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> No all’indulto "globale"

1 agosto 2006, 11:25

Le continue frecciatine contro coloro che vogliono un cambiamento sociale ma non sono marxisti alla lunga diventano fastidiose. Mi spiace per i mitomani, ma non credo nelle formule magiche, eterne nel tempo, e nemmeno nelle icone trascendentali, con tutto rispetto per i filosofi che furono.
Vedo che alcuni sono rimasti fissi a due parole chiave, due termini miracolosi, con cui pensano di capire e risolvere, ipso facto, le difficoltà di ogni popolo vittima dell’ingiustizia, della rapina e della prevaricazione di chi lo governa: "lotta di classe" e "borghesia".
Il terzo termine conseguente è "rivoluzione proletaria", ovviamentre una rivoluzione di totale palingenesi, che risolve una volta per tutte (mai capito come) ogni dialettica tra sfruttati e sfruttatori e pone fine all’avvicendarsi storico delle classi, abbattendo la famigerata borghesia e instaurando "per sempre" (mai capito come) il sol dell’avvenir.
Come siano poi questo sol dell’avvenir e questo paradiso in terra si è già visto, purtroppo, là dove la rivoluzione proletaria c’è stata, ma non sembra che abbia recato un grande successo alla giustizia e all’evoluzione umana, sembra piuttosto uno dei tanti imbrogli per produrre un cambio di potere, facendolo passare da certi gruppi ristretti ed esosi ad altri gruppi altrettanto ristretti ed esosi, con identica o maggiore espropriazione di potere popolare, riproducendo se non ampliando i difetti del potere precedente.
Insomma, con rivoluzione o senza, mutando una pletora di partiti in due o in uno assoluto, in un sistema neoliberista o dittatoriale, non pare che cambino molto le conseguenze, se non di facciata.

In nome del culto a una teoria rivoluzionaria, ormai obsoleta anche se di grande impatto filosofico e di grande bellezza teorica, alcuni negano l’evidenza, e cioè che il messaggio marxista è già stato realizzato in Terra con effetti sciagurati e una rinnovata messe di dolore non dissimile e a volte peggiore di quella prodotta dai regimi capitalisti.
Sempre che poi la dottrina si sia salvata e non ci siano state forme di cesaropapismo come a Cuba o digressioni verso il più bieco capitalismo come in Russia o Cina o feroci dittature come in Cambogia.

Così, in paesi come il nostro, che non sono né carne né pesce, alcuni, in attesa di una rivoluzione ideale che non viene mai, si cullano in una nicchia di critica a senso fisso produttiva di niente, un magnifico alibi per difendere la propria onorabilità teorica mentre nei fatti non si impegnano a nziaria ma per clonismo e cortigianeria, ma il vero potere non è più nelle loro mani quanto nelle istituzioni economiche mondiali gestite dalle maggiori multinazionali .
Ai partiti resta il rito e il privilegio. Alle multinazionali la decisione e la guerra. Al popolo l’inganno.
Paradossalmente, dopo l’epoca dei lumi, il mondo è calato in una barbarie e in una ignoranza ancora più irrazionali.
La politica e l’economia nazionali sono ormai fuori dell’ambito controllabile dal cittadino elettore e si svolgono in un altrove dove non è lecito penetrare nemmeno ai governi in carica e nemmeno per conoscenza. Le elezioni sono una farsa. I partiti una palude omologata che serve solo a decentrare le intelligenze sfinendoli i cittadini in diatribe infinite e ingannevoli tra loro, mentre altri recitano una parte di mera utilità personale.
I ribellismi politici di pochi manipoli extrapartitici oggi sono grotteschi e non fanno più la storia.
I tentativi extrapartitici dei no global a livello mondo per un’altra economia che parta dal basso unendo tra loro tutti gli sfruttati sulla difesa di interessi e di valori comuni e per la salvaguardia del pianeta sono un tentativo coraggioso e ottimale ma del tutto sperequato di fronte ai giganti da combattere.

La disinformazione e le mitologie dominano l’universo umano e lo manipolano lanciando false battaglie. I governanti fingono di governare mentre sono succubi di poteri più forti che restano ignoti ai più, e la storia tende solo a perpetuare uno stato di guerra permanente, di abusi economici, di patti scellerati.
Siamo in una situazione di ostaggio permanente dove domina l’inganno intenzionale.
La globalizzazione ha reso tutto molto più difficile e ha cambiato i termini del problema in un modo che Marx non poteva ipotizzare, avendo egli fatto il massimo che gli consentiva la struttura socio-economica del suo tempo. Marx è un punto di partenza ma, se diventa un punto di arrivo, rischia di far perdere di vista la realtà attuale mettendoci fuori del tempo, rischia di diventare un alibi per il nulla, una icona che regge un mito e per di più un mito già fallito storicamente perché, se vede le cause, non riesce però a prospettare le soluzioni.
La sua teoria non può diventare rigida e astorica come i dogmi di Nostra Madre Chiesa, sorreggendo una non dissimile adorazione irrazionale. La crescita umana deve continuare. Tutto ciò che si immobilizza è perduto. Bisogna guardare avanti e leggere il nostro tempo secondo i paradigmi del nostro tempo. Bisogna trovare altre forme di lotta, nella consapevolezza che essa è eterna e che i marchingegni del potere non finiranno mai.

