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Valerio Morucci nel covo nero: "Ho diritto di parola"

Publie le sabato 7 febbraio 2009 par Open-Publishing
10 commenti

Tutto esaurito per l’appuntamento con l’ex brigatista a Casa Pound, centro sociale della destra

di Concetto Vecchio

ROMA - "Si dice che negli anni ‘70 ci fu una guerra civile tra rossi e neri: non è vero. Fu una pratica di violenza etnica compiuta attraverso la lente del razzismo ideologico", sostiene Valerio Morucci. Una ragazza sviene. Ovazione nell´intero palazzo. L´ex br del caso Moro è a Casa Pound, il centro sociale della destra all´Esquilino a Roma, per rivendicare il diritto di parola dopo il divieto a partecipare ad un dibattito alla Sapienza. Una serata sorprendente. Inizia a parlare alle 22.

Dice: "Non conta il mio presente. Conta il mio passato. Ho diritto di parola. Nonostante gli ostracismi. Sto combattendo una battaglia per la libertà di espressione". Declama. Silenzio in sala. Centinaia di persone presenti, fuori c´è la fila di quelli che non sono potuti entrare, molti dei quali non era nemmeno nati quando Morucci - 9 maggio 1978 - telefonò per annunciare che il corpo di Aldo Moro si trovava nel bagagliaio di una Renault in via Caetani. Lo ascoltano in silenzio, mentre rivendica l´aver percorso un sentiero scomodo: "Nel ‘79 criticai l´uccisione di Guido Rossa in un volantino delle Br. Potete imnaginare quel che accadde. Ma sentivo di dirlo: poi ruppi la mia fede politica". E sventola quel volantino stampato su un giornale ingiallito.

Aveva esordito dicendo provocatoriamente: "Sono un vostro nemico, ma non si può avere come obiettivo l´annullanento del nemico. Qualsiasi cosa dica deve essere riconosciuto come essere umano. E quando si parla degli anni 70 bisogna ricordare la cornice nelle quali sono maturate quelle tragedie. Quella cornice ha avuto la sua importanza". Morucci ha i capelli grigi. Sembra un mite professore. Oggi fa l´informatico. Gli sta accanto Giampiero Mughini, che rivendica d´aver avviato un dialogo con i fascisti già nell´81, "quando ci ritrovammo con Rutelli a parlare con Umberto Croppi in uno scantinato"; Ugo Tassinari, scrittore di estrema sinistra che da vent´anni studia la fascisteria, dice: "La ferocia politica degli anni ‘70 aveva un senso e una sua umanità, rispetto a quella cieca del branco di Guidonia".

Morucci presenta un libro sulle galere, e per fortuna Mughini ricorda che dietro le sbarre ci finì "non per sbaglio, ma per precise responsabilità". Morucci annuisce. Ai muri delle sale i volti di Evola, Berto Ricci, Luciano Bianciardi. Angelo Mellone dice che questa è una festa di liberazione, "finalmente destra e sinistra si ritrovano a parlare degli anni ‘70", ma forse è anche vero che oggi la destra radicale e l´ultrasinistra hanno più punti in comune di quanto si pensi, come l´antimperialismo, la lotta agli Ogm, la globalizzazione. Morucci fa un solo accenno alle vittime, quando ricorda che "non bisogna dimenticare le troppe tragedie, i troppi morti". Dibattito fino a notte fonda.

(07 febbraio 2009)

Messaggi

  • Di questo resoconto del copioso fiume di dichiarazioni ed appelli di V. Morucci riversati sul "pubblico" attraverso la grancassa mediatica che fa eco alle trovate di CasaPound, mi limito a considerare qualche proposizione finale, che conferma il proverbio classico in cauda venenum.
    Non mi attarderò dunque a commentare dettagliatamente la cancellazione della specificità del concetto di "pulizia etnica" - che, nel nuovo lessico emesso nella spettacolare serata di CasaPound- perde ogni determinazione, con considerevole vantaggio per chi (per esempio il fascismo nella sua storica ed oggi occultata aggressione alle "barbare" popolazioni slave) dei crimini della pulizia etnica in senso proprio (o pre-casapoundiano..), con enorme beneficio - dicevo - del fascismo, nonché, ovviamente, dei suoi apologeti e continuatori in questo sgraziato inizio del "terzo millennio".

    E vengo alla coda del resoconto di Repubblica:

    I) "finalmente" ??!

