall’altra parte della strada, davanti a un bar, schierati, i fasci
"difendono" il loro territorio. Diversi di noi non sono proprio dei
bambini, qualcosa ci è capitato di vedere nel corso di qualche decennio, ma
mai avevamo assistito a una simile provocazione durante una manifestazione
antifascista.

I fascisti stanno in due gruppi:
 la milizia, composta da 10/12 naziskin, in "divisa d’ordinanza"
(testa rasata, abbondante esposizione di tatuaggi, maglietta con la scritta
"skin 88", jeans a tubo e anfibi), guarda caso, tutti con la bottiglia di
birra da 3/4 in mano, faccia da sfida;
 le staffette-esca, formate, a gruppi di tre, da un drappello più folto
di "gabber"; una ventina di 17/18enni, vestiti tutti con capi firmati; che
ha il compito di ronzare attorno alla piazza o, addirittura, di entrarvi
per fare commenti ironici e sorrisini di disprezzo.

I compagni di Argelato sembrano essere imbabolati da questa situazione, la
maggior parte di loro è intimorita, si ha la netta sensazione che i nazi
(che, tra l’altro, sono alloggiati nel bar della parrocchia), con la
prepotenza, stiano spadroneggiando in paese. Sono tronfi e si sentono
impuniti.

Il comizio va via veloce, dopo il sindaco, prende la parola il parlamentare
del collegio, il verde Paolo Cento e poi, infine, un ragazzo di
un’associazione che riunisce i giovani di sinistra della zona. Tutto non
più di mezz’ora, poi via veloci, coi fasci in giro non si sa mai.

E no, a casa così non si può andare, con quelle "crape di rapa" che se la
ridono prendendoci per il culo. Lo striscione del Comitato Antifascista si
mette alla testa di un piccolo corteo per andare a calpestare quel
territorio of-limits per la presenza nazifascista.
I carabinieri, probabilmente della tenenza di S.Giovanni in Persiceto, ci
rincorrono.

Un maresciallo del luogo ci dice che il corteo non è
autorizzato, che almeno, per attraversare la strada si aspetti il verde.
Due digossini venuti da Bologna, a cui avevamo più volte chiesto di
toglierceli dalla vista e di comunicare ai fascisti che non potevano
provocare così, adesso ci dicono di non essere noi ad andarli a provocare.

Ci avviciniamo al bar che dà sul cortile della chiesa, i "gabber" sono
spariti, ma la "sporca dozzina" di naziskin è lì, a muso duro.
I carabinieri si mettono in mezzo, naturalmente si schierano verso di noi.
Siamo alle ultime strofe di "bella ciao", quando i fasci intonano una
canzonetta incomprensibile che li carica, però, parecchio, dato che, subito
dopo, scattano le braccia tese nel saluto romano.

Poi, a ripetizione,
"duce- duce" e, brandendo le bottiglie di birra, "merde fatevi avanti".
Ci dicono di stare calmi i carabinieri, ma anche diversi "argelatesi",
dubbiosi per le conseguenze della nostra protesta. Gli rispondiamo che
siamo "adulti" e che, in quel contesto, non abbiamo bisogno di ramanzine.
Piuttosto, queste distratte forze dell’ordine che non si accorgono che i
nazi, nel frattempo, si stanno infilando i tirapugni! Da quando ostentare
un arma di offesa (ci sarebbe anche l’apologia di fascismo- ma lasciamo pur
perdere) non è più un reato?

"Che possiamo fare", ci dice a braccia aperte un ufficiale dei CC.
"Intanto potreste girarvi dall’altra parte:perché sono loro ad essere
armati".
Gli "argelatesi" fanno pressione perché si vada via e, allora, per
tranquilizzarli, facciamo dietro front. Con tanta rabbia in corpo per
quella situazione indecente " con la molla carica" ma senza nessuna voglia
di menar le mani, anche perché non ci appartiene la logica dell’esercito
"mercenario" che va a "casa d’altri" a risolvere problemi (molto seri), di
cui forse non c’è ancora tutta la consapevolezza della gravità.

