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IL CAPITALISMO E LA SCIENZA DEL RIDICOLO

Publie le lunedì 29 agosto 2005 par Open-Publishing

Dazibao Analisi Carmelo R. Viola

di Carmelo R. Viola

Il capitalismo è nato come dramma della predazione e sfruttamento dell’uomo verso il proprio simile alla maniera animale: affoga nel ridicolo nella misura in cui vuole essere una scienza. Il ridicolo del capitalismo è espresso con un termine esso stesso ridicolo: ridicologia. La ridicologia consiste nell’esprimere in termini presuntuosamente scientifici termini che sono naturalmente, essenzialmente, drammaticamente ridicoli.

Il primo termine ridicolo non è tanto la parola economia quanto l’uso che se ne fa, dato che esso sostituisce la parola, poco conosciuta, “predonomia”, che è l’arte-scienza della predazione mutuata dalla giungla. Quando si dice che l’economia va bene, si dice che l’ente, cui si riferisce, realizza in maniera efficiente l’arte-scienza appena citata della predonomia.

La parola economia contiene il senso dell’ordine e della distributività: pensate all’economia di un gruppo familiare, dove ognuno contribuisce al benessere di ogni altro senza aggredire o depredare alcuno.

Dopo avere assunto il termine economia al posto di predonomia, si introduce la parola capitalismo come contenuto e meccanismo dell’economia ovvero si ritorna alla predonomia usando la parola capitalismo come artescienza del predare laddove capitale (donde capitalismo) sta per “forza predatoria”.

La scienza sociale è semplice: consiste nell’organizzare il lavoro e nel distribuirne i beni e i servizi (prodotti) a tutta la collettività, nessuno elemento escluso, attraverso l’uso di uno strumento specifico che si chiama moneta. Tra le necessità naturali espresse dalla scienza sociale, dette economia e spiegata in termini di biologia, e gli effetti del capitalismo, prodotti dall’agonismo predatorio, non c’è alcuna analogia. Nel primo caso abbiamo ciò di cui si ha bisogno; nel secondo abbiamo le necessità e gli effetti del capitalismo stesso. A questo punto la ridicologia consiste nell’attribuire valore economico ai meccanismi coatti dell’impresa, che vive attorno ad uno o più capitalisti ovvero dall’aspettarsi dalla fortuna (predatoria) di questi ciò che dovrebbe venire solo dall’economia propriamente detta.

Abbiamo detto “meccanismi coatti”: un’impresa è simile ad una trottola che resta in equilibrio statico solo se produce quanto basta una cosa qualsiasi e ciò può farlo “predando” più di altre. La somma dei prodotti capitalistici di un paese è indicata essa stessa con una sigla ridicola: Pil! Perché un’azienda capitalistica, alias predatoria o predonomica, possa funzionare, ha bisogno di sfruttare della gente: questo rapporto che è acquisto di lavoro, è detto bugiardamente “dare lavoro”. E’ un effetto secondario su cui si scrive tutta la difesa e l’apologia del capitalismo, le cui reali finalità non hanno niente a che vedere con il benessere - meno che mai distributivo - della collettività.

La ridicologia, che ruota attorno al Pil, è una farsa tanto più buffonesca quanto più è seriosa. A questo punto l’immagine dell’economista ricorda sempre più insistentemente quella del clown con la differenza che questa fa ridere mentre quello non riesce nemmeno a farci piangere.

E’ di questi giorni (primi di agosto) la notizia, lanciata dall’Istat, che il Pil sarebbe aumentato. Lo ripete Berlusconi come un segno di avanzamento dell’Italia sotto il suo governo! A questo punto il ridicolo diventa davvero scientifico. Si può dire che la politica della Casa delle Libertà è scientificamente ridicola specie quando il decantatore aggiunge che gli uomini hanno saputo reagire! Prima c’è da chiedersi quale valore economico possa avere l’esistenza di più prodotti (di auto, per esempio) e poi in che modo consapevole gli italiani abbiamo comprato più auto per amore di patria! Sta di fatto che questo maggiore “Pil” autorizza Berlusconi a dire che di leader della Casa delle Libertà ce n’è uno solo, lui, e che chi non è d’accordo può anche andarsene!