    Morucci dichiara, compiaciuto:
    "finalmente destra e sinistra si ritrovano a parlare degli anni ‘70"
    Finalmente?. Ma è almeno dal crinale tra gli anni Ottanta e Novanta che le iniziative di apertura di "dialogo" lanciate dalla destra post- neo (o neo-post) fascista, nonché fascista e basta, pullulano un po’ dovunque, dall’Alpi alle piramidi, da Violante a Norucci, che è soltanto l’ultimo arrivato nella lunga fila di post sessantott (e/o sttantasett-) - ini che si sono esibiti nel circo della cosiddetta "pacificazione", da sempre perseguita dagli ex-protagonisti ed ed eredi di Salò.
    Dunque qui di "finalmente" (nel senso di inedito) non c’è proprio niente.
    Capisco che il lancio di un’ennesima new entry, già famosa in un tempo che fu, richieda una qualche parvenza di "novità", ma non si può pretendere che larga parte del pubblico non si avveda che l’impresario (questa volta CasaPound) non è stato precisamente un talent scout, e che il ritornello lanciato come evento, ci viene martellato (spesso anche da Repubblica) ormai da quasi vent’anni.
    E ormai, c’è tra noi,persino chi osa sperare che anche questo nuovo ventennio - in cui si è cercato di riabilitarne o assolverne un altro, incomparabilmente atroce - crolli, ma nel ridicolo e grazie alla forza della verità, della ragione, di una rinascente consapevolezza storico-politica che troppi si sono prodigati ad offuscare, alterare. Tendenzialmente a cancellare.

    II) Al termine della notte in cui tutte le vacche sono nere

    Morucci soggiunge:"ma forse è anche vero che oggi la destra radicale e l´ultrasinistra hanno più punti in comune di quanto si pensi, come l´antimperialismo, la lotta agli Ogm, la globalizzazione"

    Ed eccoci ormai all’apologetico riscontro delle compatibilità rosso-brune, su cui, forse per distrazione, il giornalista (e chi ne ha rilanciato l’articolo su Bellaciao ) mostra di non aver nulla da eccepire, nulla da osservare.

    E anche noi, quando il discorso ha raschiato (e toccato) il fondo, restiamo, per ben altre ragioni, senza parole.

    Rudy Leonelli

    • Continuo a notare uno ’stile’ cripto-stalinista, da "Riformista" per intendersi, nel modo di fare polemica politica. Ma non è neanche polemica. In quanto di modello stalinista è solo una liquidazione in forma verbale. Ed è, peraltro, uno stile assai poco confacente al ’superamento della politica’ che è, o dovrebbe essere, il lascito più ricco raccolto oggi dei movimenti cresciuti nel ’77. Troppo tardi per chi, già sconfitto negli anni precedenti, aveva confidato che potesse essere proprio la Politica, la sua apoteosi declinata nella variante/prosecuzione della guerra, a consentire il superamento dell’impasse.
      Finalmente? Inciucio bipartisan? Forse le idee sono un po’ confuse. E, forse, c’è una eccessiva autoreferenzialità, una eccessiva esposizione mediatica. E’ importante, più che importante questo movimento e ogni altro. Ma non c’è solo questo.
      Per quanti potrebbero, forse, essere interessati metto qui appresso la scaletta del mio intervento a Casa Pound.

