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Francia : per il rispetto delle convinzioni dei militanti socialisti, NO alle sanzioni !

Publie le lunedì 14 febbraio 2005 par Open-Publishing

Dazibao Partiti Referendum

In occasione dell’ultima riunione dell’Ufficio Nazionale, il dibattito sul progetto di direttiva nazionale riguardante l’organizzazione della campagna referendaria ha permesso alla Direzione Nazionale di formulare le prime minacce di sanzioni nei confronti dei militanti socialisti che parteciperanno alla campagna per il NO.

Intervento di Gérard Filoche alla riunione di Fontenay sous Bois del 7 febbraio tradotto dal francese da karl&rosa

Prima di affrontare il tema che mi é stato assegnato, il diritto del lavoro in Francia e in Europa, voglio sottolineare, dato il contesto, che parlo qui senza ostentazione né provocazione, poiché il mio partito, lo sapete, si é pronunciato in maggioranza per il "si’ " al referendum ed io rispetto questo voto, che é seguito ad un dibattito democratico di parecchi mesi.

58 000 socialisti hanno votato per il " si’ ", 42 000 per il no... capisco che non puo’ esserci - e non ci sarà - che una sola campagna del Partito socialista, François Hollande la condurrà senza ambiguità e disporrà per questo di tutti i mezzi del partito, stampa e media.

Perché i sostenitori del " si’ " sarebbero inquieti? Dispongono di tutti i mezzi e quelli della minoranza possono solo esprimersi a mezza voce.. E non siamo più ai tempi del centralismo burocratico. I 40 000 militanti socialisti del "no" non possono tacere del tutto. Bisogna che continuino a respirare. Credono al "no". Sono solidale con loro.

Tanto più che sono convinto, in compagnia - fra gli altri - dei miei amici del Nuovo partito socialista, di Nm e del moi amico Marc Dolez, deputato e primo segretario della Federazione del PS del Nord, che é qui con me stasera, che, se il "no" vincerà, sarà un bene per i lavoratori, un bene per la Francia e un bene per l’Europa sociale.

Non ho un approccio individuale, sono membro del Consiglio scientifico di Attac, uno dei primi firmatari della Fondazione Copernic e militante della Cgt da più di quarant’anni, é un bene che ci siano dei socialisti in queste organizzazioni ed anche per questo non si puo’ far tacere la loro voce.

Detto questo, la sinistra politica e sindacale é divisa, c’é un " si’ " di sinistra e un "no" di sinistra, guardiamoci - secondo me - dagli anatemi, perché domani, dopo che i Francesi avranno deciso, dovremo ritrovarci tutti insieme!

E poi, siamo chiari, se la domanda fosse "pro o contro l’Europa" saremmo in molti a votare " si’ ", ... io sono europeo, profondamente europeo, ma la domanda non é questa: non é " si’ " o "no" all’Europa, ma " si’ " o "no" ad una "costituzione" liberista per l’Europa e là la risposta é "no"...

Raffarin puo’ drammatizzare e minacciare, come tanti altri prima di lui, il "caos" in Europa, sarebbero soprattutto lui e Jacques Chirac ad essere minacciati e battuti se il "no" vincesse, perché la politica che vogliono far applicare in Europa é la stessa di quella che fanno applicare in Francia.

Chirac ha osato dire che il voto del referendum "non sarebbe politico". Chi vuol prendere in giro? Parla a vanvera, dopo dieci anni ne abbiamo abbastanza!

C’é un’Europa di sinistra e un’Europa di destra, come c’é una Francia di sinistra e una di destra.

Voglio parlare del diritto del lavoro in Francia ed in Europa. La direttiva Bolkenstein "aderisce" intimamente alla filosofia del progetto di Costituzione, e la direttiva attualmente in discussione al Parlamento europeo sull’allungamento della durata massima del lavoro settimanale (da 48 e 65 ore!) "corrisponde" alla proposta di legge Larcher-Novelli-Seillières che stanno facendo votare in Francia contro le 35 ore.

La "concorrenza libera e non falsata" é la guerra di tutti contro tutti, é la legge della giungla, mira a mettere il lavoratore polacco contro il lavoratore francese, quello lettone contro quello svedese. Per farci paura con la disoccupazione e per far pressione sui nostri salari minacciavano da tempo di delocalizzare le nostre macchine nella Repubblica ceca o in Polonia ed ora s’imbaldanziscono, minacciano di far venire il lavoratore polacco a fare le raccolte in Bretagna a 5 euro all’ora. Due miei colleghi ispettori del lavoro sono stati assassinati, nel silenzio generale, a Saussignac in Dordogna il 2 settembre scorso perché facevano il loro dovere, quello di controllare degli stagionali marocchini illegali in agricoltura. Ma la "concorrenza libera e non falsata" più Bolkenstein permetterà domani che i Rumeni "facciano liberamente concorrenza" ai Marocchini in questa triste corsa alla sfruttamento senza regole.

Dobbiamo esigere il ritiro della direttiva Bolkenstein e non il suo "aggiustamento".

