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Europa sociale, appuntamento il 19 marzo a Bruxelles

Publie le domenica 6 marzo 2005 par Open-Publishing
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Dazibao Guerre-Conflitti Internazionale medio-oriente

di Paolo Beni*

L’Europa sociale porta le sue ragioni e le sue lotte in piazza a Bruxelles. Succederà il 19 marzo, alla vigilia della riunione dei Ministri dell’Unione sulle politiche sociali, quando sindacati, organizzazioni giovanili e movimenti attraverseranno con tre cortei la città belga.

Quel giorno saranno due anni esatti dai bombardamenti americani sull’Iraq che segnarono l’inizio di una guerra illegittima e sbagliata che ancora oggi continua a produrre frutti avvelenati: nonostante i proclami sull’irresistibile avanzata della democrazia, l’occupazione militare sta trascinando l’Iraq in una spirale sempre più tragica di morte e sofferenza.

Per questo a Bruxelles manifesteremo contro la guerra e contro il liberismo, che sono le due facce della stessa crisi profonda della nostra civiltà. Le politiche liberiste stanno aggravando le disuguaglianze e provocano ingiustizie inaccettabili, tolgono a gran parte dell’umanità ogni speranza di futuro, generano violenza ed insicurezza diffusa, usano la guerra per imporre l’interesse dei poteri forti dell’economia e della finanza mondiale.

Il nostro continente non sfugge a questa logica. Il trattato di Roma disegna il modello
istituzionale di un’Europa liberista, mercantile e monetaria, che subordina le compatibilità sociali alla logica del mercato. È l’Europa della libera circolazione dei capitali, in cui la privatizzazione dei servizi pubblici e la mercificazione dei beni comuni producono disoccupazione e lavoro precario, che smantella lo stato sociale e si chiude di fronte all’immigrazione con politiche proibizioniste e discriminatorie. È l’Europa che compete con gli Usa per il dominio sul sud del mondo, rafforza i suoi armamenti e viene meno alla responsabilità di agire per la pace e la legalità internazionale.

Un provvedimento come la proposta di Direttiva Bolkestein, attualmente all’esame del Consiglio e del Parlamento Europeo, rischia poi di dare il colpo di grazia a quel che resta del modello sociale europeo con un pericoloso attacco allo stato sociale e ai diritti del lavoro nell’intera Unione. Con l’obiettivo di eliminare le barriere che impediscono la libera circolazione dei servizi tra gli stati membri, si introduce il “principio del paese d’origine”, che vincola le imprese fornitrici di servizi alla legislazione del paese in cui hanno sede e non di quello in cui effettuano i servizi, favorendo così il loro spostamento in paesi a più debole protezione sociale e livellando verso il basso, in nome delle competitività, gli standard delle garanzie sociali.

È la fine del diritto al lavoro, ai servizi essenziali, ai beni comuni. E’ l’affermazione di un’idea della società basata sulla competizione e sull’individualismo, sulla precarietà e l’insicurezza.

L’Europa che vogliamo è invece terra dei diritti e delle libertà, che ripudia la guerra e riduce le spese militari, promuove la pace e l’incontro fra le civiltà. Un continente che tutela le diversità culturali, assicura a chi vive e lavora sul suo territorio eguali diritti di cittadinanza, valorizza la partecipazione dei cittadini, fonda la propria organizzazione economica e la sua idea di sviluppo sui diritti del lavoro, garantisce a tutti un reddito decente ed un livello adeguato di protezione sociale, tutela beni comuni e servizi pubblici.

Questa Europa la si potrà costruire solo se un grande movimento popolare avrà la forza di imporre quei temi nelle scelte dei governi nazionali e dell’Unione. Anche per questo saranno tanti i cittadini italiani a manifestare a Bruxelles insieme a numerose organizzazioni, dall’Arci alla Cgil, dalla Fiom ai Sin Cobas, da Attac a Legambiente.
Saremo a Bruxelles per far sentire la nostra voce, per chiedere il ritiro della direttiva Bolkestein, ma anche la liberazione di Florence e di tutto il popolo iracheno ostaggi della guerra, il ritiro di tutte le truppe di occupazione dall’Iraq, a partire da quelle italiane.

È un appuntamento importante, inaugurerà uno spazio sociale europeo di partecipazione e di lotta di cui c’è bisogno perché l’Europa sia realmente luogo di pace e di democrazia, soggetto attivo nella costruzione di un mondo diverso.

* Presidente nazionale Arci

http://www.unita.it/index.asp??SEZIONE_COD=&TOPIC_ID=41247

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