       Carcere oggi è un’idea di contenimento ma anche di recupero devianza sociale
       Ieri con le stesse mura era un’altra idea. Le mura sono il contenitore dell’idea carcere
       Una domanda da porsi può essere quanto le mura influenzino comunque l’idea. Penitenziario=penitenza, pena=sofferenza: non è scritto da nessuna parte. E’ nelle mura?
       Concordo con chi nel passato ha sostenuto che le nostre idee, scelte e azioni, sono sì libere ma entro un quadro di fondo storico, culturale, politico
       Sarebbe perciò necessario riandare con giudizio critico a idee, scelte e azioni maturate in una diversa cornice storica. Soprattutto se hanno procurato tragedie
       Sono qui come uno che ha ferocemente discriminato e ora è discriminato: non uomo ma ex-terrorista, non il presente ma il passato
       Ma, soprattutto, sono qui come vostro nemico
       Vostre soluzioni di fondo per liberazione (o con Jefferson: per garantire la ricerca della Felicità) opposte alle mie idee
       Idee: non faccio più politica, scrivo libri
       Rappresento solo me stesso – e la mia storia; che ha il suo peso in quello che dirò
       Decisione facile, scelta meno. Ostracismi e condanne di tradimento
       Non ne ho tenuto conto - Ho la mia strada
       Però discorso difficile: molte sensibilità, molti piani di coinvolgimento. Troppe tragedie, troppi morti. Non c’è solo il passato ma anche il presente. Necessaria attenzione. Non parole fuori luogo
       Sto combattendo battaglia per libertà di parola e contro ogni tipo di discriminazione
       Mai avuta abitudine non dire ciò che penso perchè ritenuto contro la mia parte. Mai ciecamente in una parte. Mai abdicato a libertà di pensiero, e di critica. La libertà non è mai contro la propria parte, se è davvero per la libertà. Critica a omicidio Rossa scritta su mio ultimo volantino BR.
       Io che ho ostracizzato vengo a dire che nessuno deve essere ostracizzato
       Nessuno può essere escluso dal consesso sociale. Anche se è recluso non è escluso.
       L’esclusione porta a discriminare fino al punto di cancellare l’altrui identità.
       Fino al punto di rendere nulla la dignità umana del nemico
       Fino al punto di poterlo uccidere per la sua semplice appartenenza al gruppo nemico
       Poterlo uccidere senza alcuna remora perché lo si è escluso dal genere umano riconosciuto
       Una sottospecie, uno scarto. Insetti preferibilmente. Bacarozzi è il termine
       Negli anni ’70 io ho aderito a questo schiacciamento nel nulla del nemico
       Ed è l’adesione a questo modello di annullamento del nemico che ha portato alle decine di uccisioni degli anni ’70
       E sono qui per dolermi di avervi aderito. Per compiere questo gesto che non è per me pratico ma intellettuale. Una sfida
       Non sono qui per fare storia, ma semmai per cercare di dire cosa secondo me c’era sotto
       Si dice che tra ‘rossi’ e ‘neri’ ci sia stata una guerra. Io credo di no. Non ha seguito le regole della guerra. Non si è ucciso il nemico che si aveva di fronte, ma anche nemici presi a caso nella strada
       Non era una logica di guerra. Più di ‘pulizia etnica’ verso un gruppo visto dalla lente di un razzismo ideologico
       Questo è ciò che avvenuto dalla mia parte. Quanto gli stessi schemi abbiano guidato le azioni dall’altra parte non sta a me indagarlo
       Io sono qui a riconoscere la dignità di uomini ai miei nemici
       Per dire che se vi si può affrontare come nemici, non si può più avere come obbiettivo il vostro annullamento come esseri umani
       Qualsiasi avversario deve sempre godere del riconoscimento di dignità umana
       Non riconoscerla è razzismo, è logica di annientamento, di pulizia etnica o politica. Campi di sterminio e foibe
       Annientare, o discriminare, l’identità dell’altro non può essere considerato un ‘percorso identitario’: è razzismo
       La violenza che ne scaturisce è una violenza non umana, che non può mai essere considerata ‘giusta’
       Non riconoscerla ha portato alle più grandi tragedie dell’umanità. La disumanità parte da qui. Non da quel che si fa all’altro ma, prima, da ciò che gli si toglie
       Credo che i nostri percorsi su questa terra siano complessi e che, bene o male, seguano una strada. Io sono stato contrario all’uccisione di Moro perché era un prigioniero. Cioè, per me, un nemico inerme. In quella condizione prevaleva sul suo essere nemico il suo essere uomo, la sua dignità di uomo. Alla sua attività di politico la sua premura di uomo per la famiglia. Non si può uccidere un prigioniero. E’ un atto disumano anche per chi ha già scelto di uccidere i propri nemici
       E queste sono le parole messe sopra a un rigurgito della coscienza. A un malessere fisico per quello che stava avvenendo. Poi la ragione ha seguito la coscienza. E al termine di una lunga e perduta battaglia per cercare di riportare indietro la macchina di morte delle BR, ho condannato l’omicidio di Guido Rossa. Perché era disumano e aberrante uccidere un operaio. Non solo uccidere il nemico, ma uccidere dalla propria parte. Doppiamente aberrante
       Questo, nel suo senso di fondo, è quello che avrei voluto dire agli studenti della Sapienza. E infatti l’incontro era su “Cultura violenza memoria”
       Il Rettore Frati non si è curato di sapere cosa avrei detto. E, in effetti, non avrebbe dovuto curarsene affatto. Perché c’è libertà di insegnamento e non poteva censurare le scelte di un professore. Perché io non sarei dovuto andare all’Università ‘malgrado’ fossi stato un assassino ma, al contrario, proprio per quello.
       Perché le Università sono luoghi di vaglio di esperienze, informazioni, testimonianze al fine di formare i saperi, le conoscenze. Dati né negativi né positivi, né rossi né neri né bianchi. Lo scarto è nel vaglio, nel confronto. Le Università o sono luoghi di sfida delle convenzioni, del già acquisito o non sono niente. Sono morte
       Le Università sono luogo sacro. Come lo erano le chiese che davano ricetto agli assassini
       E infatti leggendo i Vangeli risalta che il punto di vista di Cristo è sempre quello dei carnefici, dei peccatori
       A questo punto spero che si capisca perché sono qui. Perché cerco di dare voce e argomenti alla battaglia di libertà di parola, di espressione, di critica. Per tentare di fermare la deriva di discriminazioni e razzismo

