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Nicaragua : maestri in lotta

Publie le venerdì 4 febbraio 2005 par Open-Publishing

Dazibao Sindacati America Latina

di Giorgio Trucchi

Alla fine i principali sindacati dei maestri, tra cui la storica Asociaciòn Nacional de Educadores de Nicaragua (ANDEN), hanno incrociato le braccia e hanno boicottato l’inizio dell’anno scolastico in protesta per i rachitici aumenti salariali proposti dal governo.

A nulla sono valsi i tentennamenti dell’ultima ora del Ministro dell’educazione, Miguel Angel Garcìa, che da una parte ha invitato il settore dei maestri ad accettare il bono di 433 cordobas (26 dollari circa) in busta paga (che comunque non ha ancora avuto l’approvazione del Presidente della Repubblica Enrique Bolaños) e dall’altra negoziava con 18 piccoli sindacati affini al governo e che rappresentano una quantità minima dei maestri, affinché lo stesso bono non entrasse a far parte della busta paga, non incidendo così sulla futura pensione.

La richiesta dei sindacati, che rappresentano oltre l’80 per cento dei maestri, era l’adeguamento degli stipendi al valore reale del Paniere (che secondo l’Istituto di Censimento - INEC - è di 2.600 cordobas equivalente a 160 dollari).
Attualmente un maestro delle elementari guadagna 68 dollari e uno delle superiori circa 82 dollari, salari vergognosi anche per la stessa Regione centroamericana (in Salvador il salario minimo di un maestro è di 350 dollari).
Dopo varie discussioni, i maestri hanno accettato di diminuire la loro richiesta "accontentandosi" di ricevere un aumento pari a 706 cordobas (43 dollari) che si sarebbe formato con i 433 cordobas già approvati dalla Asamblea Nacional in dicembre all’interno del Bilancio Generale della Repubblica, in aggiunta al bono approvato lo scorso anno di 273 cordobas.
Entrambi, però, avrebbero dovuto entrare a far parte della busta paga in modo da incidere sulla futura pensione.

Nonostante la posizione conciliante di ANDEN e degli altri sindacati, il governo ha rifiutato la proposta e il Ministro dell’Economia, Mario Arana, ha dichiarato che la proposta è impossibile da accettare dato che indebiterebbe ancora di più lo Stato e rischierebbe di infrangere gli accordi con il Fondo Monetario Internazionale (FMI), con cui stanno negoziando un prestito milionario per il 2005.

Durante l’atto di inaugurazione dell’anno scolastico nella città di Diriamba, il Presidente Bolaños ha dichiarato che durante i tre anni del suo governo, il settore Educazione ha visto aumentato il proprio stipendio del 55 per cento e che attualmente un maestro delle elementari guadagna 1900 cordobas (120 dollari) e uno delle superiori circa 2300 cordobas (145 dollari). Ha inoltre aggiunto di essere l’unico presidente che negli ultimi decenni ha concesso così tanto ai maestri.
Tali dichiarazioni, totalmente rifiutate dal Segretario nazionale di ANDEN, Josè Antonio Zepeda, sono state contestate da una grossa manifestazione che si è svolta nella stessa città, mentre da tutto il paese arrivavano le notizie che oltre l’80 per cento delle scuole pubbliche avevano rimandato a casa gli studenti per l’inizio dello sciopero.

A Managua, intanto, la viceministra Leòn York doveva scappare in macchina per sfuggire alle proteste dei maestri in sciopero, a cui non era stata permessa l’entrata nel Colegio Luxemburgo dove veniva inaugurato l’anno scolastico nella capitale.
Ancora una volta in Nicaragua, l’Educazione viene relegata come ultima ruota del carro delle spese statali, in compagnia del settore Sanità, i cui lavoratori e lavoratrici sono già in fibrillazione attendendo la risposta del governo circa le loro richieste di aumento.

Come sempre è il FMI che detta legge nel paese e l’attuale governo, invece di privilegiare i settori più poveri della società, continua a permettere che le grandi imprese multinazionali, le banche e l’oligarchia nazionale siano i settori che meno pagano imposte e che maggiormente godono di sgravi fiscali ed esonerazioni.
Il Fronte Nazionale dei Lavoratori (FNT), attraverso il suo dirigente sindacate Luis Barbosa, ha già fatto sapere che tutti i settori associati a questa organizzazione inizieranno uno sciopero scaglionato in appoggio al settore magistrale.

