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> J’ACCUSE!

20 febbraio 2006, 11:38

Ciao Gina.
Mi fa piacere che sei intervenuta a ribadire e rafforzare le nostre ragioni, che potrebbero sembrare a chi ci legge come "interessi corporativi", legati ad una causa di tipo corporativistico, ovvero ad una battaglia tesa alla conservazione dei privilegi di una sola categoria professionale, quella dei docenti.
Faccio questa considerazione perché qualcuno ha già travisato e distorto il senso più autentico della vertenza che ci vede impegnati nella nostra scuola, una vertenza che si caratterizza e si presenta come un episodio emblematico di un più vasto processo di degenerazione e degrado che sta investendo la scuola pubblica italiana durante l’ultimo decennio, a partire dall’introduzione della cosiddetta "autonomia scolastica".
Questa "novità legislativa" (introdotta da un precedente governo di centro-sinistra) avrebbe potuto costituire una preziosa opportunità per le singole scuole, qualora l’autonomia fosse stata interpretata ed applicata nel senso più corretto, cioé nella direzione di un crescente coinvoglimento e della valorizzazione delle diverse soggettività professionali, umane, sociali ed intellettuali, presenti sul territorio.
Al contrario, l’autonomia scolastica è stata concepita ed attuata, da parte di tanti dirigenti scolastici, come una vera e propria "tirannia personale".
La deriva autoritaria e dirigistica, della scuola pubblica italiana, ha conosciuto una vera e propria accelerazione durante la sciagurata gestione morattiana.
Pertanto, il vero problema della scuola in cui lavoriamo, non è costituito tanto dall’introduzione (oltretutto illegittima, arbitraria ed unilaterale) di un orologio marcatempo per la rilevazione automatica delle presenze, che pure rappresenta un rito inutile ed ipocrita (oltre che costoso), nella misura in cui il docente non deve dimostrare di essere presente nell’istuituto (come se fosse un’azienda, una casema o altro), bensì nella classe, laddove è chiamato a svolgere il proprio dovere che non è equiparabile ad una mansione d’ufficio oppure ad una funzione manifatturiera, in quanto si inserisce in un delicato processo dialettico, umano e formativo che è il processo di insegnamento/apprendimento.
In realtà, il vero e più drammatico problema della nostra scuola, che credo indichi simbolicamente le tante ed aspre contraddizioni presenti nella scuola pubblica italiana nel suo complesso, è costituito dalla totale assenza di legalità, e nemmeno dall’assenza di democrazia partecipativa, che ormai può considerarsi un vero e proprio lusso!
Per totale assenza di legalità intendo dire che mancano le certezze normative più elementari, ossia manca il rispetto di regole democratiche certe e valide per tutti.
La situazione di "selvaggio west" che si è determinata e che dovrebbe suscitare una reazione di scandalo e di sdegno in ciascuno di noi, cela la mancanza di rispetto verso la dignità e l’intelligenza delle persone che lavorano nella nostra scuola. Ma (ripeto) si può tranquillamente sostenere che la nostra realtà particolare sia simbolica rispetto alla realtà più ampia e complessiva della scuola italiana. Purtroppo!
Saluti non corporativi,
Lucio