      Valerio Morucci

    • Caro Valerio morucci, sinceramente parlando e lasciando da parte la polemica politica sento di dirti che hai ragione, anche se non condivido tutto, io non rifiuterei un confronto. Ho la brutta abitudine di fare solo e sempre un copia e incolla e poi scopro che da solo posso fare meglio anche senza avere una laurea in filosofia o chissà cosa. Così non si ragiona, ci si lascia prendere dal prete giornalista di turno o dal rigido teorico della verità.

      Ho ascoltato un po’ per radio la tua presentazione del libro, non mi trovi d’accordo sulla necessità di fare a meno di tutti gli "ANTI", che io personalmente non capirei, perché ci sarebbero ancora gli ANTI dell’antimafia, dell’antirazzismo, dell’antispecismo per quello che mi riguarda, e ancora dell’antifascismo che non è proprio e solo un retaggio di un lontanissimo passato, basta guardare ancora in alcuni paesi d’Europa e dell’America latina,ecc.

      Credo, voglio sperare, che si arrivi al punto di guardare al futuro di noi tutti -senza pretese egemonie o palingenesi varie - con la voglia di perdonarci gli errori e di guardare avanti senza temere più di essere sacrificati nel nome di un’idea.

      Credo che uno degli strumenti che abbiamo ancora a disposizione sia sempre quello della democrazia e dello spirito democratico che alberga in ognuno di noi, per dissentire anche aspramente, per dischiudere sempre spazi nuovi e diversi, che possano tollerarsi e dopo “accettarsi” nella propria diversità, trovando quel minimo comun denominatore che possa garantire la libertà e i diritti di tutti.

      Non guardiamo più al passato, se non per ricordare quello che siamo stati e che non vogliamo e dobbiamo essere più, come scrisse il Bakunin -che di cose belle ne ha scritte ma anche cose per nulla condivisibili sulla rivoluzione-, per la libertà di ciascun individuo che non deve avere altri limiti se non la libertà di tutti gli altri individui.
      Divenire è una parola che mi piace molto, una sfida distruttiva - costruttiva insieme.

      PANARCHIA: forse sarà la coesistenza di tutte le forme di governo fino a includere “anche l’AN-ARCHIA del Signor Proudhon”, ognuna applicata a coloro che mostrano un interesse reale per essa quella che potrà offrirci gli strumenti migliori per non ripetere più gli errori del passato, per decidere come, chi, cosa, e senza sacrificare con la violenza per l’egemonia e il dominio la libertà di tutti.

      Credimi, io mi sforzo ogni giorno di capire come potremo convivere tutti quanti insieme con regole e diritti nuovi senza scannarci come animali e senza andare fuori dalla legalità, per ricreare regole nuove basate sempre sul rispetto reciproco e dove più nessuno sarà costretto a giocare con quelle regole se non lo vorrà.
      Proprio come in un gioco; se ti va di giocare a queste regole devi rispettarle altrimenti esci dal gioco.