Sembra che il Nicaragua si stia risvegliando dopo anni di torpore e che riassapori l’importanza dell’unità tra i vari settori dei lavoratori in opposizione all’ennesimo governo neoliberista.

Martedì, 1 febbraio, è probabile che si riallaccino le negoziazioni tra sindacati dei maestri e il governo, nella speranza di raggiungere un accordo.


"Tutto per i ricchi e niente per i poveri"

Intervista a Jose’ Antonio Zepeda - Segretario generale di ANDEN

Josè Antonio Zepeda, maestro, deputato supplente per il Frente Sandinista e Segretario generale della Asociaciòn Nacional de Educadores de Nicaragua (ANDEN) la famosa Confederazione sindacale da sempre alla testa delle lotte dei maestri del Nicaragua, mi riceve nel suo ufficio nella sede di ANDEN.

Potrebbe utilizzare l’ufficio che gli è stato destinato vicino al Parlamento in quanto deputato supplente, ma - dice - "preferisco stare qui con la mia gente...l’aria della Asamblea Nacional fa girare la testa e io preferisco stare con i piedi per terra".

In questi giorni la situazione è difficile. Il Nicaragua si è svegliato con uno sciopero a livello nazionale del settore Educazione ed ormai sono quasi il 90 per cento i maestri delle elementari e superiori che hanno incrociato le braccia in protesta, per l’insensibilità del governo che continua a pagare miseri stipendi che oscillano tra i 70 e 80 dollari al mese.

Una miseria se si pensa che il minimo per sopravvivere è calcolato in 160 dollari - secondo l’Istituto di Censimento INEC - e in 230 dollari secondo i sindacati.

Allo sciopero dei maestri si aggiunge quello del settore della Sanità e per i prossimi giorni è prevista una grande manifestazione a cui potrebbero aggiungersi altri settori del mondo del lavoro in solidarietà con maestri, infermieri e dottori.

Questi ultimi protestano in quanto il Presidente della Repubblica, Enrique Bolaños, ha vietato la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Bilancio Generale della Repubblica recentemente approvato dalla Asamblea Nacional.
Senza la sua pubblicazione non si potrà rendere effettivi gli aumenti di salario per il settore della Sanità e dell’Educazione approvato dai deputati.

Dietro alla manovra di Bolaños c’è il ricatto del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), che impedisce al governo nicaraguense l’aumento della spesa pubblica. La minaccia è la sospensione dei prossimi finanziamenti e il Presidente Bolaños si guarda bene dal cercare una reale ridistribuzione fiscale per trovare i fondi da destinare a questi settori, che sono tra i più emarginati del Nicaragua.

Attualmente il peso fiscale ricade per il 93 per cento sulle classi poveri e solo per il 7 per cento sulle multinazionali, le grandi imprese nazionali, le banche e l’oligarchia nicaraguense (dato Orlando Nuñez - economista e direttore del CIPRES).

La Federaciòn de Estudiantes de Secundarias (FES), inoltre, ha annunciato che occuperà scuole e edifici pubblici in solidarietà con i maestri.

Una protesta che rischia di degenerare se il governo non scenderà a patti con il settore educazione.

Di tutto questo si è parlato con Zepeda.

Quali sono le richieste dei maestri e qual’è la posizione del governo?

Nel 2000 si è firmato il Piano Nazionale d’Educazione per i prossimi 15 anni e stabilisce, nella parte lavorativa, che per il 2005 avremmo dovuto guadagnare il 100 per cento del Paniere e per il 2010 l’equivalente del salario medio a livello centroamericano che è di circa 330 dollari mensili.
I primi due anni il governo ha dato gli aumenti accordati, ma con l’arrivo di Enrique Bolaños le cose si sono arenate.
Durante gli ultimi tre anni abbiamo dovuto mantenere una lotta costante che ha portato anche a licenziamenti ed arresti di maestri e maestre.

Per questo anno abbiamo quindi richiesto il rispetto del Piano Nazionale d’Educazione e quindi che gli stipendi si equiparassero al valore del Paniere che è calcolato in 2600 cordobas (circa 160 dollari).

