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> Per Renato, chiediamo conto ai mandanti

5 settembre 2006, 10:47

Perché quello di Renato è un omicidio fascista.

In questi giorni, in molt@, anche a sinistra, hanno cercato di dipingere l’omicidio di Renato come qualcosa di estraneo al contesto politico.

Un atteggiamento già visto in occasione dell’omicidio di Dax.
Costoro, però, quando non sono in malafede, non colgono minimamente il segno dei tempi.
Costoro pensano ancora al fascismo come se questo si riproducesse nel corso dei tempi sempre allo stesso modo.
Nel ventennio il fascismo produceva una serie di comportamenti, negli anni ’70 altri ancora ed oggi la questione è nuovamente mutata.
Chi non capisce ciò, per gridare all’omicidio fascista, ha bisogno di riconoscere i tipici tratti distintivi del passato. Ha bisogno di scorgere omicidi premeditati da gruppi organizzati, trame, ecc.
Per costoro il fascismo oggi è invisibile o ridotto al folklore di alcuni retrò un pò nostalgici e l’omicidio di Renato è un tragico gesto compiuto individualmente.
In realtà invece l’omicidio di Renato e quello di Dax sono figli dei nostri tempi.
Tempi in cui la politica securitaria, funzionale alla gestione di guerra che attanaglia il pianeta, incita e produce comportamenti sociali fascisti.
La categoria del nemico da cui guardarsi e difendersi è ormai socialmente diffusa e la chiamata alla guerra in difesa di una inventata normalità echeggia ovunque.
Questa scientifica diffusione di paure e ricerca di normalità non solo viene utilizzati per legittimare le peggiori politiche securitarie, ma produce anche comportamenti sociali razzisti, xenofobi ed oggettivamente fascisti!
L’omicida di Renato è figlio di questa cultura, è uno dei tant@ “militanti” di una destra sociale che eccede le organizzazioni tradizionali ed al massimo ruota ai margini di alcune formazioni di estrema destra, con cui si ritrova soprattutto nei comportamenti (magari in curva), assai più che nei ragionamenti.
Renato e Dax sono stati ammazzati in questo clima.
Entrambi sono omicidi fascisti, così come i comportamenti e la “cultura” che hanno ispirato la mano dei loro assassini!
Sono comportamenti che non si vuole mettere in discussione, che vanno protetti, per evitare di delegittimare il securitarismo e la guerra!
Per questo l’atteggiamento massmediatico, così come quello della magistratura, sono improntati alla famosa logica di due pesi e due misure.
Per questo i vari pennivendoli di potere attraversano cortei come quello di sabato esclusivamente alla ricerca di elementi utili per legittimare politiche securitarie!
Così risulta più semplice rispolverare il vecchio gioco degli opposti estremismi, ed in questo contesto anche uno slogan truculento assume il medesimo significato di un omicidio a sangue freddo.
Che paradosso: i guerrafondai usano le argomentazioni del “rifiuto della violenza” per legittimare altre ondate securitarie!
Tristi, invece, sono coloro che a sinistra non colgono tali trasformazioni, non capendo quanto sia facile oggi morire come è accaduto a Renato ed a Dax.
Sia chiaro: un agguato premeditato continua a rappresentare un ulteriore salto di qualità della violenza fascista, ma oggi è assai più probabile morire per mano di uno dei tanti “militanti comportamentali” della destra sociale.
Di fronte a questi episodi è sterile ed inutile discutere di violenza e non violenza (in genere i governanti ed i loro fans più che eliminare la violenza sono interessati è detenerne il monopolio), piuttosto sarebbe il caso di ragionare su come spazzare via le politiche securitarie che producono in continuazione comportamenti fascisti, soft ed hard, e le organizzazioni neofasciste che ne interiorizzano così bene gli aspetti più deleteri!
Un abbraccio forte ai compagn@ di Renato ed in particolar modo agli acrobati, scusandomi se sabato non sono riuscito a partecipare al corteo, ma vi assicuro che il mio cuore batteva con voi.

Con rabbia e dolore, ma solo per amore!.

Baci

Paolo