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> CASO STORACE: TUTTO PREVISTO !

22 marzo 2005, 14:24

A destra si fanno neri

ALESSANDRO ROBECCHI da "Il Manifesto" 20.3.05

Il gallo Asterix osserva i suoi nemici picchiarsi come tamburi e si lascia scappare questa freddura: «I goti che picchiano i goti! Che goturia!».

Battuta antica, che si adatta bene al fenomenale avanspettacolo di questi giorni: fascisti che fregano fascisti, camerati che minacciano camerati, arditi che si giurano vendetta.

Tra i labari e i saluti romani spuntano firme taroccate, incursioni informatiche, spionaggio cacio-e-pepe, parolacce e battute da caserma. Sono contro la violenza e non auspico certo che si arrivi al manganello. Ma una bella ciucca di olio di ricino, per fare la pace tra balilla e ricordare i vecchi tempi sì, mi farebbe piacere. Dunque, lo scenario. Da una parte la signora Mussolini, accompagnata dalla schiumazza del neo(?)nazismo nazionale. I Fiore, i Tilgher, roba brutta, insieme a giovinotti afflitti da alopecia e da un certo folklore celtico, nostalgici di zio Adolf, un po’ ritardati che ancora se la menano con Evola e quelle cose lì. Dall’altra parte monsieur Storace, gerarca della regione Lazio, uno che del fascismo ha mantenuto il tono sprezzante delle dichiarazioni e una certa tensione nella mascella volitiva, ma come un travet democristiano distribuisce consulenze e finanziamenti, crea società, assume amici e amici degli amici, con particolare riferimento ai camerati della sua fazione. Tra queste due belle compagnie - due stili di vita, si direbbe - si muove oggi la gloriosa tradizione del fascismo italiano. Certo, sembra cabaret di bassa lega, ma se pensate che la bella scenetta avviene a un mese dal sessantesimo compleanno della Liberazione, quando i fascisti vennero cacciati a colpi di schioppo, la faccenda dà da pensare. Se non fosse una rissa da cortile, potrebbe somigliare persino a un dibattito storico: chi diavolo sono i fascisti? Secondo una semplificazione manesca - dunque in linea con l’ideologia in oggetto - i perfetti eredi del fascismo sarebbero oggi i camerati della Mussolini.

Non solo per il nome in ditta, che comunque conta, ma per quel loro agire arditamente, per la gadgettistica e financo per la grafica, piena di fiamme, tombe, scritte runiche sugli striscioni, croci celtiche e altra paccottiglia Predappio-style. Sarebbero una specie di fascisti antemarcia, burbanzosi bellimbusti che vanno a cercare «la bella morte», per fortuna soltanto a parole, perché la sanità nel Lazio è pur sempre pubblica e le ingessature finiremmo per pagarle noi. Nel programma elettorale hanno parole di fuoco contro «la burocrazia», i «cittadini in fila», prendendosela ovviamente con gli stranieri immigrati. Rilasciano dichiarazioni contro il Tar del Lazio, che è «come un soviet». Una caricatura, insomma. Dall’altra parte, invece, è il potere che traccia il solco, e i finanziamenti che lo difendono: Storace e la sua indefessa opera alla regione Lazio. Bella la finale di miss Intimo (un impegno nella cultura), ben graditi i finanziamenti alla fondazione Evola (non si scordano gli amici), fino ai soldi stanziati più volentieri per i comuni in mano alla destra, alla promessa (non mantenuta) di dentiere per gli anziani. Mentre Alessandra e la sua scapigliata Hitlerjugeland sono a prima della marcia su Roma, Storace è già avanti, installato in quella sorta di ministero che gestisce flussi di denaro, di potere, di incarichi. Con un po’ di demagogia populista e molto dirigismo di stampo dittatoriale: pure i consiglieri regionali, pure i suoi, apprendono dai giornali le decisione prese e da prendere.

Qui si infrange il dibattito storico: per somma fortuna niente omicidi, deportazioni, leggi razziali, guerre coloniali e dittaura. Alla fine, nella scenetta edificante dove volano schiaffoni tra arditi antemarcia e gerarchi con l’auto blu, c’è molto di quella solenne pecionata che fu il dna del glorioso fascismo: battute maschie, populismo, promesse di dentiere, inni al coraggio, appalti concessi agli amici, sceneggiate napoletane, imbrogli e boia chi molla. Per stare al passo coi tempi c’è pure la pirateria informatica e gli hacker, ma anche qui in forma di burletta, perché gli hacker hanno usato una password, che è un po’ come fare una rapina con le chiavi della banca.

Fascisti.

Spettacolo deprimente per il solo fatto di essere ancora in corso.

Ancora oggi, dopo sessant’anni dal giorno in cui se ne andarono senza nemmeno salutare.