A me sembra che il popolo si sia comportato come sempre, come sempre interessato a stare meglio nell’immediato e che il 99% dello stesso non sappia nemmeno cosa significhi Pil. Più o meno la stessa cosa si può dire dell’inflazione con l’aggiunta che la maggior parte della gente è convinta che speculazione e ladrocinio siano universalmente diffuse dai pubblici uffici ai servizi alle banche ad ogni forma d’investimento fino alle borse e che chi ha qualche immobile o soldo in più ha il diritto di adoperarsi per trarne il maggiore profitto possibile e che ormai, seppellito ogni ideale socialista, la maggior parte dei votanti sceglie per convenienza o per rappresaglia, con qualche eccezione ideologica, quasi sempre di destra, meglio se di carattere clericale.

Altra locuzione ridicola è quella della “maturità democratica”. Mentre una volta la coscienza sociale (e, se possibile, socialista) era contesa dall’oppio dei popoli, rappresentato dal potere clericale, oggi è lo stesso capitalismo a ottundere la massa. Ottundere significa impoverirlo d’intelligenza sociale e legarlo a interessi estranei alla costruzione di una società socialista, cioè basata sulla vera economia. Con un popolo “ottuso” il potere in carica, di destra, ma anche sedicente di sinistra, può fare i propri comodi. Con la scomparsa dell’ideale socialista, è scomparso anche l vero movimento sindacale. La gioventù attuale, figlia di una massa ottusa, è l’esatto contrario di ciò che eravamo noi ai nostri tempi. I nostri nipoti non ci sono soltanto estranei, talora ci sono perfino avversari. I padroni dicono che i tempi sono cambiati ma in realtà sono loro che li cambiano i tempi a proprio esclusivo favore. E’ la vittoria dei padroni. La destra ha vinto ma ha perso la specie che si avvia alla propria estinzione. Perché il socialismo è una necessità biologica come quella del mangiare. Una civiltà senza socialismo è come un individuo senza alimentazione.

Gli ottundori sociali sono esattamente ciò che dice la parola. Il primo sembra il più innocente ma è il più penetrante: è il consumismo. E’ il consumare per consumare! Non c’è alcun dubbio che il mondo vada anche conosciuto direttamente, ma le ormai gite in auto periodiche sono come feste comandate ed esprimono anzitutto l’incapacità della gente di amare la natura nella sua semplicità e la tendenza a obbedire ai comandi occulti del padronato. Dietro tali gite con annessi incidenti anche mortali c’è un enorme giro di affari e questa è la sola cosa che conti per i padroni del capitale. Ove c’è giro di affari, là c’è capitalismo, predonomia, criminalità. Per converso, dove c’è criminalità predonomica (impropriamente “economica”) là c’è capitalismo. Dietro le discoteche e i videogiochi (tipiche vergogne del sistema capitalista), con le loro luci, i loro tempi di apertura e i loro incidenti, là ci sono giri di affari, quindi predonomia, quindi criminalità.

Un ottundore sociale, che non risparmia nessuno, è il tifo sportivo. Lo sport dovrebbe essere solo un gioco ma come tale sarebbe poco produttivo per il padronato. Per questo, ne hanno fatto un’affezione viscerale, un surrogato psicologico dell’aggressività e, se possibile, della guerra. Così ne è nato un giro d’affari con i fiocchi. Il tifo sportivo è un pilastro del consumismo che continua a mutuare costumi e usanze dagli Usa dove consumismo è anche l’uso ludico della pistola e dell’arma in genere.

Un terzo ottundore, che si va diffondendo a macchia d’olio è il “predaludismo”: esso viene praticato direttamente dallo Stato e da una serie di enti televisivi autorizzati: esso consiste in giochi di scommessa e di fortuna (tramite quiz) che fanno sperare ai soggetti di ottenere in tal modo quel potere finanziario che non potrebbero mai ottenere dal lavoro. Si tratta quindi di “preda sociale” ottenibile solo attraverso il gioco. Il cittadino “ludente” si aspetta dal “caso” quel potere finanziario di cui ha bisogno per realizzare anche fini giusti, utili al suo benessere. Così il diritto di disporre di moneta da spendere per finalità utili lo si aspetta dal caso e non dallo Stato. Il “predaludismo” è un procedimento anticostituzione e quindi illegittimo se è vero che la ricchezza è il prodotto del lavoro della collettività e che va distribuita alla stessa, sotto forma di moneta, a seconda della necessità. Chi ha prodotto i milioni di €uro distribuiti nel “predaludismo” solo sulla base del caso e non del bisogno? Il “predaludismo” come spettacolo insegna a milioni di persone che tale “gioco” può essere una via per ottenere ciò che dovrebbe venire come diritto per il solo fatto di esistere.

