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12 marzo 2006, 20:02

Un rapporto dei carabinieri inchioda lo staff dell’ex ministro della Salute

I pm interrogheranno anche il suo portavoce Nicolò Accame

"Se il conto è di Marrazzo, si fa Bingo"

Storace sarà sentito come teste

di ELSA VINCI

ROMA - L’ex ministro Storace presto in Procura a Roma, testimone sulla spy story. Un rapporto dei carabinieri inchioda il suo staff. Dopo uno stop imposto con tre lettere dalla procura di Milano, i pm della capitale ripartono con una tornata di interrogatori. La prossima settimana saranno sentiti i due detective, Pierpaolo Pasqua e Gaspare Gallo, indagati da un anno nell’inchiesta romana sul presunto spionaggio in danno di Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini durante la campagna elettorale per le ultime regionali. L’accusa è accesso abusivo in sistema informatico. Seguirà l’audizione del finanziere Francesco Liguori, arrestato a Milano, che avrebbe fornito ai due detective, in cambio di compensi, informazioni patrimoniali sul governatore del Lazio e sulla moglie, Roberta Sardoz. Poi sarà il turno di Nicolò Accame, ex responsabile della campagna elettorale di Storace e successivamente suo portavoce. Infine toccherà all’ex ministro della Salute.

È un rapporto dei carabinieri a coinvolgere lo staff di Storace. "Pierpaolo Pasqua, Gaspare Gallo e Luca Garbelli - scrivono i militari - hanno messo in atto investigazioni private ai danni del candidato del centrosinistra alle consultazioni regionali, Pietro Marrazzo, su commissione di soggetti gravitanti intorno all’entourage del candidato di centrodestra, Francesco Storace". I militari volevano intercettare quattro utenze telefoniche in contatto con gli 007 privati. Una di queste, numero 335-4654... - scrivono i carabinieri - risultava "in uso a tale Nicolò". Quel telefonino compare nell’ordinanza dei magistrati milanesi e viene attribuito proprio ad Accame. Le altre tre utenze, secondo il rapporto, sarebbero state nella disponibilità dello staff elettorale di An. Personaggi non di primo piano, che saranno interrogati, così come gli informatori, già identificati. I pm romani sanno da mesi di una telecamera appostata davanti al comitato elettorale di Marrazzo. Persino pedinato.
Pierpaolo Pasqua, capo dell’agenzia di investigazioni Ssi ed ex dirigente di un circolo di An, durante l’interrogatorio di venerdì scorso ha respinto le accuse dei pm milanesi, ammettendo soltanto di avere avuto dalla segreteria di Storace "l’incarico di effettuare una bonifica negli uffici della Regione". Eppure nell’ordinanza del gip di Milano vengono riportati stralci di intercettazioni che lasciano pochi dubbi.

Pasqua chiede all’altro detective, Gallo, informazioni di natura fiscale o finanziaria su ’Quo’, il nome in codice con cui si indicava Marrazzo, "da approfondire" prima del 3 e 4 aprile del 2004, data del voto nel Lazio. E in particolare l’origine di una somma di denaro (140 o 150 mila euro), "che assomiglia tanto ad una consulenza". E che fa esclamare proprio a Pasqua: "Se fosse così avremmo fatto Bingo". Invece si trattava di normali operazioni connesse all’acquisto di una casa.
Ieri mattina c’è stato un vertice tra i pm romani, lunedì sarà fissato il calendario degli interrogatori. Il procuratore capo Giovanni Ferrara ha già disposto una serie di accertamenti, dalla richiesta di atti a Milano a una consulenza calligrafica per stabilire se Pasqua sia uno degli autori di firme false sulla lista di presentazione di Alessandra Mussolini.

Fu proprio durante le indagine sui "falsi" nella lista di Alternativa sociale che la procura si è imbattuta nell’episodio di spionaggio informatico che ha provocato l’inchiesta, poi fermata da Milano con tre lettere del 27 luglio, del 24 ottobre 2005 e 6 febbraio scorso, "per non ricevere pregiudizio da una discovery delle intercettazioni telefoniche".

Anche ieri una serie di interrogatori: sentita, tra gli altri, Alessandra Paiella, impiegata in un call center romano della Telecom, che ha ammesso di aver prelevato da una banca dati dei nomi e di averli venduti 50 euro ciascuno. Oggi nel carcere di Novara toccherà al finanziere Francesco Liguori.

(12 marzo 2006) www.repubblica.it