Come tutti i socialisti, come tutta la sinistra, sono per uno Smic (Salario minimo intercategoriale, NdT) unico europeo. Lo credo possibile, credibile. A prescindere da quel che hanno detto taluni economisti del pensiero unico! Anzitutto, forse non lo sapete, esiste uno Smic mondiale! Si’!... Per i marinai. Firmato sotto l’egida del Bit (Ufficio internazionale del Lavoro, NdT) dalle federazioni degli armatori e dai sindacati. Firmato da 48 paesi. E’ aggiornato ogni due anni, a "potere d’acquisto uguale". Fra i 48 paesi, 18 sono europei. Dunque esiste già almeno un esempio di Smic europeo di categoria in 18 paesi su 25. Se esiste per i marinai, puo’ esistere ... per i camionisti! Sta a Jacques Barrot (commissario europeo ai trasporti, NdT) battersi per ottenerlo, no? Ci obiettano che le differenze fra i salari sono troppo grandi: lo Smic é 470 euro in Portogallo, 1370 in Lussemburgo, una differenza da uno a tre. Differenza eccessiva? Ma c’era già una differenza da uno a tre fra l’escudo e il marco prima che si facesse l’euro, la moneta unica. Ed é stata allineata sul marco! Se si é potuto fare una moneta unica, si deve poter fare un salario minimo unico allineato progressivamente sul più alto. Bisogna volerlo, pianificarlo, fissare un calendario. Ci obiettano che lo Smic polacco é 182 euro. Si’, ma, a parità di potere d’acquisto, con 182 euro non si compra la stessa cosa in Polonia, in Portogallo e nel Lussemburgo. Bisogna ragionare in termini di uguaglianza di potere d’acquisto e le differenze saranno più contenute, istituire lo Smic europeo categoria per categoria, paese per paese per il 2010, 2012 é possibile... Si’, ma per questo non bisogna votare il progetto di costituzione, perché quest’ultima "esclude ogni armonizzazione in materia fiscale e sociale".

Occorrerebbe anche armonizzare la durata del lavoro nei diversi paesi.

Il diritto del lavoro dovrebbe essere costitutivo di quello della concorrenza e non essere messo da parte da quest’ultimo.

Per ora, i liberisti europei vogliono far saltare la durata massima comune di 48 ore settimanali e portarla a 65 ore. Stanno rivedendo la direttiva 93-104 che limitava la durata del lavoro nei 15 paesi a 48 ore massime. Vogliono estendere ai "25" l’articolo 18, che era stato imposto dagli Inglesi (minacciando di dire "no" spesso gli Inglesi riescono a spuntarla). L’articolo 18 prevede "l’opt-out". E’ il diritto del lavoratore di "rinunciare ai suoi diritti", dunque di rinunciare al limite massimo di 48 ore. L’articolo 18 della direttiva 93-104 fissava tre condizioni: 1°) che il lavoratore fosse libero di scegliere (si tratta delle "ore scelte" di Raffarin aldilà del nuovo contingente di 220 ore [straordinarie, NdT]). Ma neppure un solo lavoratore ha questa libertà, evidentemente é il datore di lavoro che decide. 2°) che il lavoratore fosse seguito da un medico del lavoro. Che razza di ammissione, certo che lavorare più di 48 ore distrugge la salute! e non ci sono abbastanza medici, le visite sono rare etc... 3°) che le ore fatte oltre le 48 fossero contate... Frottole... Ma non fa niente, la commissione Barroso intende continuare verso le 65 ore come verso la direttiva Bolkenstein. Per esempio deducono i "tempi di disponibilità" dei medici ospedalieri, se dormono in ospedale, le ore non contano e dunque loro potranno arrivare a un massimo di 72 ore... E questo corrisponde alla legge Borloo che deduce i tempi di trasporto imposti dal datore di lavoro, per esempio per andare dall’impresa a un cantiere, dal tempo di lavoro effettivamente retribuito.

Dobbiamo esigere il ritiro di questa direttiva europea che mira ad allungare la durata del lavoro da 48 a 65 ore.

Infatti tutto questo facilita i licenziamenti, in modo tale che i lavoratori siano obbligati a piegare la schiena. Tutto questo diminuisce le maggiorazioni delle ore straordinarie, obbligando i lavoratori a lavorare di più per guadagnare di meno! Il progetto di costituzione esclude l’armonizzazione sociale e fiscale dall’alto, ma accompagna la deregolamentazione selvaggia dal basso!

(quando se ne ha il tempo, fare, se possibile, l’esempio del viaggio di Gulliver nel paese dei giganti: là si redistribuisce a tutti i beni e gli alimenti prodotti e Gulliver domanda: "Ma, se non ci sono poveri, come fate a far lavorare gli altri?")

Io sono un militante ma anche un ispettore del lavoro ed in questa qualità il mio compito é, in un certo senso, quello di falsare "la libera concorrenza", di imporre che le regole del diritto del lavoro non possano essere calpestate, ridotte, distrutte dalla concorrenza selvaggia...

E poi, vi diro’ una cosa: c’é un inizio di socialismo, un piccolissimo inizio di politica di sinistra, quando si comincia a regolare la concorrenza, quando le leggi della Repubblica prevalgono sul mercato e non quando il mercato entra di forza nelle leggi della Repubblica!