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6 marzo 2006, 12:55

Salve Sig.Pietro del Zanna
In occasione della ricorrenza dell’ 8 marzo cè una manifestazione in Iran( Tehran) organizzata dalle coraggiose donne iraniane.
Avremmo bisogno di solidarietà da parte di tutte gli organi ma specialemente dalle donne. L’unico aiuto che Lei potrebbe darci sarebbe quello di poter scrivere almeno 3 o 4 righe riguardo l’appoggio a codesta manifestazione dando più forza alle donne in Iran.
Queste lettere di solidarietà verranno lette tramite la TV satellitare della resistenza iraniana.
Purtroppo non ci è rimasto molto tempo.
Se Lei conosce qualcun’altra che può aiutarci in questo farebbe molto piacere a noi ma soprattutto alle donne che stanno in Iran.
La manifestazione avrà luogo mercoledi alle ore 16.30 nel Park Laleh a Tehran.
Grazie mille e Buon lavoro

Associazione delle Donne Democratiche Iraniane in Italia
Per ulteriori notizie potete visitare il sito www.donneiran

Prima di tutto grazie per questo invito. Sono sinceramente onorato di poter contribuire, con queste righe, a portare un minimo di solidarietà ad un movimento tanto importante quanto, purtroppo, poco conosciuto.

Le donne sono le prime vittime del fondamentalismo islamico. Lo abbiamo appreso in Algeria, in Afghanistan, è un fenomeno dilagante in vari punti del Medio Oriente, in Iran la repressione delle donne è sistematica e istituzionalizzata.
La Conferenza Internazionale delle Donne contro l’Integralismo e per l’Uguaglianza, svoltasi a Parigi il finesettimana scorso, a cui hanno partecipato delegazioni di donne di tutto il mondo, su input del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, ha fatto luce ed ha permesso di condividere una realtà tanto dolorosa quanto ricca di speranza e di futuro.
Maryam Rajavi (Leader della Resistenza Iraniana e Presidente pro-tempore della Repubblica Iraniana in Esilio) nel suo messaggio al convegno parla di "un fenomeno nuovo della storia", della necessità di affermare " l’egemonia delle donne" come condizione sine qua non per svuotare dei contenuti l’integralismo dilagante, che altro non è che la strumentalizzazione della religione islamica da parte di chi oggi in Iran detiene il potere.
Il movimento della resistenza iraniana nel suo complesso, uomini e donne, da tempo ha deciso di passare la leadership alle donne. Cito ancora Maryam Rajavi: "Le donne della resistenza iraniana hanno ottenuto dei successi senza precedenti nella storia dei movimenti di liberazione: esse costituiscono il 52% dei membri del parlamento della resistenza. La principale organizzazione della coalizione, i Mujahedin del Popolo, è diretta da dodici anni da un consiglio direttivo interamente femminile (...) Molte donne che dirigono il movimento hanno trascorso anni nelle stanze di tortura di regime e sono state sottoposte a barbare sevizie".
"Le coraggiose donne iraniane" come voi giustamente le definite, hanno individuato e denunciato fin dal 1979 (anno dell’ascesa al potere di Khomeini) il pericolo di una diffusione mondiale dell’integralismo islamico, fondato sulla discriminazione sessuale e la misoginia.
E’ ora che questa battaglia non resti solitaria.
La nostra solidarietà è dovuta in termini di legittima difesa dei diritti umani e civili.
La solidarietà è dovuta in quanto sono le donne iraniane la frontiera più avanzata di questa guerra mondiale, che non è uno scontro tra civiltà, come in troppi si ostinano a definire, ma uno scontro scatenato dal fondamentalismo islamico contro le civiltà, di cui le civiltà islamiche sono le prime vittime.
La solidarietà è dovuta anche in chiave "egoistica": auspicherei anche da noi una maturazione sociale come quella avvenuta all’interno dei Mujahedin del Popolo Iraniano.
Viviamo in un mondo terribilmente complesso al limite del collasso a causa della cupidigia umana (illuminante a questo proposito il film "Syriana", nelle sale cinematografiche in questi giorni). Non possiamo che sperare che le parole di Maryam Rajavi, diventate realtà all’interno del movimento della resistenza iraniana, possano diventarlo per tutti: "La caratteristica dell’emancipazione delle donne sta nel rifiuto di tutti i valori retrogadi e di sfruttamento. Sta anche nel dare la precedenza alle caratteristiche acquisite dalle donne rispetto a quelle innate e di eliminare una visione mercantile a vantaggio dei valori umani" .

A 98 anni dall’incendio divampato in un opicificio (Cottons) di Chicago, occupato nel corso di uno sciopero da 129 operaie tessili che morirono bruciate vive, qualcosa sta cambiando radicalmente là dove meno ce lo aspettiamo. Buon 8 Marzo.

Pietro Del Zanna
Assessore alla Pace e alla Cooperazione Internazionale del Comune di Siena.