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1 febbraio 2006, 11:32

ROMA. Più forza e incentivi al volontariato nei consultori pubblici. E’ il suggerimento che salta agli occhi per primo nel testo finale dell’indagine conoscitiva sulla legge 194, quella sull’aborto, approvato ieri alla Camera. A votare il documento è stata solo la maggioranza, poiché i rappresentanti dell’Ulivo hanno scelto di non esprimere il voto, ritenendo la ricerca inutile. La Casa delle Libertà, dunque, propone una nuova normativa in grado di mettere in primo piano le associazioni di volontariato che, si legge nel documento, «deve svolgere un ruolo di ausilio nell’ambito della rete dei servizi a tutela della maternità responsabile».

Occorre pertanto «che le strutture pubbliche svolgano una efficace attività di informazione sull’esistenza e sull’azione svolta dal volontariato sia in generale sia riguardo i singoli casi in cui viene richiesta l’interruzione volontaria di gravidanza, lasciando ovviamente libera la donna di avvalersene o no». Secondo il presidente della Commissione Affari sociali Giuseppe Palumbo, infatti, «il buco nero rimane quello della prevenzione e dell’aiuto alle donne che eventualmente non vogliono interrompere la gravidanza».

E lo scontro tra maggioranza e opposizione si fa duro. Al momento del voto, le deputate del centrosinistra lasciano la Commissione in segno di protesta. Quindi spiegano le loro ragioni. «Non abbiamo partecipato al voto finale né a quello istitutivo per prendere le distanze da un’indagine pericolosa e inutile - dice Rosy Bindi (Margherita)-. Pericolosa perché fatta con intenti ideologici e strumentali senza voler aprire un vero dibattito sui problemi delle donne, ma solo per coprire il fallimento delle politiche per la famiglia, inutile perché non si fa un’indagine in tre settimane, soprattutto su una legge che ogni anno viene monitorata dai ministeri della Giustizia e della Salute. Inutilità dimostrata anche dal documento finale».

Per Livia Turco(Ds), la maggioranza «ha giocato sulla pelle delle donne, ma questa indagine si è rivelata un boomerang perché ha dimostrato che la legge funziona». La presidente dei deputati Verdi, Luana Zanella, si compiace che «la destra abbia finalmente gettato la maschera, perché adesso è più chiaro che ha voluto lo show dell’indagine parlamentare per dare soldi ai suoi amici». E Tiziana Valpiana (Rifondazione) sostiene che il lavoro «non ha puntato il dito sul vero grande problema: quello degli aborti clandestini». La maggioranza si dice, invece, soddisfatta e ritene che vada rivista la legge 405 del ‘75 che ha istituito i consultori: un progetto di riforma, presentato dalla Lega, è in discussione alla Commissione Affari Sociali.

Da rivedere, poi, il sistema di rilevazione dei dati sulle interruzioni di gravidanza. Secondo il centrodestra, le informazioni raccolte dovrebbero comprendere anche le cause alla base dell’aborto e l’attività di informazione, prevenzione e assistenza svolta dai consultori. Esulta il volontariato. «L’auspicio - commenta Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita - è che nella prossima legislatura l’indagine possa portare al traguardo di una grande riforma dei consultori». E conclude osservando che bisogna «aiutare a far proseguire la gravidanza». La morale della favola, secondo Enrico Boselli della Rosa nel Pugno, è chiara: «Da tempo in atto un tentativo di scardinare la legge 194. Nessuno mette in discussione che l’aborto sia una dramma e nessuno pensa che sia un diritto civile. Ciò che va difeso, però, è il diritto delle donne alla maternità consapevole».

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