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PRC: l’intesa lontana, verso la conta al CPN

Publie le domenica 27 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: VII congresso

L’avvocato non è stato ancora chiamato, ma quella che si profila nel Prc è di fatto una separazione in casa

di Angela Mauro, Chianciano Terme

L’avvocato non è stato ancora chiamato, ma quella che si profila nel Prc è di fatto una separazione in casa. Sotto lo stesso tetto, anche perché la smagrita cassa comune non permette vie di fuga, per il momento.
Il borsino della ricomposizione tra diverse linee politiche ha oscillato per tutta la giornata di ieri. Basse al mattino le quotazioni per un accordo su Nichi Vendola segretario, "conditio sine qua non" per l’intesa per la mozione 2. Musi lunghi tra i vendoliani al risveglio.

Insieme a cornetto e cappuccino, arrivano le notizie sulla riunione della mozione 1 svoltasi venerdì notte. Esito: l’area di Essere Comunisti, più possibilista sulla segreteria al governatore pugliese, finita in minoranza di fronte all’asse tra ferreriani e l’area Mantovani-Acerbo, irremovibili sulla ricerca dell’intesa politica per poi andare alla conta sul segretario oggi in comitato politico nazionale. «Mi attengo alla decisione della maggioranza della mozione. Certo da oggi il congresso cambia», ammetteva lo stesso Grassi. La presentazione della candidatura di Paolo Ferrero alla segreteria appariva ormai imminente. E a quel punto non mancava chi tra i vendoliani si aspettava il "colpo di grazia". Era atteso per mezzogiorno infatti l’intervento di Fausto Bertinotti.

Stima, affetto e vicinanza politica non bastano in certi momenti. Nella mozione 2 serpeggiava il timore di fischi per l’ex "grande capo" del partito, la paura di trovarsi subito, davanti agli occhi, una platea irrimediabilmente divisa. E allora al bando progetti di intesa e di vittoria per Nichi. Non è andata così. Imparare dalla sconfitta elettorale, che «sono state sconfitte tutte le ipotesi di unità a sinistra, quella del superamento di Rifondazione ma anche quella della federazione», dice Bertinotti e viene giù la sala.

C’è autocritica, ma c’è anche un consiglio per chi pensa ancora alla costituente della sinistra: «Deve dire chiaramente che tutt’altro è il cammino rispetto a quelli che abbiamo conosciuto, altri i protagonisti, diversa la meta, anche nell’organizzazione delle forme della politica. Questo processo costituente non può sembrare un assemblaggio di forze». Il riferimento alla parola maledetta, "costituente", non piace ai non vendoliani e lo dicono, ma solo dopo un quarto d’ora di applausi unanimi per l’ex segretario. C’è chi scommette: «Alla fine della fiera, se si ricandidasse lui, i più lo voterebbero…». Un vero "segretario di mediazione", come ha scherzato l’altro ieri lo stesso Bertinotti con Ferrero ("se vuoi, mi propongo…"). Pure l’ex ministro, costituente a parte, si riconosce nell’intervento dell’ex presidente della Camera. «Un discorso da mozione 1», arriva a dire.

I vendoliani si rianimano. Il pranzo ha un sapore diverso dalla colazione, bocconi e vino vanno giù che è una bellezza. «Fausto unisce e riapre i giochi». E la lettura va oltre i confini della mozione 2. Tanto che nel pomeriggio viene subito costituito un gruppo ristretto di lavoro, costola della commissione politica di 60 membri. Graziella Mascia e Gennaro Migliore per la 2, Paolo Ferrero e Alberto Burgio per la 1, più un paio di rappresentanti ciascuno per le altre mozioni provano a ritessere la tela. Si impegnano su un documento comune: rilancio del Prc, simbolo del partito alle europee, ricostruzione dell’opposizione sociale a Berlusconi in autonomia dal Pd ma senza ostilità per non aprire voragini nelle amministrazioni locali del centrosinistra. Ma dopo due ore di discussione, lo spettro vero continua ad aleggiare: il nome del segretario. Si sospende la riunione. In platea è attesissimo l’intervento di Ferrero: stare nella stessa piazza di Di Pietro non vuole dire essere giustizialisti, ripartire dal basso, comunismo.

E’ ovazione da parte dei suoi: pugni chiusi, cori di "Bandiera rossa" e "Bella Ciao". Ai vendoliani torna in bocca il sapore amaro del cornetto mattutino. In serata è prevista un’altra riunione del gruppo ristretto, Grassi prova a fare l’ultimo appello all’unità parlando a "Nichi e Paolo" dal palco: «Fossi io che sono sempre stato in minoranza… Ma voi… Siete sempre stati nella stessa mozione: parlatevi! Non possiamo permetterci il lusso di dividerci: se questo partito si divide, muore».

La sala è sempre più calda. Il congresso di Chianciano è agli sgoccioli, gli interventi (Migliore, De Palma, tra gli altri) sempre più accorati e trasparenti. Della serie: o la va o la spacca. La conta in cpn sembra inevitabile, a meno di sconvolgimenti nella notte. Duecentoquaranta componenti (secondo l’accordo iniziale raggiunto in commissione elettorale), di cui 113 della mozione 2.

Se i quattro rappresentanti della mozione 5 (per la gestione collettiva, contraria all’elezione di un segretario) dovessero astenersi come dicono, i vendoliani avrebbero bisogno di altri sei voti per raggiungere il minimo di maggioranza semplice (119) necessaria ad eleggere Nichi segretario. Dall’altro lato, i sostenitori di Ferrero (la candidatura sarà ufficializzata in cpn, ma sembra inevitabile) possono contare sui 97 rappresentanti della loro mozione più i 18 della mozione 3 di Giannini-Pegolo-Burgio e gli 8 del quarto documento, ammesso che questi ultimi 26 - da sempre contrari a Vendola - accettino di votare per l’ex ministro con il quale dovrebbero comunque cercare un’intesa politica (Giannini, per esempio, è fermo nel chiedere liste aperte ai comunisti del Pdci per le europee). Il quadro numerico generale potrebbe però variare. Nella serata di ieri, per rendere più difficile ai vendoliani la ricerca di quei soli sei voti in più, la mozione 1 ha chiesto di alzare di venti unità il numero dei membri del "parlamentino" del partito, da 240 a 260 dunque. Un modo per scongiurare tradimenti e assicurare un risultato più solido al vincitore. Anche perché la votazione sul segretario avviene a scrutinio segreto.

Il settimo congresso di Rifondazione è tutto questo. La separazione in casa ufficialmente non la vuole nessuno, ma sarà inevitabile date le contrapposizioni in campo. Ci si prepara alla presentazione di liste diverse per le europee dell’anno prossimo? Da una parte i vendoliani in minoranza al lavoro sulla costituente della sinistra, dall’altra la maggioranza di Ferrero impegnata su altre direttrici, per prima la messa in pratica dell’intesa raggiunta tra minoranze diverse?