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Oreste Scalzone : attenti agli amici

Publie le domenica 7 agosto 2005 par Open-Publishing

Dazibao Movimenti Giustizia Estradizioni Francia Oreste Scalzone

di Oreste Scalzone

Altrettanto forte è la motivazione tutta interna alle vicende più recenti della microcomunità dei rifugiati e dei colpi subiti. Parlo dell’indignazione per l’iniquità (non illegale) della procedura dell’estradizione di Paolo. Dolore aggravato dal rivelarsi le illegalità schifose che c’erano dietro l’averla fatta scoccare in quel momento: la storia dei Ros e di Giovagnoli i cui effetti durano ancora.

E poi c’era stata tutta la vicenda di Cesare Battisti, l’ansia, la solidarietà e però la furia di vedere sciupare una campagna che ha giocato tutte le sue carte su un piano, per quello che vale, dello specifico giudiziario e giuridico da una superfetazione di propagandismi controproducenti degni di quelli autolesionistici e bui della campagna Sofri.

Anche in quel caso una serie di persone improvvide trasferiscono i talenti utili per il loro mestiere di scrittori di fantascienza in una campagna politica e pensano, in buona fede, che per aiutare un amico conviene raccontare tutte le cazzate che hanno sentito alla televisione sulle dietrologie da Dagospia sul caso Moro, le demenzialità becere e reazionarie che i Tabucchi e anche i Fo sono venuti a spargere nei deliri ultragirotondini anche in Francia su Le Monde. L’ossessione antiberlusconiana diventa accecante.

All’epoca del salone del libro, loro, tutte queste cose, le hanno prese, ci hanno creduto - così le superstizioni si diffondono, per contagio - e così le hanno vomitate subito, pensando di difendere un amico. In realtà succede che il primo o il secondo giorno li bastonano le destre (che contano quel che contano come influenza intellettuale): Le Figarò o il Giornale, ma poi gli si ritorce contro proprio la stessa intellighentsia di sinistra, che ha lasciato passare l’assurdità di interpretare gli anni ’70 in Italia come fosse il Portogallo di Salazar, non uscito ancora dal fascismo. E poi naturalmente i Violante, gli Spataro, i Brutti e, persino, i corrispondenti di giornali per finire con la vertiginosa infamia dei Segio e dei Cavallina.

Ma in tutto questo si continuava a dire “beh questa mostrificazione terribile, questa vendetta trasversale, che poi viene fatta pagare a Cesare, è oscena, ma viene in Italia e qui la partita si gioca in Francia”. Poi, però, si è visto che la nuvola di Chernobyl non si è fermata al confine e gli stessi articoli sono stati accuratamente ripubblicati sulle colonne di Le Monde, della Croix, perfino qualcuno su Liberation, che pure aveva un atteggiamento positivo. Sul Nouvelle Observateur Spataro è diventato un columnist.

C’è osmosi tra i due posti - è evidente - ma le credenze acquisite sono dure a morire e così la gente continua a mettersi il prosciutto sugli occhi e a cercare di non guardare all’Italia perché tanto hic sunt leones, anzi diciamo che lì è la barbarie. E Chirac non potrà estradare qualcuno mandandolo nelle “galere di Berlusconi”. Con questa sineddoche: le galere non sono di Berlusconi ma dello Stato. Richiesto da Berlusconi, certo dal governo, ma se ometti che l’opposizione fa l’union sacrè e, anzi,fa a gara nello zelo finisci per sbagliarti sugli amici e sui nemici. Nel senso che sui nemici ti sbagli per difetto e sugli amici per eccesso.

E così mi è toccato di dover subire senza riuscire a contrattarla, perché poi hai dei limiti, non puoi desolidarizzartene più di tanto, di fronte a terzi e al pubblico, da questa campagna perfettamente controproducente e suicidaria. Ho avuto solo un attimo di sollievo quando Cesare, dopo aver avallato, lasciato dire e detto un sacco di bestialità, comunque ha dimostrato di avere questa elementare potenza, che non è solo della razza umana ma animale, di scappare quando ti vogliono rinchiudere. Che è in fondo un diritto elementare - come avrebbe detto Salvemini - e una sorta di dovere verso i propri figli, gli amici e tutti, quando l’ossessione penale diventa il crack dei popoli.

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