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Referendum, è scontro sugli elettori all’estero

Publie le venerdì 3 giugno 2005 par Open-Publishing

Dazibao Referendum Partito della Rifondazione Comunista Parigi

Al centro del dibattito c’è il "quorum": nel conto rientrano anche un milione e 200 mila di italiani che non possono votare

A dieci giorni dal referendum sulla fecondazione le polemiche si allargano. Si litiga su astensione, sui «Sì» e quanti, sui «No», ma anche sul quorum, sugli Sms e sul diritto di sacerdoti e vescovi di fare campagna. Il fronte più spinoso in queste ore sembra il quorum. Daniele Capezzone segretario dei Radicali, ieri al nono giorno di digiuno e di protesta, ha ripetuto con forza la sua denuncia: sono circa «un milione e duecentomila le persone che non potranno votare per il referendum» innalzando così il quorum del 2,5-3%. E sono novemila i soldati italiani in missione all’estero. Capezzone si lamentava anche di non aver ancora ricevuto una risposta dal governo.

E’ giunta nel primo pomeriggio sotto forma di nota ufficiale del ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu. Gli italiani oggi residenti al di fuori dei confini nazionali risultano essere 3.439.846: tra tutti questi, gli aventi diritto al voto sono 2.665.081. Quest’ultima cifra - ricorda la nota del Viminale - è il risultato «di una scrupolosa verifica» che si è conclusa il 26 maggio scorso, sulla base di un precedente accertamento (puntualmente reso noto dal ministro Pisanu) che aveva provvisoriamente registrato 2.815.573 aventi diritto.

La nota ricorda che non potranno invece votare altri 5.676 italiani pure aventi diritto, perché risiedono in Paesi con i quali non è stato possibile siglare la convenzione sul voto per posta. Tuttavia questi connazionali avranno la possibilità di votare in Italia, come in passato, avvalendosi delle agevolazioni di legge e, proprio per questo, saranno calcolati per la determinazione del quorum. «Ad evitare ulteriori confusioni», la nota riepiloga così le cifre sugli italiani all’estero e su quelli di loro che hanno diritto di voto: 4.026.403 sono gli italiani all’estero figuranti complessivamente negli schedari consolari, che non hanno però valore legale per l’ammissione al voto; 3.439.846 sono gli italiani all’estero che risultano negli elenchi comunali Aire, e i dati delle Aire comunali (le anagrafi degli italiani residenti all’estero) la presenza nei quali è invece condizione legalmente indispensabile per essere ammessi al voto; 2.665.081 sono gli italiani all’estero che, figurando nelle Aire e possedendo tutti gli altri requisiti di legge a partire dalla maggiore età, potranno partecipare al voto.

«Tutto ciò chiarito, il ministro Pisanu - conclude la nota - si augura che almeno su questo argomento, così delicato per i suoi riflessi su diritti costituzionalmente garantiti, cessino finalmente le speculazioni e le polemiche strumentali». In realtà le polemiche proseguono. Innanzitutto da parte di Capezzone: «Il comportamento del ministro Pisanu è inaudito e sfacciato - replica il leader radicale - di fatto, conferma in tutto le nostre denunce, difende le illegalità in atto e la truffa del quorum, non risponde sui militari all’estero, e aggiunge al danno la beffa, invitando alcuni connazionali all’estero a rientrare in Italia...».

E poi c’è la questione Sms. In occasione delle ultime elezioni - le Europee del 2004, ad esempio - il governo aveva inviato un messaggio via telefonino agli elettori per ricordare orari e giorni di apertura dei seggi. I radicali hanno chiesto lo stesso trattamento anche per il referendum del 12 e 13 giugno. Invito che è stato bocciato dal viceministro delle Attività Produttive Adolfo Urso, di An: «Non credo che il governo possa e debba intervenire in questo caso, tantomeno con inviti espliciti al voto come chiedono i radicali con l’invio di Sms, proprio perché nel referendum vi è, a differenza delle elezioni politiche o amministrative, un quorum da raggiungere; e la prima scelta politica che gli elettori debbono fare è, appunto, se andare a votare».

Immediata la risposta del leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio: «Il governo rifiuta di rendere un semplice servizio ai cittadini, evitando di metterli al corrente sulle modalità di voto referendarie. Gli Sms sarebbero un’utile informazione per i cittadini: non un appello al voto, ma nello scandaloso rifiuto espresso da Urso, c’è la conferma che il governo sta facendo di tutto per boicottare questi referendum».

http://www.comitatoreferendum.it/vi...