Home > ... > Forum 10792

Le bugie di Ferrando

17 luglio 2007, 23:24

Il PCL, nato per opporsi alla deriva governista del PRC e per ricostruire l’opposizione di classe, ha conosciuto una rapidissima involuzione settaria ed autoritaria, arrivando all’espulsione di massa dei dirigenti e dei militanti che avevano (ingenuamente?) preso sul serio l’invito a discutere ed a contribuire alla definizione della "nuova" organizzazione. Non contento di questa operazione in perfetto stile staliniano, marco ferrando - da oggi, minuscole pure per lui - continua ad inondare di frescacce tutti gli organi di stampa che gli danno spazio, dal Corriere della Sera al Manifesto, passando per il Giornale, rendendo ridicolo sé stesso (del che, sinceramente, poco ci interessa) e l’idea stessa di costruzione di una nuova organizzazione dei comunisti, il che, invece, ci preoccupa parecchio. Uno che ha la faccia di bronzo di definire, in un intervento sul Manifesto, "lusinghiero" il risultato elettorale di un partito che rimedia 296 voti in una città di 257.000 abitanti (Reggio Calabria), 1.440 in una di 615.000 (Genova) e appena 18 in una di 45.000 (Rieti), o è un bugiardo patologico o è affetto da pericolose forme di delirio di onnipotenza. Propendiamo per la seconda ipotesi, anche alla luce di quanto lo stesso personaggio ha dichiarato al Giornale il giorno dopo la manifestazione romana: "Abbiamo una sede in ogni capoluogo di regione. Abbiamo avuto un riscontro elettorale significativo alle ultime amministrative, con l’1% dopo nove mesi dalla nostra nascita. Democrazia proletaria arrivò a quel risultato in 10 anni. Stiamo capitalizzando tante energie militanti deluse. Raccogliamo la rabbia operaia contro questo governo". Per amore di verità (che continua ad essere rivoluzionaria) dobbiamo dire che D.P. quel risultato lo otteneva presentandosi in tutta Italia, non solo in una decina di città e paesini, dove comunque la percentuale di voti ottenuti dal PCL è lontanissima dall’ 1% farneticato da ferrando. Ma la farneticazione tocca il punto più alto con la disinvolta affermazione sulla presenza delle sedi del PCL in ogni capoluogo di regione: invitiamo ferrando, se dovesse leggere queste righe, a comunicarci gli indirizzi delle sue sedi a Roma (Capitale d’Italia, oltre che capoluogo del Lazio), a Venezia (capoluogo del Veneto), a Perugia (capoluogo dell’Umbria), a Napoli (capoluogo della Campania), a Potenza (capoluogo della Basilicata), a Bari (capoluogo della Puglia), nonché a Palermo e Cagliari (capoluoghi, rispettivamente, di Sicilia e Sardegna). Di simili millantatori non solo non abbiamo bisogno, ma sono deleteri: il fatto che, dalle pagine del Manifesto, indirizzino i loro strali contro ogni progetto che si ponga l’obiettivo di riunificare i comunisti attorno ad un programma politico anticapitalista, ci appare emblematico di una miseria politica che ben si sposa con una smisurata e delirante autopromozione personale, che gode - inspiegabilmente - di un supporto mediatico decisamente sproporzionato.