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SHANGAI DREAMS

Publie le mercoledì 22 giugno 2005 par Open-Publishing

Dazibao Cinema-video - foto Enrico Campofreda

di Enrico Campofreda

Una Cina vicinissima molto più di quella di certi slogan da Rivoluzione culturale d’antan o di recente economia globalizzata compare nella storia valsa a Xiaoshuai Wang il riconoscimento alla giuria al 58° Festival di Cannes.

Il rapporto fra la generazione dei padri, tutta dedita al sacrificio, e quella dei figli, che guardano maggiormente a se stessi, è conflittuale come lo è stato in Occidente fino a quarant’anni fa. Quando anche i giovani europei stentavano ad affermare la propria personalità per una supervisione ossessiva delle loro vite operata da genitori tradizionalisti. Il ‘futuro e il bene dei ragazzi’ diventava un refrain con cui s’imponeva un modello non richiesto, unilaterale che proponeva una statica visione del mondo. Gl’intenti potevano essere educativi, i modi non proprio.

Qing Hong è una ragazza seria, sensibile, studiosa, il padre Wu Zemin la perseguita imponendole di proseguire gli studi per non finire come lui in fabbrica. In quel modo potrà più facilmente lasciare la depressa provincia del Guizhou dove la famiglia è stata relegata insieme a migliaia di connazionali per rilanciare lo sviluppo della zona. A Wu sta stretta l’esistenza in quella regione, il suo pensiero fisso è tornare a Shangai capace d’offrire a ciascun membro della famiglia maggiori possibilità. Lui rivolge e invita a rivolgere qualsiasi sforzo a quell’obiettivo allontanando i pericoli d’ogni distrazione: dal pudico corteggiamento che il giovane operaio Xiao Gen pratica nei confronti di Qing, agli inviti dell’amica Xiao Zhen di recarsi a una festa segreta.

A nulla servono le raccomandazioni dell’esasperata moglie di Wu e quelle di amici e conoscenti, l’uomo si fa forte di ataviche convinzioni e non ammette ingerenze in un rapporto dispotico con la figlia che propone un’educazione univoca e ottusa.

I risultati, com’è logico, sono di senso opposto: Qing va alle feste, continua a vedere l’amica e pur impacciata cede alle avances del giovane spasimante nonostante poi, scossa, riveli tutto alla famiglia. Wu ne fa un dramma, cerca di punire il ragazzo e il precipitare degli eventi serve solo a convincerlo a lasciar di nascosto quel luogo e tornare nella grande città dove il sogno del benessere potrà avverarsi.

La famiglia parte eppure gli occhi di Qing restano tristi: per lei il viaggio verso Shangai rappresenta uno sradicamento dall’esistenza pur contraddittoria dei luoghi della prima giovinezza. Dove risiedono le amicizie, i legami in divenire, il rapporto con la natura e anche i disagi delle scarse comodità come i cento scalini da discendere con le scarpine col tacco regalatele da Xiao Gen e gettate via dal padre quale simbolo di perdizione. Quella partenza introdurrà Qing verso un futuro ignoto come le sorti dell’immenso suo Paese che guarda sfrontatamente ai miti del capitale.

Imbalsamato l’antistorico marxismo maoista insieme al corpo del ‘grande timoniere’, il nuovo corso della nomenklatura cinese ha elevato a odierno totem il demonio d’un tempo: il capitale. E l’ha ammantato di bandiera rossa. Non è un segreto che, assai più che ai tempi di Deng, nelle ultime trasformazioni dei mandarini l’icona del comunismo sia solo una maschera per celare l’immagine del capitalismo più sfrenato e pericoloso. Al quale s’accompagnano l’assenza di libertà e diritti umani, con la macchia nera della diffusissima pena di morte. Piaga che Wang ricorda nelle inquadrature conclusive del film.

Il realista e narrativo cinema cinese avrà modo di sorprenderci ancora con nuove denunce sociali, magari svelando che l’odierno scatenato produttivismo è incardinato a un implacabile, disumano sfruttamento schiavistico della manodopera adulta e minorile. Come nell’Inghilterra di Charles Dickens o un secolo dopo nelle fabbriche yankee dove le operaie bruciavano vive.

Regia: Xiaoshuai Wang.
Soggetto e sceneggiatura: Xiaoshuai Wang, Ni Lao.
Direttore della fotografia: Wu Di.
Interpreti principali: Yuanyuaan Gao, Yan Anlian, Wang Xueyang, Xiao Gen, Bin Li.
Produzione: Li Wei, Li Huatong.
Origine: Cina, 2005
Durata: 123 minuti.
Titolo originale: “Qing Hong”.