Resta comunque il fatto che quello che i nostri occhi hanno visto non è da
prendere sotto gamba. In un paese, governato con un’ampia maggioranza di
centro-sinistra (così come in altri paesi e paesini dirimpettai ad
Argelato), è molto grave che un manipolo di picchiatori incuta terrore
nella più totale impunità e, al tempo stesso, faccia proseliti nei
confronti di ragazzini di istituti tecnico-professionali come le Aldini.
E questo fenomeno non è isolato, ma si sta estendendo anche in altre zone
della provincia.
Lungo la strada del ritorno, abbiamo parlato di come trattare la questione,
che non può essere solo una faccenda di "antifascismo militante", ma anche
un problema politico e sociale che deve essere affrontato seriamente.

Abbiamo discusso sulla costituzione di un archivio/osservatorio sugli
episodi di fascimo e squadrismo nei nostri territori, di un’opera capillare
di informazione e trasmissione di memoria storica rivolta, soprattutto,
alle nuove generazioni.
Intanto abbiamo pensato sia importante ricostruire un diario degli episodi
di violenza in cui hanno visto sporcarsi le mani gruppi di fascisti e
naziskin.

Se ci limitiamo agli anni più recenti, gli episodi di recrudescenza hanno
una data di inzio: il 2 dicembre 2001, quando, al termine di un corteo del
BSF per i diritti dei migranti, due ragazzi che ritornavano dalla
manifestazione vengono aggrediti da un gruppo di nazi, finendo all’ospedale
feriti.

La successione di episodi di violenza fascista è veramente lunga? troppo
per non destare allarme:
 25 aprile 2002, il Casone di San Pietro in Casale, una sorta di museo
della Resistenza della Bassa bolognese viene devastato.

 7 novembre 2002, dopo diversi passaggi in auto di notte al grido di
"immigrati al rogo", durante le giornate del Social Forum Europeo, mentre
molti occupanti erano a Firenze, dopo mezzanotte, un gruppo di fascisti
entra all’ex albergo ferrovieri di via Casarini, rovescia tavoli e sedie
all’ingresso, fuggendo urla frasi razziste.
 9 novembre 2002, la lapide alla Certosa che ricorda il sacrificio di sei
partigiani assassinati dai fascisti viene distrutta durante la notte. Il
monumento è intitolato a Attilio Diolaiti, Ettore Zaniboni, Dante
Fosscardi, Ferdinando Grilli, Egon Brass e Edera De Giovanni, staffetta
partigiana, la prima donna assassinata dai nazifascisti a Bologna: furono
fucilati nel luogo dove oggi si trova la lapide, vicino ad uno degli
ingressi del cimitero, il 1° aprile del 1944. I vandali hanno in pratica
"firmato" il gesto portando via un frammento di marmo contenente le parole
"piombo fascista". Un anno e mezzo prima la lapide era stata abbattuta
un’altra volta.
Pochi giorni dopo capita alla lastra che ricorda la partigiana Renatà
Viganò nell’omonimo giardino nel quartiere Savena, vengono distrutti i fari
che illuminano la targa dedicata alla combattente per la libertà.

 27 novembre 2002, in via dell’Inferno, nel Ghetto ebraico, viene trovata
la scritta a caratteri cubitali "Ebrei tutti morti".

 1° dicembre 2002, uno studente viene malmenato in via Marsala da un
gruppo di naziskin.

 13 dicembre 2002, una bottiglia molotov viene lanciata contro il portone
del Teatro Polivalente Occupato. Per fortuna quella sera nello spazio
autogestito non c’erano iniziative pubbliche. Nei giorni precedenti, nei
paraggi del TPO, erano apparse scritte contro i centri sociali e
inneggianti al fascismo.

 Gennaio 2003, nel giro di pochi giorni, nel Comune di Crespellano, due
cippi in memoria dei caduti della Resistenza subiscono atti vandalici: nel
primo vengono rotte le foto che ricordano il sacrificio di alcuni
partigiani, nel secondo, in località Muffa, il monumento viene sfregiato.