Attualmente un maestro delle elementari ha un salario base di 1.146 cordobas (70 dollari) e uno delle superiori di 1.331 cordobas (81 dollari).

Al salario base si devono aggiungere i vari scatti d’anzianità, i titoli di studio di cui uno è in possesso e il luogo in cui insegna (zona urbana o rurale).

Questi "aumenti" dipendono ovviamente dalla singola persona, dalla sua storia e dal suo curriculum e comunque sono aumenti insignificanti.

Ad esempio per ogni anno di anzianità vengono aggiunti 10 cordobas (60 centesimi di dollaro) o per un titolo di studio ne vengono dati 75 (4,5 dollari).

Il governo insiste nel dire che i maestri guadagnano in media 1.900 cordobas (120 dollari), ma è una menzogna perché per arrivare a questa cifra, che comunque non coprirebbe nemmeno il minimo per sopravvivere, bisognerebbe essere laureato e con 30 anni di servizio e quindi vicino alla pensione e in Nicaragua sono molto poche le persone che sono in questa situazione.

La strategia è quindi quella di giocare con le cifre per dimostrare che i maestri chiedono una cosa ingiusta.
Per alleviare la situazione, la Asamblea Nacional ha deciso di concederci un aumento di 433 cordobas (26 dollari), ma in concetto di buono e cioè che non fa parte del salario e che in qualsiasi momento può essere rinegoziato o eliminato e che soprattutto, non concorre a formare la futura pensione e la tredicesima.

Questo buono si sommerebbe a quello che ci hanno concesso tre anni fa e sommerebbe un totale di 706 cordobas (43 dollari) di aumento.

La nostra richiesta è però che entrino a far parte del salario minimo e che lo Stato versi la parte che gli compete alla Previdenza Sociale (INSS) per la copertura sanitaria e pensionistica dei lavoratori e lavoratrici.
Questa è la nostra ultima proposta, anche perché è una diminuzione piuttosto alta rispetto a quanto prevede il Piano Nazionale d’Educazione.

Ci aspettavamo di più anche da parte dei deputati, ai quali avevamo chiesto un’attribuzione di 300 milioni di cordobas per rispettare il Piano Nazionale, ma questo non è stato possibile ed anche a loro abbiamo reclamato per non averci appoggiato sufficientemente nelle nostre richieste al governo.

Qual’è stata la risposta del governo?

Il governo rifiuta questa proposta adducendo il fatto che il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) non gli permette d’incrementare la spesa pubblica per salari.

Propone un incremento in concetto di buono di soli 350 cordobas (22 dollari) e non vuole negoziare. Il governo ha utilizzato in questi anni il Piano Nazionale d’Educazione come un simbolo per accedere ai fondi degli organismi internazionali, ma in concreto non ha mai voluto riconoscere il lavoro dei maestri lasciandoli nella miseria ed ora sta usando il sotterfugio di proibire la pubblicazione del Bilancio della Repubblica nella Gazzetta Ufficiale in cui figura l’aumento per i maestri e per altri settori in crisi come quello della Sanita e della Polizia.
In pratica, dal 2001 al 2005, il governo ha aumentato il salario minimo di circa 400 cordobas (24 dollari) che è una vergogna e che inoltre, viola gli accordi assunti dato che non c’è stato un aumento costante negli anni come prevede il Piano Nazionale.

La nostra protesta è anche nei confronti del Ministero del lavoro che si è totalmente schierato a favore del governo e non difende gli interessi di noi lavoratori.

Per questo stiamo chiedendo che sia la Procura per i Diritti Umani che funga da mediatrice nella contrattazione tra le parti.

La problematica dell’educazione ha quindi a che vedere con una strategia macroeconomica del governo...

Senza dubbio le autorità governative vogliono rispettare il proprio programma macroeconomico, ma il tetto di qualsiasi casa, pur bello che sia, crolla se non è supportato da fondamenta solide. Questo è quello che abbiamo più volte segnalato al governo ed abbiamo anche chiesto che si riequilibri il carico impositivo all’interno della società.

