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> Analisi dell’astensionismo

28 giugno 2005, 01:28

Ciao Viviana.
Personalmente, io non dubitavo affatto dei dati che tu hai evidenziato.
Per quanto mi riguarda non avevo bisogno del sondaggio che hai opportunamente menzionato per capire la situazione.
Si sa che tutti i popoli del mondo, e gli italiani non sono da meno, votano e fanno tante cose nella loro vita quotidiana, in quanto mossi prevalentemente, se non esclusivamente, dall’interesse personale, egoistico, immediato e diretto, soprattutto se di valore materiale e concreto. Questa è una tendenza insita nella natura dell’essere umano, che non è comunque, antropologicamente parlando, un dato immodificabile ed immutabile: anche gli istinti apparentemente più radicati e profondi possono evolversi e mutare, in tempi assai lunghi, addirittura più lunghi delle trasformazioni e delle rivoluzioni sociali, economiche e politiche, ma possono cambiare, come del resto è già accaduto all’umanità nel corso della sua evoluzione ultramillenaria.
Fatta questa premessa (antropologico-culturale), vorrei aggiungere una cosa più banale.
Il menefreghismo ha stravinto anche in questa occasione, così come l’astensionismo menefreghista ha prevalso nelle consultazioni referendarie degli ultimi 10 anni!
Questa è la verità.
Ebbene, che ti fanno e che ti pensano quelle diaboliche volpi che governano la Chiesa?
Analizzano la storia degli ultimi referendum e tirano le somme: astenersi conviene, perché è la scelta vincente! E così è stato!
Insomma, Ruini e le autorità vaticane hanno solo colto la palla al balzo, hanno optato per una campagna astensionista, perché in tal modo avrebbero intercettato quella storica quota di astensionismo "fisiologico" che ormai in Italia si aggira intorno al 30 % (oscillando al massimo tra il 30 e il 35 %), a cui si è aggiunta la parte dell’astensionismo consapevole, pari al 24 % (si leggano i dati del sondaggio citato da Viviana), ed ecco che già si ottiene una cifra superiore al 50 %... Il resto lo spiega già Viviana nel suo articolo.
Inoltre, io l’ho già ripetuto altre volte, la scelta dell’astensionismo non è stata casuale da parte delle gerarchie ecclesiatiche, in quanto ha eliminato la segretezza del voto, consentendo di esercitare un maggiore e più facile controllo e, di conseguenza, un più efficace condizionamento nei confronti soprattutto degli elettori cattolici più fragili e più vulnerabili.

Don Chisciotte