 La mattina del 5 gennaio 2003, la bacheca del Museo Ebraico di via
Valdonica viene trovata divelta, gli annunci che sono contenuti sono stati
bruciati, sul muro vicino c’è la firma: una svastica.

 10 gennaio 2003, viene danneggiata la porta d’ingresso della Moschea di
Imola.

 17 gennaio 2003, le abitazioni di sette naziskin bolognesi vengono
perquisite dalla polizia: vengono ritrovati coltelli, manganelli,
tirapugni, bandiere con svastiche, magliette e fibbie con croci celtiche.
Sono sospettati dell’aggressione allo studente in via Marsala, della
distruzione della lapide della Certosa, di due atti vandalici verso la
comunità ebraica e di aver fatto diverse scritte inneggianti al fascismo e
all’odio razziale sui muri di Bologna, ultime in ordine di tempo, quelle
sulla facciata dello Scalo Migranti di via Casarini.

 18 gennaio 2003, settanta fascisti di Forza Nuova, provenienti da tutta
la regione, con bandiere nere e fasce al braccio con croci celtiche,
manifestano in Piazza Minghetti rivendicando l’aggressione di Adel Smith a
Verona. E quando vengono letti i nomi dei camerati arrestati per il
pestaggio, scattano i saluti romani e si alzano cori inneggianti al Duce.
Naturalmente la polizia carica il corteo del BSF che si dirige verso Piazza
Minghetti. Intanto le teste rasate di Fiore urlano il loro orgoglio di
essere fascisti e anche "carichiamoli?uccidiamoli i sorci comunisti".

 21 gennaio 2003, uno studente fuorisede di 20 anni, viene accerchiato e
spintonato da quattro teste rasate in "divisa da naziskin", nei pressi
dello Spazio Sociale Studentesco di via Belmeloro. Gli gridano a mo’ di
minaccia "comunista figlio di puttana? lavati?" oppure "stai coi compagni?
la pagherete".

 10 marzo 2003, finalmente escono alla luce i legami tra l’amministrazione
comunale di centro-destra ed elementi fascisti. Il Comune di Bologna ha in
essere una convenzione per gli "assistenti civici" con l’associazione
Natura & Gioventù di cui fanno parte diversi militanti di Forza Nuova. Tra
gli elementi di spicco dell’associazione di destra uno dei fasci più attivi
degli ultimi anni. Nel gennaio 1999, a San Lazzaro, in una assemblea
pubblica sull’occupazione dello stabile di via Altura da parte di un gruppo
di famiglie immigrate, rumoreggia insieme ai giovani padani, contro i
"negri", a difesa della sicurezza dei cittadini italiani.

Il giovanotto era
tra il gruppo di attivisti col braccio alzato nel saluto romano che
festeggiava, in Piazza Maggiore, la vittoria di Guazzaloca il 27 giugno
1999. Gestiva, nel frattempo, un negozietto in via Nazario Sauro, dove
erano in vendita capi d’abbigliamento skinhead, oggettistica di "tendenza".
Era il luogo di ritrovo di ragazzotti nazi, diverse volte fu perquisito
dalla polizia. Il 4 dicembre 2001, il giorno della manifestazione alla sede
di Forza Nuova contro l’aggressione a due ragazzi due giorni prima, era tra
i più esagitati nella difesa del covo fascista. Ora è tra gli assistenti
civici del Comune, deve vigilare per parchi e giardini (anche contro i
vandalismi ai monumenti partigiani?).

 31 marzo 2003, al Consiglio di Quartiere Savena, durante la discussione
di un ordine del giorno sulle Foibe, presentato da AN, vengono aggrediti e
minacciati, da una ventina di fascisti presenti in aula, i due consiglieri
di Rifondazione Comunista.

 6 aprile 2003, la stella in travertino posta sul cippo in cima al Parco
di Monte Sole, per ricordare la Brigata Stella Rossa del leggendario
comandante "Lupo", viene ancora una volta trafugata. Era stata ripristinata
solo il 22 marzo scorso, dopo che era stata già sottratta furtivamente anni
or sono.