I lavoratori dipendenti e il resto della popolazione povera pagano circa il 90 per cento delle imposte che raccoglie il governo e il grande capitale e i banchieri pagano il poco che resta. E’ una sproporzione enorme. Deve essere fatta una riforma tributaria, senza creare nuove imposte, attraverso la quale raccogliere i fondi necessari per i settori più abbandonati ma fondamentali per la società come sono la Sanità e l’Educazione.

Si dovrebbe anche riorganizzare lo Stato controllando, ad esempio, i salari esagerati dei funzionari pubblici, in modo da poter vivere in questo paese, che è ricco di risorse ma impoverito da questa distribuzione incorretta e per avere una distribuzione più equa della ricchezza.

Qual’è stata la risposta dei maestri in questo sciopero che è appena iniziato?

Lo sciopero è stato indetto da quattro Confederazioni sindacali, di cui una di orientazione socialcristiana, due liberale e ANDEN che è di orientazione sandinista. Ci sono altri piccoli sindacati che rappresentano una minima parte del magistero e che sono affini al governo che, ovviamente, stanno accettando le proposte governative e che hanno annunciato che avrebbero bloccato lo sciopero, facendo alla fine una figura ridicola.

E’ uno sciopero che non nasce ieri, ma che inizia tre anni fa. E’ stato un lungo processo di discussione e di analisi e in effetti non ci aspettavamo una partecipazione così forte da parte dei maestri. Solitamente gli scioperi iniziano lentamente e con il passare dei giorni, la gente comincia a partecipare sempre più numerosa.

In questo caso, circa l’80 per cento e cioè 25 mila maestri, hanno immediatamente incrociato le braccia e nella giornata di ieri se ne sono aggiunti altri 5 mila.

Il governo non si aspettava questa dimostrazione di forza ed è rimasto spiazzato.

Si tratta di uno sciopero a tempo indefinito perché dipende dal governo quando si potrà veramente iniziare l’anno scolastico.

Porteremo avanti anche i meccanismi di difesa legale perché sappiamo che il governo cercherà di adottare misure di pressione, attentando contro un diritto costituzionale.
Un meccanismo che potrebbero usare è quello di non dare il salario cercando di sfiancare la protesta o di dichiarare lo sciopero illegale, licenziare qualche centinaio di maestri per poi costringerci ad accettare le loro condizioni se si vuole che questi maestri vengano riassunti.

Sono meccanismi che abbiamo già affrontato e subito nel passato e siamo pronti.

Quali sono i prossimi passi?

Siamo stati invitati dal Ministero del lavoro ad un incontro con il governo per parlare dello sciopero, ma non del pacchetto di proposte che abbiamo presentato.

Se l’incontro sarà solo per discutere se lo sciopero è legale o no, ci ritireremo subito perché ha validità morale e legale. Se invece si parlerà delle proposte, faremo presente che esiste già una negoziazione e una proposta.

E’ possibile anche che l’obiettivo del Ministero del lavoro sia quello di mettere in competizione i differenti sindacati e se quelli affini al governo vogliono firmare un accordo che lo facciano e poi vedremo se saranno davvero in grado di far iniziare l’anno scolastico.

Chiederemo inoltre che a questa riunione ci accompagni la Procura dei Diritti Umani perché deve far parte di questo processo.

Il Ministero del lavoro è totalmente schierato con il governo e quindi presenteremo una denuncia alla Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIT) per violazione alla libertà sindacale e dimostreremo che questo governo ha un’attitudine antisindacale e repressiva contro la libertà sindacale.

Qual’e l’appoggio che state ricevendo dagli altri settori del mondo del lavoro?

Come dicevo, il Presidente ha bloccato la pubblicazione del Bilancio della Repubblica e questo metterà in crisi molti altri settori.

A partire da oggi i lavoratori della Sanità inizieranno uno sciopero scaglionato fino ad arrivare a bloccare l’intero sistema sanitario e via via si aggiungeranno altri settori, perché tutti soffriranno per questa misura del presidente Bolaños.

Gli unici che sono tranquilli sono i banchieri e il grande capitale. A loro, se chiedono qualcosa, il governo dà sempre il doppio perché sono settori affini e li vuole avere come alleati.

La prossima settimana organizzeremo una marcia nazionale che sarà enorme e che sommerà tutti questi settori.
E’ una situazione grave per il governo e sappiamo come inizia ma non sappiamo come possa finire.

(Foto e testo Giorgio Trucchi)