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Chi ha liberato Arnoldo Aleman?

Publie le sabato 30 luglio 2005 par Open-Publishing

Dazibao Giustizia America Latina

Daniel Ortega e l’ambasciatrice nordamericana Barbara Moore

di Giorgio Trucchi

Dopo quasi tre anni passati tra il carcere, gli ospedali e gli arresti domiciliari, l’ex Presidente della Repubblica Arnoldo Alemàn Lacayo (1997-2001), condannato in primo grado a 20 anni di prigione per una lunga serie di reati legati alla corruzione ed al riciclaggio di denaro, è potuto uscire dalla sua Hacienda "El Chile" grazie ad una sentenza della Giudice di Sorveglianza Carceraria, Roxana Zapata, che ha deciso di concedergli il Regime di Convivenza Famigliare, respingendo la richiesta di nullità presentata dalla Procura Generale della Repubblica.

Il passaggio dal Regime di Arresti Domiciliari (Casa por Carcel) a quello di Convivenza Famigliare prevede la possibilità per Alemàn di poter muoversi liberamente su tutto il territorio nazionale, di non essere più custodito da Guardie Carcerarie nella sua abitazione e di avere la possibilità di ricevere visite senza la necessità di permessi da parte dei giudici.

In pratica una libertà completa, che gli permetterà di riprendere in mano le sorti del proprio partito (il Partido Liberal Constitucionalista - PLC) con una partecipazione diretta ed attiva.

La sentenza della giudice Zapata, moglie del Magistrato supplente della Corte Centroamericana de Justicia e militante liberale, Sergio Cuarezma, ha colto tutti di sorpresa ed ha suscitato reazioni molto negative in tutto il paese.
Ancora più patetiche sono sembrate le motivazioni basate su un referto medico emesso dall’Istituto di Medicina Legale che ha valutato l’ex presidente Alemàn gravemente ammalato e affetto da multiple malattie, alcune delle quali croniche e provocate dall’obesità
Durante il suo primo giorno di "libertà", l’ex presidente Alemàn si è recato con la famiglia a pregare nella Cattedrale di Managua ed è parso in perfetta forma, sorridente e molto più in salute delle centinaia di carcerati che soffrono veramente di malattie croniche ed ai quali viene costantemente negato dai giudici il diritto agli arresti domiciliari per potersi curare decentemente.

Dopo la sentenza della giudice Zapata, si è aperta la "caccia" al responsabile di quella che sembra l’ennesima manovra di un Potere giudiziario sempre più politicizzato.
Il dito è stato puntato immediatamente sul Frente Sandinista, che ormai da molti mesi ha stretto un’alleanza congiunturale con il Partido Liberal e che ha più volte messo il governo del Presidente Bolaños contro la parete.
Secondo lo stesso Bolaños, questo è il prezzo che Daniel Ortega e il Frente Sandinista stanno cominciando a pagare ad Alemàn, che gli ha fornito i voti necessari in Parlamento per insediare i propri uomini nei principali Poteri dello Stato e per approvare una serie di leggi e di riforme alla Costituzione da loro proposte.
A seguito di queste dichiarazioni, Daniel Ortega ha immediatamente convocato una conferenza stampa in cui ha smentito le accuse di Bolaños ed ha presentato la teoria secondo la quale, sotto la pressione del governo nordamericano, Bolaños avrebbe accordato la liberazione di Alemàn come primo passo per la riunificazione della destra nicaraguense in funzione antisandinista.
Quello che ha chiamato "il patto dei corrotti" è visto dal leader sandinista come la prima mossa del nuovo Incaricato d’Affari dell’ambasciata nordamericana, Oliver Garza, che prenderà il posto dell’ambasciatrice uscente, Barbara Moore, in attesa dell’arrivo del nuovo ambasciatore.

Oliver Garza non è una faccia nuova in Nicaragua, in quanto è stato ambasciatore nordamericano durante le elezioni presidenziali del 2001, dove si era contraddistinto per l’aperta campagna elettorale svolta a favore dell’allora candidato Enrique Bolaños e per essere stato scoperto il giorno delle elezioni all’interno del Centro Nazionale di Conteggio dei Voti, senza aver mai dato spiegazione su cosa stesse facendo lì dentro durante lo svolgimento dei primi conteggi ufficiali.

