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La tortura negata

Publie le giovedì 28 febbraio 2008 par Open-Publishing

In questi giorni a Genova i Pm Vittorio Ranieri Miniati e Patrizia
Petruzziello stanno concludendo la requisitoria al processo per le violenze
nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova. Gli imputati sono 45,
appartenenti al personale della polizia penitenziaria, polizia di stato,
carabinieri e medici. Le parti offese sono 205, tutti manifestanti che nei
giorni 19-20-21 luglio del 2001 si trovarono per le strade, le piazze di
Genova, alla scuola Diaz, convinti o inconsapevoli di esercitare un loro
diritto, previsto dalla Costituzione Italiana, quello di manifestare il loro
pensiero e la loro contrarietà al vertice dei G8.

Nella caserma di Bolzaneto furono inflitti alle persone fermate "almeno
quattro" delle cinque tecniche di interrogatorio che, secondo la Corte
Europea sui diritti dell’uomo configurano "trattamenti inumani e
degradanti". Dei cinque trattamenti esaminati dalla Corte Europea e ritenuti
inumani ben quattro furono sicuramente inflitti a Bolzaneto (non risultano
casi di incapppucciamento). Gli arrestati furono costretti a stare in piedi
per ore, anche in posizioni disagevoli, picchiati, insultati, minacciati di
morte e stupro, privati di cibo e acqua. Il pm ha citato la convenzione Onu
che vieta sia la tortura sia il trattamento inumano, crudele o degradante.
Si tratta di una norma contro la tortura che l’Italia ha ratificato nel 1989
ma non ha ancora tradotto in una legge penale.

Quello che avvenne a Bolzaneto fu un comportamento inumano e degradante ma,
non esistendo una norma penale per la quale l’Italia e’ inadempiente
rispetto all’obbligo di adeguare il proprio ordinamento alla convenzione, i
pm sono stati costretti a contestare agli imputati l’art. 323 (abuso
d’ufficio). Altri reati contestati a vario titolo sono: violazione della
convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle liberta’
fondamentali, abuso di autorita’ nei confronti di persone arrestate o
detenute, minacce, ingiurie, lesioni.

Purtroppo per il reato di tortura e per il trattamento inumano e degradante
sarebbe prevista l’imprescrittibilita’ e le pene varierebbero da 4 a 10
anni. Per le violenze e le torture di Bolzaneto, invece, i reati si
prescrivono nel 2009. Quindi nessuno degli imputati si farà nemmeno un
giorno da detenuto, nessuno di loro proverà l’esperienza di trovarsi
“dall’altra parte” quella che almeno 205 persone, grazie a loro, hanno
sperimentato sulla loro pelle.

A Bolzaneto gli arrestati sono stati costretti a stare in piedi per ore o a
fare la posizione del cigno e della ballerina, ad abbaiare come cani per poi
essere insultati con minacce a sfondo politico e sessuale. Molti hanno
ricevuto schiaffi a mano aperta e colpi alla nuca, lo strappo di piercing
anche dalle parti intime, ragazze tenute nude fatte girare su se stesse o in
tondo con commenti brutali da parte di agenti presenti anche in infermeria.
Minacce, indirizzate verso donne a sfondo sessuale "entro stasera vi
facciamo tutte" "bisogna fare come in Kosovo".

Perché cosa è successo in Kosovo???

Il racconto continua con l´etichettatura sulla guancia, a mo´ di marchio,
per i ragazzi arrestati alla Diaz nel piazzale al momento dell’arrivo a
Bolzaneto, con quello di una ragazza privata delle necessarie cure
(manganellata alla scuola Diaz, con i denti rotti e frattura della
mascella). Quello di un ragazzo che nella scuola Diaz per il terrore non è
riuscito a trattenere le sue deiezioni e al quale non è consentito di
lavarsi. Quello inflitto ad una ragazza col capo spinto verso la tazza del
water, lo strappo della mano e la sutura senza anestesia ad un altro. Le
ustioni con sigaretta sul dorso del piede, le percosse tra l´altro sui
genitali con un grosso salame. Le percosse con lo stesso grosso salame sul
collo di un altro. Lo spruzzo in cella di spray urticante. Il malore di un
altro cui verrà riscontrata la rottura della milza. Il pestaggio di una
persona con arto artificiale. Gli insulti ad un arrestato per la sua bassa
statura, ad un altro per il colore della sua pelle. Due arrestati vengono
legati insieme e le loro teste vengono fatte sbattere l´una contro l´altra.

L´accanimento gratuito su persone già private della loro libertà e quindi
incapaci di nuocere ad alcuno. Gli insulti, le umiliazioni, le botte. I
capelli tagliati a colpi di forbice, gli sputi, i volti marchiati, le dita
spezzate.

I responsabili di tutto questo sono uomini dello Stato. Quello che ci
dovrebbero proteggere dai criminali. Ma quando i criminali sono loro? Quando
i criminali nonostante le accuse pesantissime sono sempre al loro posto e,
in molti casi, sono stati promossi?

Art. 13 della Costituzione della Repubblica Italiana:

La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di
detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra
restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dall’autorità
giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.

….

E’ punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a
restrizioni di libertà.

Nerys Lee, funzionario del segretariato internazionale di Amnesty
International, ha dichiarato:

“Nel luglio del 2001 ci fu in Italia una violazione dei diritti umani di
proporzioni mai viste in Europa nella storia più recente, una breve ma
intensa parentesi della democrazia”.

Perché l’Italia non ha ancora approvato una legge contro il reato di tortura
e qualcuno se ne ricorderà almeno nella prossima legislatura? Perché i
media, i partiti, la società civile (cosiddetta) non si occupano del
processo di Bolzaneto? Le torture fanno più audience se si tratta di Abu
Grahib e di Guantanamo?

Enrica Bartesaghi

Presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova

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