Il tifo sportivo è così coinvolgente che spesso i giovani tifosi e perfino gli adulti, che stipano gli spalti degli stadi sono senza lavoro o quasi e che tuttavia sostengono la “squadra del cuore” perfino fuori sede (talora all’estero!) sottraendo potere d’acquisto alle proprie famiglie come una volta si faceva per sostenere il partito rivoluzionario e l’attività sindacale.

Con il crollo dell’Urss, più indotto che rovinato a causa dei propri errori, il padronato ha fatto credere essere il capitalismo il solo e il migliore sistema “economico” (predonomico) naturale. Nella realtà, si è andato sempre più liberato del sociale tornando al primitivo: è nato così il neoliberismo, i cui crimini non sono solo i disastri dei mezzi di locomozione per difetto di manutenzione nell’assoluto irrispetto della persona umana.

Con il neoliberismo torna il drammatico come sottofondo del ridicolo (della ridicologia). Il primo ente sommamente drammatico-ridicolo è la prima istituzione sociale cioè lo Stato, il quale, sempre più “desocializzato”, ricorda sempre più una legale associazione per delinquere senza ovviamente esserlo. E sono gli stessi uomini politici a recitare la ridicologia neoliberista. E’ nota l’irruenza dei radicali che si sono battuti contro l’art. 8 dell’ordinamento del lavoro, estremo residuo di un’antica socialità. Ma il “mercato del lavoro”, ispirato al tragicamente scomparso prof. Biagi, è quanto di più neoliberista antisociale, anzi antiumano, si potesse dare addosso alla collettività: ignorati i diritti naturali, il lavoro diventa merce a tutti gli effetti con il risultato che chi non trova compratori, può morire legalmente di fame.

Una speciale ridicologia spetta a Fini quando esorta a non chiedere ai padroni contratti di lavoro a tempo indeterminato per non scoraggiarli e indurli al lavoro nero. Fini spiega come non è più il tempo del “posto fisso” ma, aggiungiamo noi, quello del precariato ovvero del vivere alla giornata. Fini ha dimenticato di dire cosa succede a chi non è nemmeno in grado di farsi una pensione integrativa: lo diciamo noi: la fame, l’accattonaggio, il lavoro nero, il “servizio” nei ranghi della cosiddetta “mafia” (dimensione strutturale del capitalismo!). Il padronato non può dire la verità: per esempio, quella che produce le cause vere dei disastri di cui dicevamo sopra.

Molto più eloquente è il discorso di Montezomolo, presidente della Confindustria ovvero della congregazione dei padroni. Eloquente perché dice la verità del rapporto predonomico dei padroni industriali:l’unico problema degli uomini d’affari che vivono solo con il proposito di diventare ricchi non ha alcun aspetto umanitario e morale. Che uno fagociti dei concorrenti fino a ridurli alla miseria è legittimo a condizione che ciò avvenga nel rispetto delle “regole”. E’ come nella boxe: che uno riduca la faccia dell’avversario in una maschera di sangue e lo metta in condizione di non battersi più, è legittimo a condizione che ciò sia stato ottenuto rispettando delle “regole”! Il capitalismo è criminalità predonomica: cessa di esserlo se i suoi protagonisti agiscono rispettando delle “regole”! Se non è ridicolo questo per una scienza, che cosa lo è mai? Montezemolo, con il suo discorrere serioso e lacrimevole, ha scoperto l’acqua calda! Il “nostro” paese ha bisogno sempre più di predatori: tutto ciò che si chiede loro è che rispettino le regole. La “filosofia delle regole” per diventare ricchi e, se possibile, farsi una villa per ogni occasione, è un capitolo eccellente della ridicologia! Ma l’oratore non si accorge del ridicolo perché ci guazza dentro e per giunta viene applaudito da un uditorio specifico e qualificato! Il problema non è quello di predare o meno ma quello di predare rispettando le “regole”!