Secondo Ortega "la risoluzione della giudice Roxana Zapata è basata sul fatto che Alemàn avrebbe più di otto malattie e se così fosse, la giudice invece di concedergli la possibilità di andare dove vuole avrebbe fatto meglio a farlo internare in un Reparto di Rianimazione visto il gravissimo quadro clinico. La cosa ancora più sospettosa è che la sentenza è stata emessa proprio poco dopo l’arrivo in Nicaragua dell’ex ambasciatore statunitense Oliver Garza che, secondo quanto si dice, avrebbe il compito di cercare un avvicinamento tra il Presidente Bolaños e Arnoldo Alemàn per riunificare il voto della destra nicaraguense contro il Frente Sandinista.
Questa sarebbe la riunificazione dei corrotti perché entrambi hanno cause aperte per corruzione. Hanno rubato 80 milioni di dollari durante il governo di Alemàn, li hanno riciclati a Panama e poi sono tornati nel paese e sono stati utilizzati per pagare stipendi sottobanco e per finanziare la campagna elettorale del 2001. Bolaños riceveva 60 mila dollari al mese sottobanco quando era Vicepresidente della Repubblica e poi ha ricevuto altri milioni di dollari per la sua Campagna. La funzione di Oliver Garza è quindi quella di riunificare i corrotti. Il gioco che stanno facendo è quello di cercare di dare la colpa ai sandinisti, lasciare che Alemàn salga e creare le condizioni affinché si inizino le negoziazioni per unificare i corrotti. Quello che quindi denunciamo è il patto dei corrotti con il beneplacito dell’amministrazione nordamericana".

Durissimo il comunicato dell’Ambasciata nordamericana che con toni da scontro frontale ha fatto sapere che "l’utilizzo della giustizia in Nicaragua è il risultato del patto politico delle forze infami che continuano a manipolare il sistema giudiziario nicaraguense. Il popolo del Nicaragua non può essere ingannato da questo atto dietro il quale c’è chiaramente la cupola sandinista e i suoi leader che cercano di tornare alla Presidenza in qualsiasi modo, cercano di manipolare il sistema per i propri fini e in modo cinico ed errato hanno cercato di proclamare che il Governo degli Stati Uniti e i suoi rappresentanti sono i responsabili di questa congiuntura politica e lo fanno per cercare di nascondere i propri atti. Ci uniamo alla maggioranza dei nicaraguensi che cercano un futuro migliore per il Nicaragua e deploriamo questa evidente manipolazione della giustizia e del sistema democratico".
Nella tardo pomeriggio di ieri, 26 agosto, la Procura Generale della Repubblica ha finalmente presentato un ricorso contro la sentenza della giudice Zapata e nei prossimi giorni sarà la Corte d’Appello (controllata da giudici di tendenza sandinista) a doversi pronunciare su tale sentenza.

Indipendentemente da chi ha effettivamente tramato la libertà di Alemàn, il quadro politico nicaraguense è a una svolta.
La presenza di Oliver Garza e le dichiarazioni della scorsa settimana dell’ambasciatrice Barbara Moore, che "confessava" la richiesta di molti settori della società nicaraguense affinché gli Stati Uniti intervengano direttamente nella crisi istituzionale del paese, non lasciano dubbi sull’intenzione del governo Bush di risolvere al più presto la situazione nicaraguense e di impedire a qualsiasi costo una vittoria elettorale sandinista riunificando la destra del paese.

Resta ancora da vedere quale sarà la strategia e cioè se tapparsi il naso e permettere la liberazione di Alemàn con la promessa di una riunificazione del Partido Liberal (perché comunque i sandinisti fanno più paura di un campione della corruzione) o minacciare Alemàn con la possibilità di processarlo negli Stati Uniti affinché si faccia a un lato e lasci il partito "libero" di riunirsi con Bolaños.
Da parte dei sandinisti, è invece chiaro che un’eventuale rottura dell’attuale alleanza con i liberali e la riunificazione della destra nicaraguense relegherebbe nuovamente il partito riojinegro in minoranza in Parlamento e con un compito molto difficile in previsione delle prossime elezioni del novembre 2006.
Allo stesso tempo, la libertà di Alemàn e la sua voglia di "vendetta" contro quelli che considera i traditori e gli ingrati (Bolaños e i membri del suo governo) potrebbe essere un’arma in più per impedire proprio la riunificazione del PLC e una manovra contro i progetti statunitensi.

Non resta che aspettare le prossime settimane che, sicuramente, saranno tutt’altro che tranquille in Nicaragua.