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> SPIONAGGIO TELECOM, ATTENTATO ALLA DEMOCRAZIA

23 settembre 2006, 09:56

L’attentato alla democrazia è certo ma quello che mi lascia sconcertato è la facilità di tutto ciò. Mi spiego: com’è possibile impiantare una centrale di spionaggio di quella portata e dimensioni all’interno di una grande azienda e contemporaneamente sostenere che nessuno ne sapeva niente? Possibile ipotizzare una estraneità dei "servizi deviati"a questo impianto?
Io conosco molto bene l’organizzazione delle grandi aziende e se è possibile che qualcosa di molto piccolo sfugga ai vertici(qualche falsa fattura per centinaia di euro o magari uno o due migliaia) è assolutamente impossibile che sfuggano i milioni. Ricordo, ad esempio, proprio allaTelecom un tizio che conoscevo che, lavorando lì, aveva trovato il modo di farsi accreditare un centesimo per ogni telefonata ma poi fu scoperto quando da 1 centesimo a telefonata diventò avido e passò a tre.Ricordo un’altra volta un dirigente del S. Paolo imi che duplicava le piccole fatture di un visurista facendole pagare due volte ma quando passò dalle centinaia alle migliaia di euro fu inesorabilmente scoperto e licenziato. Con questo che voglio dire? Che ora i vertici non possono dire di non sapere perchè se non sapevano vuol dire che non volevano sapere e quindi sono altrettanto colpevoli di chi sapeva ed ha coperto e quindi vanno licenziati ed arrestati tutti(esiste ancora il reato di attentato alla costituzione?)per sempre. Purtroppo ormai il malaffare è talmente diffuso e la nostra capacità di indignazione così assopita che sicuramente tutti o quasi tutti i reati andranno in prescrizione ed il rimanente avrà pene (non detentive per carità) molto lievi e tutto finirà nel silenzio. Forse per ricominciare daccapo tra un paio d’anni.
Mi sembra strano però un’altra cosa: come mai un tale potentissimo strumento di contrasto di reati finanziari e malavitosi non sia stato messo in piedi dalla magistratura "ufficiale"che invece trova sempre tante difficoltà quando deve intercettare un mafioso?