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> IO NON CE LA FACCIO L’8 MARZO...

6 marzo 2006, 21:31

Il Romanzo di Lev Tolstoj, si svolge in treno, i viaggiatori salgono,
scendono e ognuno dice la sua; proprio come nella rituale giornata dell’8
marzo: è inutile nasconderselo questo pure è diventato un rituale.

Pozdnysev che ha taciuto per tutto il tempo e che ha visto salire e scendere
gente nel succedersi delle stazioni, rimasto solo con l’ultimo viaggiatore
rivela che lui è il protagonista di uno dei racconti di viaggio: quello che
ha ucciso la moglie per gelosia.

Il romanzo che procurò non pochi guai all’autore con la censura, è una
requisitoria contro la società e la sua istituzione base: "il matrimonio",
considerato come una vera e propria depravazione che ipocritamente,
apparentemente, salva dalla depravazione ma che in realtà si rivela per
quello che è il massimo della depravazione; una galera di fatto dove due
esseri si prevaricano e rivaleggiano l’uno carceriere dell’altro, e alla
fine uno dei due, il maschio, è destinato a divenire boia.

Mi piace ricordare questo romanzo di Tolstoj ora che c’è un ritorno alla
grande dei valori della famiglia, compresi i tanto progressisti Pacs; perché
qui bisogna dire che non solo i settori reazionari scoprono ipocritamente i
"valori" della vita (quando è gamete si sa!), della famiglia, della purezza
etnica e così via, ma anche da parte di chi si dice progressista c’è una
rincorsa a tornare indietro sui propri passi di deviazione, di fuori uscita
dal controllo
statuale.

Perché, poi, il problema di fondo resta immutato: il potere della società
patriarcale, la sua struttura economica e la sua sovrastruttura culturale
che continuano a far marciare la società del possesso: cambiano le forme in
apparenza, secondo le evoluzioni dei costumi, ma la sostanza quella resta.
Infatti io non riesco a vedere cosa ci sia, non dico di rivoluzionario, ma
di progressivo nemmeno in questa corsa istituzionale al riconoscimento dei
diritti da parte dello Stato del Capitale, come se non fossero bastate tutte
le delusioni delle varie dichiarazioni dai Diritti dell’Uomo a quello dei
bambini e a tutte le carte che restano carta straccia. Come minimo
bisognerebbe aver imparato che tali riconoscimenti restano sulla carta e non
diventano realtà effettiva, per le classi subalterne di sicuro.

Ma non solo di questo si tratta, si tratta di ben altro, dietro la richiesta
di certi diritti c’è un’ acquiescenza al perbenismo imperante e l’abbandono
dell’orgoglio della propria diversità, della propria peculiarità di donne,
gay, lesbiche, transessuali. E questo anche è il frutto nato dalle radici
di un movimento che ormai , per la sua parte maggioritaria, ha fatto la
scelta di rientro nell’alveo
istituzionale; non ci si impone più con la lotta per quello che si è: si
chiede allo Stato di essere accettati e riconosciuti e quindi di uniformarsi
alla LEGGE dello Stato; per cui ci si genuflette al potere per chiedere il
diritto al dissenso, per avere le quote rosa, per
ottenere i Pacs, per avere un posticino "antagonista" nella gran carnevalata
delle elezioni.
Perché in realtà, tutto questo scontro fra settori di borghesia su i
"diritti" altro non è che lo spettacolo periodico elettorale dei "dritti" di
mestiere:

Come non chiamare tutto questo accattonaggio?

Per tornare nello specifico, alla questione femminile, che si
ripresenta sempre più appannata in questo contesto, come, del resto, il
primo maggio e altre feste canoniche che hanno perso il loro carattere di
rivolta e di rivendicazione; chi sente l’oppressione al femminile VERAMENTE
non può far altro che prendere atto di
dati di fatto sconfortanti.

Nelle società del mondo occidentale una parte delle donne appartenenti alle
classi borghesi alte o medio alte
hanno raggiunto posti di comando in ambito politico ed economico, accettando
in toto il modello maschile, ma sinceramente: potevano fare altrimenti?
Almeno risparmiassero alla massa di donne proletarie che una conquista LORO
è una conquista di TUTTE LE DONNE! Per di più, queste piagnone maledette,
queste accattone della malora, stanno sempre a recriminare su"condizioni
protette", senza un minimo di dignità né femminile, né umana in generale, al
di fuori di tutti i generi!

Una parte di femmine di basso rango hanno scelto la carriera di sbirre o di
soldatesse, dimostrando in Iraq, ma non solo lì, di essere delle
torturatrici come e peggio dei maschi. Altre hanno fatto la scelta di
entrare in organizzazioni gerarchiche senza divisa e le ritroviamo a fare le
capomafia.

E le altre? e TUTTE LE ALTRE?

Le altre stanno ancora alla sonata kreutzer, peggio pure, senza il
violinista con cui consolarsi.

I cambiamenti nell’economia di mercato tolgono tempo di vita a tutti: uomini
e donne, resta immutabile il fatto che la donna, come soggetto considerato
inferiore, vede peggiorare il suo status sempre di più, quasi tutte
ristrette in lavori precari e ai più bassi livelli retributivi, senza tutela
di reti di protezione sociale, per di più.

Il tasso di approccio al lavoro da parte delle donne è ancora al 54 per
cento contro l’80 per cento degli uomini;

la povertà femminile è in costante crescita: IL 70 PER CENTO DEI POVERI SONO
DONNE;il cui reddito giornaliero è intorno ad 1 dollaro statunitense;

ancora oggi le donne mediamente guadagnano il 20-30 per cento meno degli
uomini.
Per la maggior parte sono relegate in lavori dequalificati fatti passare per
lavori di "cura":
lavoratrici agricole, lavoratrici a domicilio, lavoratrici domestiche ,
lavoratrici in famiglia non remunerate, lavoratrici del sommerso.

Alle varie discriminazioni di questo mondo regredito:discriminazioni per la
razza, per l’origine etnica, per il colore, per l’invalidità, per la
condizione di salute, si somma la discriminazione per il sesso, e così
abbiamo ai due poli della vita: la giovinezza e la vecchiaia il massimo di
pericolo, degrado ed abbandono.
.
Tutta questo immenso numero di donne, questa "metà del cielo" di cui tanti
cianciano, sono CAPI FAMIGLIA, visto il perdurare delle guerre nel mondo, e
con meno di un dollaro al giorno debbono sostenere i figli.

Nei movimenti migratori, le donne insieme ai bambini sono i soggetti più a
rischio di vita e di abusi anche sessuali.

La riduzione in schiavitù è sempre incombente visto che il traffico di
esseri umani è la terza attività più remunerativa per le mafie, dopo lo
spaccio di droga e il traffico di armi.

Questo per fare un quadro, chiaramente di parte, e per sgombrare il campo da
tutte le sviolinate, le recriminazioni,
le ipocrisie i falsi sentimentalismi e le bugiarde promesse di questi
maledetti giorni elettorali.

Sommersa da una valanga di banalità oscene di fronte alla crudeltà del
presente mi chiedo è mai possibile che un signore nobile terriero
dell’ottocento era tanto più avanti di noi?
E’ possibile si! perché a quanto pare tutti, uomini e donne, hanno perso la
gioia di pensare e di sentire col cuore, e sopratutto la volontà di lottare.
vittoria
L’avamposto degli Incompatibili
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