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> Donne, gay, operai: Fausto Bertinotti polemico con Prodi e Unione

16 gennaio 2006, 20:12

“SIAMO USCITE DAL SILENZIO”
a cura di Paolo De Gregorio – 16 gennaio 2006

In questo universo taroccato dove informazioni o dichiarazioni risultano fasulle, mi fa piacere vedere lo striscione più importante della manifestazione di Milano di sabato 14 gennaio a difesa della 194 che dice una “verità”: siamo uscite dal silenzio.
E, infatti, visto che lo ammettono le donne stesse, questo silenzio assordante vi è stato per molti anni e proprio grazie a questo disimpegno sono riuscite manovre quali l’appoggio elettorale delle casalinghe organizzate a Berlusconi, il ritorno centuplicato della “donna oggetto”, fino alle sortite della Chiesa che da qualche anno attacca la legge sull’aborto, osteggia la pillola abortiva Ru 406, ha fermato il referendum sulla fecondazione assistita, osservando che “le donne” riempiono le Chiese e piazza San Pietro, invece delle piazze.
Eppure è da lungo tempo che la politica si è chiusa nel “Palazzo” e vive nel suo teatrino quotidiano di esternazioni, dichiarazioni, smentite, mediazioni sottobanco e non ha più alcun rapporto con le esigenze dei cittadini, che non hanno neppure il conforto di conoscere il programma politico di coloro che gli chiedono il voto.
I movimenti nati in questi anni hanno cercato la scorciatoia del “dialogo” con la politica tradizionale e da essa sono stati consumati, respinti e ridicolizzati.
Personalmente sono convinto che solo la partecipazione politica di grandi masse su problemi chiari, concreti, specifici, non ideologici, con caratteristiche nuove rispetto alla politica dei “professionisti a vita”, da Prodi a Bertinotti, può ottenere risultati.
Le “caratteristiche nuove” devono riguardare la questione della classe dirigente.
In primo piano devono risultare i programmi, chiari, seri, analitici, comprensibili per tutti, condivisi da moltissime persone, e approvati in modo nuovo (Internet) da tutti coloro che decidono di uscire dalla passività per una politica nuova senza deleghe in bianco per nessuno.
Un eventuale ingresso in Parlamento di una politica nuova deve mettere dei paletti invalicabili: i suoi rappresentanti sono solo dei portavoce e relatori di un “programma” che è stato analiticamente deciso, discusso e votato da coloro che tengono in piedi il movimento, e dopo una legislatura vanno a casa e non sono rieleggibili.
I sudditi hanno bisogno di capi carismatici a cui ubbidire, i consapevoli vogliono ottenere ciò che chiedono e che hanno partecipato ad elaborare.
Grandi movimenti di donne, pacifisti, no global, devono trovare un comune denominatore su un nuovo modo di far politica, fondato sugli obiettivi (pochi e chiari), la partecipazione organizzata, la continuità dell’impegno, la personale coerenza, e la convinzione che le cose si ottengono solo in questo modo e non delegando.
Sarebbe importantissimo che proprio le donne mettessero in piedi un loro movimento capace non solo di difendere leggi e conquiste, ma capace di intervenire nel profondo della realtà femminile, denunciando il ruolo della Chiesa contro tutte le donne e la loro autodeterminazione, combattendo tutti i modelli della bellezza e della moda fino al chirurgo plastico che rendono le donne schiave dell’estetica, sottraendole al buio della predizione di maghi e fattucchiere e alle paure su cui soggetti come Vanna Marchi hanno lucrato, facendo fare un salto di qualità a tutte le donne che devono votare solo per un programma in cui si riconoscono e solo le persone che lo hanno elaborato.
Paolo De Gregorio