      Io sinceramente non negherei mai la parola a un “neo fascista” oggi, ma non siamo tutti uguali, ci sono ancora troppi rancori, troppa spavalderia, troppa arroganza e prepotenza, non ho nessuna garanzia per il domani, tu capirai quanto sia importante la libertà adesso, per questo scelgo con molta attenzione i miei interlocutori, "neo fascisti" e non, i miei avversari (non voglio pensare a dei nemici), per questo pretendo che siano rispettate prima di tutto le regole del gioco, anche se non sono proprio quelle che avrei voluto io. Il rispetto della persona è la prima cosa.Il rispetto delle regole.

      Credo, voglio sperare, che si arrivi al punto di guardare al futuro di noi tutti -senza pretese egemonie o palingenesi varie - con la voglia di perdonarci gli errori e di guardare avanti senza temere più di essere sacrificati nel nome di un’idea o di un progetto, anche se è democratico - le persone devono scegliere come e con chi stare, ma non possono imporre valori non condivisi.
      Quando ero ragazzo - ti dico la verità – sono stato rapito dal quel fascino strano che esercitava su di me quella stella a cinque punte.

      Avevo la rabbia dentro, come tutti i giovani, ma ero sempre più solo, come lo sono ancora oggi, più di ieri e più di te.
      Forse dopo questo scritto lo sarò ancora di più.
      Un leale Antifascista Anarchico.
      Un sincero saluto- Milano

    • P.S. in merito agli “ANTI” cui si dovrebbe fare a meno aggiungo che non sono tutti uguali, ognuno ha percorsi diversi, torniamo sempre alla divisione legale/illegale che ne avvallerebbero o no le pratiche.

      Es. Io non mangio prodotti di origine animale anche per ragioni più profonde e filosofiche, non odio chi non la pensa come, non gli nego nulla, ci parlo tutti i giorni anzi, in casa, fuori (quando esco), credo di avere ottime ragioni etiche.
      La democrazia non risolve nemmeno tutti i problemi che pretende di rappresentare, il diritto è una cosa molto complessa, lo Stato stesso non nasce sulle regole di diritto, non da un contratto sociale, ma dalla forza, dalla potenza, dalla guerra.

      Secondo me da qualche parte bisogna partire, forse creando rapporti sociali nuovi e diversi basati su alcuni concetti chiave e molto semplici come quelli democratici, ma non ripongo -e spero di non pensarla solo io così-, tutte le mie speranze sulla democrazia, la democrazia va superata, bisogna andare oltre se vogliamo davvero creare nuove istituzioni capaci di rappresentare e di liberare sempre e continuamente.

      Il criterio della maggioranza/minoranza è una lama a doppio taglio, per questo dico anche che chi si definisce Antifascista e democratico un po’ si contraddice, perché la democrazia non offre nessuna garanzia con i suoi numeri; la maggioranza potrebbe decidere di bruciare tutti i libri di Protagora per fare un esempio, ecc...

      Poi la xenofobia o la convinzione di molti che il pianeta sia diviso in razze che poi giustifica l’intolleranza razziale, i nazionalismi che creano la nazione, lo stato.

      Scegliere l’interlocutore prima di tutto significa non essere costretti a dover parlare con il primo che ti capita sotto casa, tutta via non si nega a nessuno il diritto alla parola. Ma mantengo le mie riserve con chi e come, giustamente come faceva notare Mughini quella sera a casa Pound, più che osservare la tua fede politica osservo il grado di civiltà e di educazione che poi è quello che ci serve davvero e che m’interessa per iniziare un confronto libero e aperto, magari anche acceso ma sempre rispettoso della persona.

      Tu, Caro Valerio non hai avuto la fortuna di avere sempre intorno persone che prima di tutto ti rispettassero, hanno guardato prima al tuo passato, e poi hanno giudicato. Mi riferisco ai fatti della sapienza se non vado errato.
      Tante cose vorrei dirti ma non mi vengono in mente.

      Se posso darti un suggerimento, t’inviterei a cercarti gli interlocutori con la stessa cura con cui scegli il cibo – è politica anche quella.
      Il cibo non è tutto buono, a non tutti piace mangiare carne o sushi, la scelta è importante, anche se sono d’accordo con te che l’università sia un luogo sacro, ma non riopongo tutte la mia fiducia su chi la fequenta, cercherò luoghi magari meno sacri ma più democratici.

      Se avessi avuto io il la possibilità di farti parlare in un centro sociale lo avrei fatto senza ombra di dubbio, anche se ho sbagliato in passato, anche se non sempre la pensiamo alla stessa maniera, ma questo non è un disvalore, anzi.