E’ lo stesso problema della “mafia” (che mafia non è). Pensate ai pizzi di Stato sotto forma di Iva e di altro. Ho comprato un cellulare e ci ho fatto mettere l’unica carica disponibile: di dieci €uro, che sono diventati subito otto. Appena a casa lo strumento mangiasoldi m’informa che il credito residuo è di appena tre €uro! Sarebbe lungo elencare tutti i pizzi statali o autorizzai dallo Stato. Poi, ad un certo punto, ci si accorge che delle organizzazioni esigono il pizzo dagli esercizi commerciali di un’intera città e si solleva il problema, che è una caratteristica ridicologica. L’on.le Storace, passato all’Assessorato della Salute, ha pensato di apportare delle innovazioni non accorgendosi di una sola cosa, essenziale: che in uno Stato moderno l’assistenza medico-sanitaria dovrebbe essere gratis per tutti. Basterebbe considerare che chi lavora dà un contributo per tale scopo e che chi non lavora più non può perdere un diritto acquisito. In ogni caso, rientra nella categoria dei minori che hanno diritto alla detta assistenza per il solo fatto di essere nati. Ma, a quanto pare, ciò che fa difetto ai nostri politici è il concetto di diritto naturale, che è il pilastro portante della scienza sociale. Non rimane che constatare l’espandersi di uno dei mercati più vergognosi del neoliberismo, che è appunto quello farmaceutico. Contro le inefficienze e i casi di malasanità fanno riscontro le affermazioni di compiacimento del potere centrale: vere risate omeriche su una realtà pietosa. I milioni di pazienti che, sotto il sole cocente o la pioggia scrosciante attendono sulla strada l’arrivo del proprio medico sono il simbolo del Servizio Sanitario Nazionale di uno Stato che confonde il mercato con la civiltà.

Il neoliberismo non ha più alternativa (socialista) ma è stabilizzato su un’altalena bipolare, costante nella sostanza, che è appunto il neoliberismo, che è la destra naturale del capitalismo. L’alternanza riguarda solo formazioni e nomi. La lotta per passare dal centro-destra al centro-sinistra è una variazione del ridicolo di base. E’ una ridicologia di tipo sinfonico. A governare l’attuale centro-destra c’è un uomo che è diventato uno degli uomini più ricchi del mondo rispettando le “regole”, di cui parla Montezemolo ma senza soffermarcisi abbastanza. Tale uomo si chiama Berlusconi, uno che possiede appunto una villa per ogni occasione e che si ritiene il leader della Casa delle libertà, e quindi del futuro governo si direbbe per volere di Dio, il che l’autorizza ad invitare i dissidenti a lasciare il campo. Costui attende l’aumento del Pil per inneggiare al proprio successo come i Fassino attendono una riduzione dello stesso per denunciare un insuccesso del polo al potere. La scienza del ridicolo trionfa se si polarizza l’attenzione su dettagli funzionali del sistema ignorandone la sostanza: l’occupazione, il potere di acquisto, il benessere generale, insomma il rispetto dei diritti naturali a partire dal neonato. Dobbiamo ammettere che il migliore fascismo era ed è più serio del neoliberismo. Parola di antifascista. Non se ne accorge nemmeno il funambolo Fini, il quale, adeguandosi per motivi di potere, scivola nel ridicolo. Non possiamo che riderci sopra vedendo come finga di non rendersi conto che il mercato del lavoro, nato dalla tomba di un assassinato, significhi: a) disoccupazione giovanile; b) malaoccupazione giovanile; c) precariato giovanile; d) anziani senza lavoro e magari senza una pensione diversa dall’elemosina. La ridicologia drammatica dilaga...