L’economia è uno dei modi, non il solo, per spiegare il mercato. Ma, per un qualsiasi riscatto, l’economia da sola non basta, occorre l’ideale. Ridurre tutto a un gioco economico non spiega e non spiegherà mai l’anelito di tanti a una resurrezione. Solo la fuoruscita dall’egoismo può preparare un mondo diverso. Il senso dell’altro deve diventare il nuovo mito che l’uomo trae da se stesso e non dal potere che lo comanda. Alla fine è la coscienza morale che risolleverà l’uomo. E questa non potrà accettare la guerra armata o cesserà di essere morale perpetuando il male.

Alcuni si muovono solo come se ci fossero solo tre alternative possibili: rivoluzione, anarchia e borghesia. La rivoluzione marxista è fallita. L’anarchia non porta a nessuna condizione di vita sociale sostenibile. La parola borghesia è obsoleta.
Al momento l’avvento delle multinazionali e di un sistema di controllo del mercato sottratto agli stati ma che governa "tutto" degli stati e "tutto" delle nostre menti, sta portando la media e piccola borghesia al fallimento, minacciandone anche gli strati più alti, e sta coinvolgendo i massimi poteri economici in una guerra globale intrisa dell’irrazionale di fedi religiose o economiche, diffuse come nuovi totem.

Non solo la religione è l’oppio dei popoli ma anche l’ideologia economica, il mito neoliberista, il mito della guerra di liberazione, il mito di "questa" democrazia come sistema migliore in assoluto, il mito dell’Occidente o del predominio americano, la materialità o il mercato, l’esaltazione dell’egocentrismo e dell’egoismo, la ricerca esasperata del piacere o del potere, la regressione a strutture sociali peggiorative, l’odio irrazionale per il diverso, i nuovi tribalismi...
L’irrazionale dell’uomo può nutrirsi di ben altre perversioni che il fideismo integralista di una religione.

In questo universo dilatato dove sono caduti tutti gli schemi strutturali precedenti, vedo solo due classi: chi ha il potere e chi non ce l’ha. E questo indipendentemente dall’etichetta che il potere può darsi. Per cui, anche se si parla di statalismo o socialismo marxista o neoliberismo, ciò non mi cambia i termini della questione e non mi garantisce maggiori diritti. Sostiture una nomenclatura con un’altra non ha mai prodotto progresso o libertà, qualunque sia il nome che prende o la favola con cui rimbambisce chi l’appoggia.

Mi pare che ciò sia chiaro in paesi come l’Italia o gli USA.
Oggi, in Italia, il cambio di schieramento non dà affatto i risultati sperati. Dopo una lotta frontale durissima, apparentemente di ideologie contrapposte, scopriamo che la nuova tribù al potere è identica alla vecchia, ne eredita l’avidità, ne ripete le soperchierie, ne ribadisce i privilegi: non abbatte il conflitto di interessi, non cancella la famigerata legge elettorale, non realizza l’uguaglianza di fronte alla legge, non reprime i reati finanziari, non penalizza la corruzione né aumenta il potere dell’elettore ma si compiace di restringerlo, non si muove su un piano di riconoscimento della sovranità popolare ma su quello del protezionismo di impunità di élite.
Il nuovo padrone è identico a quello vecchio, le propagande elettorali ci hanno fatto dividere e lottare gli uni contro gli altri ma la conciliazione promessa non era in una comunione di intenti ma in una divisione di interessi.

Dall’estrema destra all’estrema sinistra, chiunque sia in Parlamento si muove sull’unica strada che ogni governante conosce: la difesa del proprio privilegio, mentre il reale potere politico "per la cosa comune" si fa sempre più piccolo via via che le multinazionali aumentano la loro presa sugli stati e appaiono uomini sempre più piccoli, sempre più volti a interessi personali.

.. e noi come i galli di Renzo ci becchiamo stupidamente tra di noi, battibeccando su miti impossibili, Marx .. i no global... la democrazia...mentre lo sciagurato che ci tiene in pugno ci porta al macello

viviana