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> La prossima rivolta sarà molto peggio

23 novembre 2005, 00:38

Numero 85, 20 novembre 2005 "Quinterna"

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L’ODIO SI DIFFONDE A MACCHIA D’OLIO ED E’ ODIO DI CLASSE

La rivolta iniziata nelle periferie di Parigi si è estesa a macchia d’olio nei maggiori centri francesi fino a interessare più di 300 città. In Belgio, in Olanda e in Grecia vi sono stati episodi analoghi. Fin dall’inizio sono nate discussioni sulla natura di questa ondata di violenza: è solo dovuta a un sottoproletariato qualunquista e strafottente? O ha genuine radici di classe ed è quindi suscettibile di diventare qualcosa che va oltre ai roghi di automobili ed edifici? Perché il casseur non rivendica nulla e irride all’agognata "integrazione"? Perché, come si fa di solito, non presenta suoi interlocutori per una trattativa col nemico? Molti dei protagonisti sono figli di seconda e persino terza generazione di coloro che fecero il boom economico. Ora che il lavoro non c’è più, essi alimentano la sovrappopolazione relativa della quale il Capitale oggi non sa che farsene. Non c’entrano le spiegazioni "etniche": l’agglomerato urbano di Parigi ha 10 milioni di abitanti e solo 2 milioni abitano nella municipalità centrale. Non ci sono 8 milioni di "islamici" nelle banlieues parigine. Qui la disoccupazione è del 20,7%, e tocca il 40% nelle aree da cui è partita la rivolta (Zone Urbne Sensibili, le chiama lo Stato). Storcano pure il naso i benpensanti di destra e sinistra, ma questo è il "nuovo" proletariato senza riserve, precario, sottopagato, schiavizzato, che sa di non poter "rivendicare" un lavoro che non c’è. Le rivendicazioni le aveva già presentate quello "vecchio", una o due generazioni fa; le trattative erano già state intavolate; adesso quello nuovo ne vive le conseguenze nei ghetti che furono l’orgoglio del capitalismo costruttivo e integratore, nei quali è trattato come una bestia. Volete pure che gentilmente ringrazi?

PERCHE’ DISTRUGGONO LE AUTOMOBILI?

Il principale bersaglio dell’ondata di violenza in Francia è costituito dalle automobili: 8.500 sono state incendiate in tre settimane di rivolta, ma negli ultimi mesi ne erano state distrutte 21.900, sistematicamente e senza baccano mediatico. Un furore che non è stato per niente "cieco", dato che si è manifestato contro uno dei simboli del consumo di massa dal quale gli abitanti delle periferie sono sistematicamente tagliati fuori: merce per eccellenza, locomotiva del PIL, prodotto dell’operaio tradizionale con posto fisso, nonché serial killer meccanico, quarta causa di morte dopo le cardiopatie, il cancro e la malasanità. La sociologia c’entra ben poco: quando i sanculotti, diseredati e disprezzati, assaltarono, aprirono, incendiarono e poi demolirono con rabbia la Bastiglia, non pensarono neppure per un attimo alla rivoluzione borghese di cui erano parte, lo fecero e basta. Quando le petroleuses della Comune del 1871, poi fucilate a decine dalla sbirraglia versagliese, incendiarono i palazzi del potere borghese, non pensarono affatto alla "società futura", lo fecero e basta. Come recitano i Fonky, rappers parigini: "Ci state strizzando/ Bene, adesso lo sapete/ Ci dovremo difendere/ E non cercate poi di capire".