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TOXIC ASSET - TOXIC LEARNING

14 novembre 2008, 16:33, di Dalemoni

[Torno da un congresso che si è svolto a Berlino dove c’erano i manager di punta di alcune delle maggior imprese multinazionali, con sedi in tutto il pianeta, gente che vive dentro la globalizzazione (...)

Francamente, se la 133 viene ritirata la vostra condizione di fondo non cambia. E’ questa condizione che dovete cambiare.]

citato da Toxic assett - Toxic learning di S. Bologna

Verrebbe da scrivere ...E tornatene a "Berlino"!...Tra i tuoi veri "compagni"...Per quanto riguarda la L.133 non c’è da sorprendersi visto che anche nel 2006 aveva sostenuto che era inutile opporsi al Cpe/Cne...Che poi sono stati ritirati o abrogati!...
D’altra parte dovrebbe sorprendere solo gli sprovveduti visto quanto va scrivendo,da almeno 10 anni insieme ad altri...sul cosidetto postfordismo,lavoro autonomo e amenità varie...


2006 - Quando Uniriot e Bologna distribuivano modelli F24 all’Univesità per il pagamento dell’Iva ai lavoratori autonomi di seconda generazione ...ovvero ai precari.
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Perché in Francia e non Italia?

La protesta francese anti-CPE e
la rassegnazione italiana alla Legge 30.

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In Francia al tentativo del Governo Villepin
di introdurre per legge 2 nuovi tipi di pseudo
contratti di lavoro individuali,con il periodo
di prova di 2 anni.

Il Cpe applicabile ai giovani lavoratori fino a 26 anni e
il Cne applicabile a tutti i lavoratori delle imprese con
meno di 20 dipendenti,
gli studenti,seguiti dai lavoratori,sono scesi in piazza
a protestare costringendo il Primo Ministro a ritirare
almeno il Cpe (Aprile 2006).

In Italia il Governo Prodi ha introdotto con il Decreto
Bersani (1996) la liberalizzazione della partita Iva rendendo
possibili gli abusi definiti impropriamente "Collaborazione
Coordinate e Continuantive" e con il Pacchetto Treu
il lavoro temporaneo (1997).

Sembra che solo l’introduzione del lavoro temporaneo
fosse compresa nell’accordo della cosidetta Concertazione
(Luglio 1993).

Alla prima riforma del diritto del lavoro il Governo
Berlusconi ha fatto seguire la L.30/03 e la L.66/03
introducendo rapporti di lavoro,che sarebbe improprio
definire contratti: job sharing - lavoro condiviso,job on call
 lavoro a chiamata etc, e il più rilevante job project - lavoro
a progetto con il quale ha provato a dare una parvenza di
legalità alle Co.co.co. (2003).

La reazione degli studenti medi e universitari è stata
molto scarsa,anche perché impegnati sul fronte della
Riforma Moratti.
La Riforma Moratti potrebbe essere stata una
delle cause della mancata reazione ma bisogna
tenere presente che anche in Francia le riforme
del diritto del lavoro sono avvenute allo stesso
tempo delle riforme scolastiche,ma questa
circostanza non ha reso passivi e indifferenti,
all’introduzione del Cpe,gli studenti francesi.
La passività ha altre ragioni.

In Italia,ormai da più di un decennio,siamo costretti
a sorbirci tutti la nostra razione quotidiana di
demagogia e propaganda sulla cosidetta flessibilità,
così come avviene in Francia naturalmente;
ma da noi sono presenti nelle Università
un certo numero di collettivi e docenti,che
si ispirano alle analisi negriane.
Oltre ai testi di Negri fanno riferimento
anche ai libri "Il lavoro autonomo di seconda
generazione.Scenari del Postfordismo in Italia" (1997) di
A. Fumagalli - S. Bologna e
"Disoccupazione di massa e reddito di cittadinanza" (1999)
A. Fumagalli.

Nel libro "Il lavoro autonomo di seconda generazione." i due
autori,con il pretesto di una ricerca sul campo
prendono in considerazione i "nuovi lavori" mettendone
in evidenza alcuni elementi stereotipati,arrivano alla
conclusione di avere individuado una nuova generazione
di lavoratori autonomi.

In realtà si tratta di una conclusione,a dir poco discutibile,
anche alla luce di un intervista-recensione di S. Bologna
rilasciata alla rivista della Camera di Commercio di Milano
"Impresa e Stato" (n°46/98):"Non è certo compito mio,
né avrei la competenza necessaria per farlo,entrare nel
merito del dibattito che si è aperto sulla forma giuridica
dell’impresa o sulle forme giuridiche del rapporto di lavoro,
sulla loro inadeguatezza o meno a tutelare i prestatori d’opera".
In parole semplici dichiara che non essendo un giuslavorista
non ha intenzione di intervenire nel dibattito,molto intenso
in quegli anni,su che cosa sia lavoro autonomo "forma
giuridica dell’impresa" e cosa sia lavoro subordinato
"forme giuridiche del rapporto di lavoro".

Paradossale!

Si scrive un libro che dal titolo pretende di definire
autonomi alcuni tipi di lavoratori e dopo si dichiara
di non essere in grado di qualificarli tali.
Davvero incomprensibile,pur non essendo un giurista,
è pur sempre un sociologo definito esperto
di lavoro autonomo,e negli anni ’70 operaista-esperto
di lavoro subordinato.

Se si tiene presente che il libro tratta le famigerate
Collaborazioni Coordinate Continuative,ovvero delle
false imprese individuali,che vengono spacciate
nella narrativa negriana come i prodomi dell’avvento
del comunismo,allora risulterà comprensibile
la confusione e il disorientamento degli studenti italiani.
Ad aumentare il disorentamento e la confusione
si aggiugono i seminari e dibattiti strampalati
sulla proposta del cosidetto reddito di cittadinanza,
un tormentone,degno delle grottesche campagne pannelliane
degli anni ’ 80 contro la fame nel mondo,che non andrebbe
neanche preso in considerazione da una persona appena
razionale,ma che purtroppo ha il suo peso nelle dinamiche politiche
della sinistra antagonista (triste ma vero).

Dobbiamo assistere ad una campagna politica che pretende
di presentarsi agli italiani come la continuazione della lotta
dei compagni francesi anti Cpe.

Tutti abbiamo letto e sentito gli slogan:
"Stop Cpe - Stop Contrat par esclavagistes",
ma siccome loro il francese lo conoscono
bene lo traducono in "Siamo tutti lavoratori a partita Iva
e vogliamo il reddito di cittadinanza".

Peccato vorrà dire che sono andati fino in Francia,
e magari non vanno ai picchetti dei compagni che
scioperano nei Call Center a 2 fermate di metropolitana
dall’Università,per niente.
In queste condizioni risulterà molto improbabile
che una mobilitazione popolare contro il precariato,
come in Francia,prenda avvio dalle Università. (settembre 2006)

Dalemoni 081114