Quest’articolo è stato ispirato dalla canzone e dal ritornello del Pil che Berlusconi e Fassino intonano come chierici sotto le ampie arcate del tempio della pubblica imbecillità dacché ripetono la parola democrazia di cui non conoscono il significato. La democrazia non è quel giochetto elettorale che autorizza Berlusconi e i suoi accoliti a ripetere di avere ricevuto dal popolo il mandato di fare i loro comodi di potere, ma è quella situazione in cui il popolo è l’effettivo fruitore dei ben e de servizi prodotti dal lavoro collettivo in modo da potere rispondere ai propri diritti naturali il primo dei quali è quello di nutrirsi e di curarsi nel modo più scientificamente adeguato. Tale democrazia non esiste e non sono io a dirlo. Ogni giorno nascono de bambini: ebbene cosa succede a questa parte infima, totalmente inerme e indifesa? Viene abbandonata a sé stessa Non mi si venga a dire che si tratta di opinioni ideologiche perché ho vissuto in prima persona quanto leggo.. Ancora, alla mia età, che qualcuno dice “veneranda”, devo pensare al sostentamento di figli e nipoti disoccupati sostituendomi per legge, allo Stato! Dove l’infanzia è a carico dei genitori o, peggio, dei nonni là la democrazia è soltanto una messinscena ridicologica!. Una farsa è laddove dei maggiorenni debbano cercarsi un lavoro come un’elemosina. Un dramma è laddove degli anziani hanno pensione da Terzo Mondo o non ne hanno affatto.

Signori Berluconi e Fassino, che significa il Pil in tutto questo se non un ritornello ridicologico!? Il problema della civiltà rimane sempre quello accennato all’inizio: organizzare il lavoro e distribuirne i prodotti con quello strumento specifico che si chiama moneta. Questa soluzione è la sola risposta scientifica alla civiltà: è l’economia propriamente detta o il socialismo senza del quale la specie si avvia alla propria estinzione. Su queste quattro parole si è scritta una letteratura poderosa e la cosa ridicolmente drammatica è che più si va avanti meno si mostra di comprendere il problema, più si fa della scienza sociale una ridicologia, liturgia funerea di una civiltà fallita i cui sacerdoti e parassiti politici chiamano democrazia il loro gioco a chi, paradossalmente, la gestisce.

La ridicologia tocca il non plus ultra della stupidità dei politici quando aggiunge rintocchi di morte. Dopo avere provocato con il loro terrorismo scientifico di Stato il terrorismo empirico di ritorno delle loro vittime trasformando il territorio in un campo minato, credono (o fingono di credere) di fare, loro, cose meravigliose in termini di prevenzione facendo ridere, è il caso di dirlo, i polli. Il terrorismo, non mi stanco di ripeterlo, è un’ignominia senza attenuanti, ma la storia non ha norme morali e chi scatena una guerra, come quella del terrorismo, semplicemente “deumanizza” l’uomo per poi accusarlo di non comportarsi da uomo e trovare in questo un ennesimo pretesto della guerra stessa. Gli algerini, oppressi dalla rivoluzionaria Francia, furono indotti da questa a ricorrere all’ignominia senza attenuanti,. del terrorismo e vinsero la loro guerra. Ariel Sharon ha perso la sua guerra di Gaza con lo stesso sistema ma non lo si dice. I veri produttori di terrorismo, con in testa i “Barbari di Nagasaki”, massacratori dell’Iraq, e i loro diretti complici, fanno, loro, le vittime e gli epuratori del mondo: fingono di non sapere che una buona parte del mondo islamico, non perché islamico ma perché vittima del terrorismo di Stato, ce l’abbiamo potenzialmente sotto casa e che nessuna legislatura antiterroristica può produrre il miracolo di renderci sicuri. Questo avviene in questa società-giiungla dove il diritto è preso a calci se è vero che il neonato è abbandonato a sé stesso, salvo eventuale ricovero ospedaliero. Con la sigla Pil la ridicologia continua a cantarne il suo miserere.

Per associazione di idee ma anche perché si avvicina la riapertura delle scuole e il dramma dei libri che costringe le famiglie a togliersi l pane di bocca per comprare a peso d’oro strumenti di studio che uno Stato dovrebbe distribuire gratis e che, al limite, potrebbe cedere per pochi centesimi. Sarebbe il caso di chiedere a Montezemolo, che bene s’intende di regole per fare business nel rispetto delle leggi, quale differenza morale passa fra le regole della “mafia e quelle dell’industria del libro scolastico. Et de hoc satis.

Carmelo R. Viola
Centro Studi Biologia Sociale
crviola@mail.gte.ti