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"MIO FRATELLO E’ FIGLIO UNICO"

29 aprile 2007, 18:57

Pubblico anche qua sopra questo commento al mio articolo pubblicato a firma Aladino su www.triburibelli.org

K.

Non si poteva pretendere che Lucchetti, in un’ora e mezza scarsa di film, riportasse fedelmente circa 13 anni di storia italiana.

Del resto anche il già citato "La meglio gioventù" in ben sei ore di durata era riuscito ad ignorare sostanzialmente il movimento del 1977, il che è tutto dire.

Ed anche le incongruenze rispetto al libro di Pennacchi non vanno enfatizzate.

Li’ lo scontro tra fratelli era un aspetto del tutto incidentale della storia, nel film è invece l’argomento principale, il che cambia di fatto tutta la prospettiva narrativa.

Nel libro Accio lascia i fascisti e diventa comunista perchè si rende conto del fatto di essere manovrato dal potere, più o meno occulto.

Nel film il cambio di ideologia avviene perchè i fascisti danno fuoco alle automobili degli operai ed in particolare a quella del fratello ( anche se pure il pestaggio subito a Roma dai suoi camerati per aver dato del "mafioso" ad un dirigente del Msi è comunque una scena molto significativa).

Nel libro il "terrorismo" brigatista non c’è, se non sullo sfondo quello bombarolo dei fascisti di fine anni sessanta.

Nel film ce l’hanno fatto entrare per forza, anticipando di qualche anno la quotidianità e la cruenza delle azioni brigatiste e delle "esecuzioni" a danno dei brigatisti da parte di polizia e carabinieri.

Ma tutte queste differenze sono dovute all’impostazione della trama, tutta basata dal rapporto tra i due fratelli che appunto nel libro non è l’aspetto principale della storia.

Puo’ essere che il regista sia stato influenzato da sue vicende personali ( se ho ben compreso i due Lucchetti sono appunto fratelli) ma soprattutto è una questione di esigenze cinematografiche.

Credo poi che se si fosse affrontato qualche tema spinoso tipo le stragi di stato e non si fossero usati attori di grido come Scamarcio o Zingaretti ben difficilmente gli autori avrebbero ottenuto una distribuzione così larga ( 12 sale solo a Roma) e la possibilità di un periodo probabilmente molto lungo di programmazione nei cinema.

Altri bei film su quel periodo, tipo "Il Grande Bleck" di Piccioni o "Lavorare con lentezza" nelle poche sale dove sono arrivati ci sono rimasti solo un due-tre settimane ......

E se non ci si fosse ficcata dentro per forza la "morale finale" di cui parla K. forse di questi tempi non avrebbe nemmeno trovato un produttore che lo finanziasse ......

Al di là di tutto questo, è comunque un bel film, utile anche da un punto di vista "educativo".