 11 aprile 2003, un gruppo di una decina di teste rasate, con tanto di
bomber nero e scudetto tricolore e jeans infilati negli anfibi neri, si
aggira a mo’ di ronda per il ghetto ebraico.

 12 aprile 2003, nella notte tra sabato e domenica, nello stesso luogo
dove erano stati visti la sera prima i dieci naziskin, nelle vicinanze di
via Valdonica, uno studente che stava chiaccherando, seduto per terra con
la sua ragazza, viene aggredito con calci e pugni da quattro teste rasate
in vena di divertirsi che gli dicono: "non si fanno queste schifezze!".
Un’ora dopo, in via Righi, di nuovo quattro (stesso look) contro uno: "per
chi hai votato l’ultima volta?", chiedono a un ragazzo, rubandogli il
cappello. Stessa trama: pugni e calci e poi via.

 13 aprile 2003, la serranda della sede della federazione bolognese del
Pcdi viene imbrattata con svastiche e croci celtiche e la scritta "Dux mea
lux".

 26 aprile 2003, alle ore 22, ad Argelato, un giovane di 21 anni, iscritto
a Rifondazione Comunista, sta rincasando con la propria ragazza. Ad
attenderlo, lungo la strada, due teste rasate (già conosciute in zona);
prima lo insultano e poi lo aggrediscono con pugni e calci.Il ragazzo non
reagisce e la sua "passività" fa desistere, dopo un po’, i due energumeni.
Era già stato vittima di minacce, scritte e svastiche sotto casa. Oltre
alle contusioni, anche una grande paura: infatti, non ha ancora sporto
denuncia per timore di ritorsioni.
E’ andata, invece, sicuramente peggio a un ragazzo magrebino, aggredito
sempre la stessa notte, sempre da naziskin, a San Giorgio di Piano (paese
confinante con Argelato): ha riportato una frattura a un braccio ed è stato
ricoverato in ospedale.

 27 aprile 2003, a Crevalcore un’altra grave provocazione. Questa volta a
essere presa di mira è la CGIL, nella notte di domenica viene tracciata
sulla porta della Camera del Lavoro di via Gaetano Lodi, una svastica di
grosse dimensioni.

 30 aprile 2003, si è avuta notizia di un altro episodio inquietante: un
ragazzo delle superiori è stato aggredito da una giovane testa rasata (col
ritratto di Mussolini tatuato sul bicipide) a Casalecchio perché aveva i
dreed. "Nel mio paese non si va in giro con questi capelli" gli ha detto il
fascistello.

E’ chiaro che tutto questo si è potuto verificare, perché il brodo dove
queste "teste di legno" galleggiano è pieno del grasso di capponi come
Garagnani & compagnia, con il loro squallido tentativo di riscrivere la
storia dell’antifascimo e della lotta di Liberazione, in chiave
anticomunista. Sempre di più stiamo assistendo a vere e proprie manovre di
regime. E’ chiaro che, in quest’ottica, la manovalanza fascista, può essere
"tranquillamente sopportata" come ostacolo (intimidatorio) allo svilupparsi
dei movimenti sociali.

E le forze dell’ordine, così attente con i "no-global", cosa dicono?
La Questura sostiene di tenere monitorato il fenomeno, lo considera in
crescita ma non ancora allarmante. Da Piazza Galilei dicono che sono sempre
quei trenta/quaranta (tra Bologna e provincia), che li conoscono tutti, che
stanno all’erta per prenderli in castagna.
Sarà, ma intanto per la sequela di aggressioni e danneggiamenti che abbiamo
descritto sopra non ci risulta che mai nessuno sia anche solo arrivato in
un’aula di un tribunale.

E, invece, guarda caso, proprio il prossimo 23 maggio, 57 compagni saranno
processati per il corteo contro Forza Nuova del 13 maggio 2000.
Perché non discutiamo, nella prossima assemblea del BSF, quella di
mercoledì 14, di utilizzare la giornata del 23 maggio e quelle precedenti
per organizzare una serie di iniziative di mobilitazione e di discussione
sulla questione "fascismo/fascisti oggi"?

Un gruppo di compagni del BSF che era presente sabato scorso ad Argelato

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