      Fraternamente e cordialmente,
      viblue - Milano

    • Secondo me il gesto di Morucci aveva una sua nobiltà risorgimentale, ma è stato un fiasco politico e storico.
      Mentre il movimento comunista, già negli anni ’50 a partire dal XXsimo Congresso dell’URSS ha saputo individuare, nel condannare i crimini di Stalin e il culto della personalità del capo, la peste civile intrinseca del ’900, questo processo nel mondo postfascista non è avvenuto. La matrice del Male, l’irrazionalismo politico, non è stata a destra mai non solo risolta ma nemmeno affrontata. Questa gente ricomincerebbe domani a inviare zingari ed ebrei alle camere a gas sulla suggestione di un padre-padrone. Nondum matura est.

    • Nella pratica tutto è rimasto -se non come prima, culto della personalità del capo-, molto ancora resta da fare sulla società organizzata gerarchicamente, forse dovrebbero dare un po’ di ragione agli anarchici, ma non credo si sputtaneranno così.
      Per i crimini è vero, i fascisti non hanno ancora fatto chiarezza, continuano a giustificare l’ingiustificabile, e per questo che più che una contrapposizione violenta serve informazione, democrazia, libertà, tutte cose che loro odiano.
      E poi vigilare sulle libertà democratiche e agire quando queste sono messe in discussione anche dalla stessa democrazia che non offre garanzie sicure per la libertà di tutti.
      Tutto ciò che i fascisti odiano noi dobbiamo farglielo odiare ancora di più.

    • "Tutto ciò che i fascisti odiano noi dobbiamo farglielo odiare ancora di più."
      Mi piace questa chiusa. E’ politica, finalmente. Ma andrebbe forse chiarito meglio. Oggi che tutto collassa occorre ancora maggiore chiarezza. Se la prima nemica delle libertà è diventata la democrazia - nel momento in cui, inverando la remora di Toqueville, si appresta a divenire dittatura della maggioranza, nell’estremo tentativo di governare l’ingovernabile - dove si colloca in questo il fascismo? Ma, soprattutto, di cosa si parla quando si parla di fascismo? Il Regime? la Lega? AN? La Destra? la destra radicale?
      Dico brevemente sull’intervento di Coniglio.
      Alla faccia del XX Congresso del PCUS, caro Coniglio. Sarebbe bello se fosse come dici tu. Sarebbe meraviglioso. Una critica congressuale e via lo stalinismo, non c’è più. Come se il problema fosse Stalin, come se la repressione di Kronstadt non l’avessero firmata Lenin e Trocki, come se Marx, il Toro, non fosse stato il più grande figlio di puttana in circolazione ai suoi tempi. Nemico giurato, fino all’infamia, di tutti quelli che volevano anticipare la rivoluzione a prima che il capitalismo creasse la classe depositaria della soluzione dei problemi del mondo.
      Se i fascisti avessero fatto autocritica sulla “peste civile intrinseca del ’900” come l’ha fatta il PCUS, li avremmo probabilmente sterminati tutti fino all’ultimo. E non senza ragione. Il XX Congresso è del febbraio 1956, crimini orribili compiuti dal tallone di ferro staliniano. Grande shock tra tutti i devoti del santo, ma è così. Basta, si volta pagina. Il tempo che la carta di quella pagina si ripiegasse sul gran libro della storia e, ops, le truppe sovietiche invadono la ribelle Ungheria. Migliaia di morti, soprattutto operai, che resistono accanitamente nei loro quartieri. Decine di migliaia di deportati in URSS, 250.000 esuli. Quando l’ordine, non più staliniano ma stalinista, venne ristabilito seguirono 1200 esecuzioni. Prima tra tutte quella del leader comunista, ma democratico, il possibile superamento dell’ossimoro, Imre Nagy. Fucilato di nascosto, dietro consenso preventivo richiesto a tutti il leader comunisti, compreso il nostro Togliatti, il Migliore. A riprova della condanna dello stalinismo e del suo tallone di ferro.
      Se i fascisti avessero fatto un’autocritica così altrettanto ‘risolutiva’, ci sarebbero state tutte le ragioni per cancellarli per sempre dal gran libro della storia. Ma non è andata così. E, invece, ci portiamo ancora appresso i ruderi di quelli che hanno avallato quella invasione e quelle stragi. E ci portiamo ancora appresso la mala pianta della arroganza autoreferenziale di quelli che si credono depositari della verità. E che, in quanto tali, possono denigrare, irridere, calunniare, diffamare, chi si pone fuori dal solco sacro di quella verità. Sacerdoti, tutti della stessa razza: alzaroghi e alzapatiboli.
      Quando si arriva a toccare le categorie scritte nel gran libro sacro, scattano le scomuniche o, nella maggior parte dei casi, si entra nel merito parlando in astratto, concetti sospesi nel cielo. Negli interventi qui sopra si parla anche d’altro. Per fortuna.
      Lascio un link per condividere uno dei tanti, e ’anomali’, precedenti storici. Non perchè possano essere di indicazione in mutate condizioni, ma solo perchè, a saperli, quelli che sono portati a sparare a zero potrebbero forse essere indotti a contare prima fino a dieci. Forse.
      http://archiviostorico.corriere.it/2003/gennaio/03/nel_Togliatti_guardava_fratelli_camicia_co_0_0301031563.shtml.

      A presto
      Valerio Morucci

    • Ancora io, scusate. Ho scritto in continuum con quanto già postato. Ma, scanso equivoci, ribadisco. Se il fascismo è nemico, avversario - e questo, come scritto sopra, sono andato a dire loro - in che forma lo è, come lo si può contrastare? Come ci si può misurare con la sua proposta? Come avversare la sua presa sui giovani? Questo è un problema politico che non si risolve chiamando in soccorso il servizio d’ordine di Rifondazione.
      Dire "facciamogli odiare di più quello che odiano", è già una risposta pratica che può essere positiva. Se è vero che odiano la libertà - e andrebbe capito meglio in che senso la odierebbero, questo dico - allora occorrerebbe allargare ogni spazio possibile di libertà. Magari anche lasciando che facciano i loro convegni nelle Università. Perchè se sono contro la libertà e non gliela si dà si farebbe il loro gioco. Affermando il principio che la libertà non è per tutti, ma sotto controllo ’etico-politico’.
      Cosa che risponderebbe più a un loro ipotizzato modello sociale, che non ad uno fondato sulle libertà. Se è chi vuole libertà a negarle, pare evidente che farebbe il gioco del suo nemico, dandogli maggior buon gioco a restringerle. Al contrario più avrà determinato il loro allargamento è più sarà difficile restringerle. In definitiva schiamazzare per non dare spazi al nemico non sembrerebbe un “superamento della politica”, semmai quello che accade ogni giorno nei luoghi deputati alla mediazione parassitaria, e tramite il sondino dei mass-media che la tengono ancora innaturalmente in vita. Questo solo a mo’ di esempio, naturalmente. Perché, sfruttando l’ospitalità di questo sito, vorrei tornare su temi a me più consoni. Sugli anomali ’interlocutori’, che interlocutori non erano (non c’era un progetto, una trattativa da intavolare, un dialogo da riprendere), e sul perchè di una scelta sottoponibile a critica, ma motivata da complesse ragioni.

      Valerio Morucci

    • Ho l’impressione che sto Morucci sia troppo confuso e logorroico per non essere un servo dello Stato.

    • No, non è un "servo dello stato", lo conosco troppo bene per escludere questo.

      Semplicemente parla con lo stesso linguaggio logorroico ed un tantino dannunziano tipico del Potere Operaio sciolto ormai 36 anni fa ....

      E non è l’unico a farlo .... indipendentemente dalle scelte successive gli ex PotOp parlano ancora tutti così .... Tronti, Cacciari, Asor Rosa, Negri, Piperno, Bellosi, Bifo, Scalzone, Pancho Pardi, Fulvio Grimaldi, persino Paolo Mieli ....

      Quindi non è un problema di stile ma di contenuti ....

      Indubbiamente alcune cose che dice Morucci su certo odierno neofascismo sono pestifere .....

      Ma non è che per questo possiamo dire che già trenta anni fa fosse un traditore, un infiltrato, un "servo dello stato" .... tra l’altro se nelle BR avesse vinto la sua linea movimentista e contraria alla pratica dell’omicidio probabilmente certe conseguenze tragicamente negative, non solo politiche, sarebbero state evitate ....

      Il Morucci di oggi è quello che è ..... ma non si può per questo retrodatare il suo presunto "tradimento" di 30/40 anni .....

      Non sarebbe una cosa seria ...

      K.